New York New York/ Provaci ancora, Rick

Voi lettori di “Visti da New York” le simpatie di chi scrive per Barack Obama le conoscete fin dall’entusiamo che ci travolse ancor prima della vittoria in Iowa nel 2007. Da quando è presidente ovviamente vediamo che a Barack i difetti non mancano. Eppure credo ancora che meriti di essere riconfermato alla Casa Bianca: il video messaggio di 16 minuti appena uscito con la voce di Tom Hanks intitolato “The Road We’ve Traveled” sintetizza bene il lavoro di chi ha salvato l’America dal baratro.

Scritte queste righe di doverosa trasparenza dirette soprattutto ai lettori più recenti di questa column, ora ci concentriamo su l’ex senatore italoamericano della Pennsylvania Rick Santorum (nella foto sotto, tratta da qnm.it), che sta sconvolgendo i piani del Partito repubblicano per assicurare la nomination all’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney.

Allora, è davvero Rick cuor d’italiano? Certamente nei suoi gesti, nelle sue reazioni passionali, anche nelle “gaffe” che evidenziano la genunità del “paisᔠche gli scappa quel che pensa, si sente battere in Rick il cuore italiano del padre Aldo e del nonno Pietro Santorum, nati a Riva del Garda. E le sue radici italiane non si fermano al ceppo trentino, anche la madre di Rick, Catherine, è figlia di Adamo Dughi, emigrante di Montarsiccio, nell’appennino parmense. Santorum, se diventasse Presidente degli Stati Uniti, rappresenterebbe il più grande sigillo mai finora raggiunto alla celebrazione del coraggio, della tenacia e delle aspirazioni di quelle masse di italiani che attraversarono l’Oceano per garantire un futuro migliore ai figli.

Quando Santorum vinse a sopresa, come Obama (nella foto sotto, tratta da tritaris.net), le primarie in Iowa, celebrò con la memoria del nonno che “venne qui… tre anni dopo la presa del potere da parte di Mussolini. Aveva capito che il fascismo gli avrebbe schiacciato lo spirito e la libertà e gli avrebbe dato meno di quello che voleva per i suoi figli. Così andò a lavorare nelle miniere di carbone in Pennsylvania”. Bravo Rick, nonno Pietro sorride. Poi la sua parente a Riva Del Garda, Maria Malacarne Santorum, rivelò che il nonno partì per l’America nel ’23, cioè a neanche un anno dalla presa del potere del fascismo. Si dice che Pietro fosse comunista e per questo fuggì, ma se scelse di andare a soffrire nelle miniere della Pennsylvania invece che perseguire l’ideologia nella Russia sovietica, sospettiamo che quel trentino credeva più in un futuro migliore per i propri figli, nell’italianissimo valore della famiglia prima di tutto! Infatti Pietro ha vinto.

Rick deve averlo pensato quando, prima di perdere la rielezione al Senato nel 2006, scrisse il libro che racchiude il suo credo: “It Takes a Family” (facendo il verso a quello di Hillary Clinton “It Takes a Village”). Quelle idee fortemente conservatrici contro l’aborto, la pianificazione familiare, il matrimonio gay resero inevitabile la sconfitta di Santorum per la rielezione al Senato. Eppure oggi, quelle stesse idee controproducenti per la rielezione allora, lo hanno catapultato a diventare il paladino dei valori sociali conservatori cosí forti nel Gop.

Se non ci fosse stata la testardaggine di Gingrich a rimanere ancora in corsa, Santorum potrebbe puntare a superare Romney nel numero di delegati per la convention di Tampa, ma invece è costretto a non far arrivare l’ex governatore mormone a raggiungere la maggioranza di delegati, per poi giocarsi tutte le carte a fine agosto.

Santorum, se diventasse il candidato repubblicano alla Casa Bianca, potrebbe poi battere Obama? Secondo il mio modesto parere no, perché a Santorum mancherebbero proprio i voti della maggioranza dei cattolici americani che spesso hanno votato per il Gop. Perché proprio i “paisà” (in questo caso inclusi gli irlandesi) non sono su certe tematiche cosí “osservanti” come il senatore. Per esempio, oltre il 90% delle donne americane che si definiscono cattoliche, ha fatto o farebbe uso di anticoncezionali.

Santorum disse, durante una intervista con il National Catholic Reporter, che la distinzione tra le private convinzioni religiose e la responsabilità pubblica, che il president John Kennedy aveva messo in risalto per la sua elezione, ha “fatto male all’America”. Poi in una intervista all’Abc, Santorum ha aggiunto: “Io non credo in un’America dove la separazione tra Chiesa e Stato sia assoluta… Il Primo Emendamento della Costituzione significa il libero esercizio della religione e questo significa portare le persone e la loro fede nel discorso pubblico”.

Non condivido quasi nulla delle idee di Santorum, ma prima di scrivere questo articolo ne apprezzavo la coerenza. Credevo cioè che Rick vivesse in politica la sua fede cattolica senza compromessi. Lo rivela l’esperienza familiare, con sette figli viventi con la moglie Karen, l’“arma” non ancora utilizzata dal candidato ma che potrebbe rivelarsi “atomica”.

Ma poi ho visto la posizione di Santorum sulla pena di morte. Nel 2005, il senatore aveva detto che “sono d’accordo con il Papa, che nel mondo civilizzato… l’applicazione della pena di morte dovrebbe essere limitata e voglio limitarla ulteriormente”. Ma ecco che il 23 gennaio 2012, Santorum cambia posizione: “Quando c’è la certezza della colpa, la pena capitale dovrebbe essere usata”. Caro senatore Santorum, la pena di morte per un cattolico devoto e obbediente al Papa? Ma come, dove è andata a finire il vivere la propria religiosità nel discorso pubblico? Provaci ancora Rick, così ci fai sospettare che qualsiasi altra tua posizione conservatrice sulla famiglia ribadita in nome della fede cattolica, invece che essere rispettabile anche se non condivisa, sia solo ipocrita.

 


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