La ripartizione delle misure restrittive ha scatenato polemiche. In Sicilia il governatore e l'assessore Razza ritengono ingiusto il colore arancione. «Basta mettere a confronto i dati per rendersi conto di come il sospetto possa trovarsi dietro l’angolo»
Musumeci e il complotto contro le regioni di centrodestra Ma declassate in fascia gialla anche la Liguria e l’Umbria
«Tutte le zone penalizzate appartengono al centrodestra». I ventuno parametri utilizzati per decretare a quale fascia collocare le singole regioni in base al quadro epidemiologico lasciano il posto al sospetto del complotto. A dare una lettura strettamente politica delle scelte del governo centrale, che ieri hanno relegato la Sicilia in fascia arancione, è Nello Musumeci. Il presidente della Regione, parlando a RaiNews24, si è chiesto se ci sia una «regia politica per colpirci» e a sostegno della propria tesi ha messo a confronto i dati in possesso della Regione sull’andamento della pandemia Covid. «Basta mettere a confronto i dati attuali della Sicilia con quelli di altre regioni – ha commentato Musumeci – per rendersi conto di come il sospetto possa trovarsi dietro l’angolo».
Tuttavia guardando alle previsioni della vigilia, che facevano rientrare nella zona arancione regioni collocate alla fine nella fascia gialla, ci si accorge che a essere graziate non sono solo governi a guida di centrosinistra. A fronte, infatti, della Campania e del Lazio – rispettivamente guidate da Vincenzo De Luca e Nicola Zingaretti – a rientrare nella fascia con meno restrizioni è stata anche la Liguria di Giovanni Toti, uno dei governatori che nell’ultimo anno è stato più vicino a Musumeci, anche nell’ottica di un riposizionamento all’interno del centrodestra e con l’occhio rivolto alle future alleanze nazionali che vedono Diventerà Bellissima ancora alla ricerca di un partner e indecisa tra la possibilità di federarsi alla Lega, tentare il patto con Fratelli d’Italia e lasciare uno spiraglio aperto a Berlusconi. Ma tra chi temeva una collocazione in fascia arancione – e ieri diverse testate locali ragionavano sulla possibilità – c’è anche l’Umbria. La regione del Centro Italia è finita invece anch’essa in zona gialla, potendo così usufruire delle misure più morbide messe in campo dal governo Conte. A governarla da fine 2019 è la leghista Donatella Tesei.
Intanto a protestare è anche l’assessore regionale Ruggero Razza, finito nelle scorse nel mirino delle opposizioni. «Nella mattinata di oggi mi confronterò con il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità in ordine alle ragioni che hanno determinato la zona arancione in Sicilia. Leggo sulla stampa farneticazioni (qualche volta strumentali, qualche altra dettate dalla voglia di fare polemica a tutti i costi)», ha dichiarato Razza. L’assessore ha poi pubblicato i dati sull’occupazione dei posti letto in Sicilia, uno dei tanti indicatori usati per valutare la situazione epidemiologica nelle singole regioni. «I nostri erano ben al di sotto della soglia di allerta. E, riferendosi i dati alla scorsa settimana, essi non tengono neppure in considerazione il piano approvato dal Comitato tecnico scientifico che li aumenta ancora di più. Sono fatti, non analisi», ha sbottato l’assessore.
Dal canto suo Musumeci spera in un ravvedimento del governo Conte. «Chiedo di ripensarci, con un esame più sereno e approfondito si potrà rivedere il colore della Sicilia – ha aggiunto il governatore a RaiNews24 -. Negli ultimi otto-dieci giorni a Palermo abbiamo avviato lo screening per individuare gli asintomatici, con file di macchine in drive-in, per individuare il positivo, allontanarlo dai familiari ed evitare contagio a catena. Questo, più il reclutamento di tremila operatori sanitari, ha determinato inevitabilmente il calo di contagio, che si percepirà tra 12-15 giorni».