«Scegliere gli assessori spetta al presidente della Regione». A differenza di altre circostanze, da Gianfranco Miccichè non arrivano stoccate, ma è tra le pieghe della voce che si percepisce l’umore suscitato dalla notizia del ritorno in giunta di Ruggero Razza. «Io dal primo momento ho espresso perplessità sui contenuti di questa indagine, da un punto di vista politica però non posso che dire che evidentemente Musumeci avrà le sue buone ragioni per riproporlo». L’ex assessore si accinge a tornare a guidare la sanità siciliana, due mesi dopo la notizia dell’indagine in cui è finito coinvolto insieme ai vertici del dipartimento per le Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico per la presunta gestione allegra dei dati relativi al Covid. Scelte che per la procura di Palermo, che ha ricevuto il fascicolo da Trapani, sarebbero state indirizzate anche a influenzare le decisione fatte dal governo nazionale in merito alle misure restrittive da prendere per la Sicilia.
Travolto dalle polemiche, anche per la frase sui morti da «spalmare», Razza aveva presentato le proprie dimissioni, poi accolte dal presidente della Regione che, nel discorso tenuto davanti all’Assemblea regionale siciliana, aveva parlato di un «atto d’onore». In questi due mesi da un punto di vista strettamente giudiziario è cambiato poco, qualche capo d’imputazione è caduto ma i principali sono rimasti in piedi. E soprattutto l’indagine è ancora ufficialmente aperta. Per Musumeci, che con Razza ha avuto diversi confronti, i tempi sono maturi per il ritorno. «Non c’è un solo motivo perché non accetti la mia sollecitazione», ha detto ieri il governatore nel corso del programma Casa Minutella. Musumeci in questi due mesi ha tenuto per sé l’assessorato, resistendo alle richieste di chi dall’opposizione rimarcava l’esigenza di dare una nuova guida alla sanità regionale.
Dalle parti della maggioranza la notizia è accolta senza particolari sussulti. Anche se la volontà generale è quella di fare quadrato attorno a Razza. «Quando presentò le dimissioni io era tra quelli che proponeva di non accoglierle, optando per una semplice autosospensione – dichiara a MeridioNews l’assessore alla Famiglia Antonio Scavone – Questo per dire che sia per me che per l’intero gruppo degli autonomisti il rientro è pienamente condiviso». Sulla possibilità che il ritorno nello stesso ruolo che gli è valsa l’iscrizione nel registro degli indagati possa dare il la ad altre polemiche, Scavone chiosa: «Scinderei gli aspetti giudiziari che vanno ancora tutti verificati, dalle sensibilità individuali davanti a singole frasi e titoli dei giornali». Si tiene lontana da qualsiasi commento sull’indagine anche la presidente della commissione regionale Sanità Margheria La Rocca Ruvolo. «Non ho elementi per dare pareri, mentre posso dire – dichiara a MeridioNews – che sono contenta della decisione del ritorno in giunta. L’ho appreso dai giornali. Con Razza in questi anni abbiamo lavorato bene».
Chi invece – ma anche in questo caso non si tratta di una novità – la pensa in modo diametralmente opposto è Cateno De Luca. Il sindaco di Messina che ha annunciato di volersi candidare alla presidenza della Regione, spinto dall’inadeguatezza che a suo dire avrebbe sin qui contraddistinto l’operato di Musumeci, giudica la mossa del governatore una mossa disperata. «Il motivo? Senza Razza, Musumeci si sente perso. Più che fare l’assessore è stato il governatore ombra – commenta De Luca a MeridioNews -. Ma è solo un modo per ritardare un tracollo inevitabile».
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