Muos, gli attivisti scendono dalle antenne Denunciati per occupazione di suolo militare

La pioggia che da stamattina cade su Niscemi ha costretto sugli attivisti No Muos a scendere dalle antenne sulle quali si sono arrampicati stamattina alle 10, all’interno della base militare americana. Protagonisti dell’azione sono stati in quattro. Le due ragazze, Simona Spinello e Desirée Ristagno, intorno all’una hanno desistito. Gli altri due, lo storico pacifista catanese Turi Vaccaro e Nicola, 35enne militante No Tav, hanno resistito fino alle sei. Appena messo piede a terra le ragazze sono state fermate dalla polizia e accompagnate al commissariato di Niscemi dove sono rimaste per una quindicina di minuti. Il tempo di essere identificate e di ricevere la notifica della denuncia.

Sono accusate di ingresso arbitrario in luoghi dove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato. Avrebbero violato l’articolo 682 del codice penale, reato per cui è previsto l’arresto da tre mesi a un anno o un’ammenda compresa tra 51 e 309 euro. La denuncia è scattata anche per altri tre attivisti che stamattina sono entrati nella base statunitense senza salire sulle antenne e che sono ancora trattenuti in commissariato per ulteriori controlli.

«Vogliamo la chiusura del cantiere, subito: c’è stata una revoca dell’autorizzazione dei lavori da parte del governo regionale che deve essere rispettata, e a quanto pare non lo è», ha affermato Desirée Ristagno, la giovane mamma che si è arrampicata sul traliccio e che qualche settimana fa ha raccontato a Ctzen l’aggressione subita da parte di un poliziotto e la sua vita al presidio. Vaccaro, che è rimasto più a lungo arrampicato sul traliccio, come si vede in un breve video, ha anche cominciato a smontare l’antenna. «Questo – ha urlato mostrano il pezzo staccato – ce lo teniamo di scorta per rispedirlo ad Obama».

E’ stato proprio l’uomo delle tante battaglie antimilitariste il primo ad oltrepassare stamattina la rete che circonda la base. «Per non lasciarlo solo abbiamo deciso di seguirlo – spiega Simona, l’altra ragazza che si è arrampicata, 21 anni di Niscemi – eravamo in sei, tre si sono diretti verso l’antenna dove c’era Vaccaro per distrarre la polizia, mentre io, Desirée e Nicola siamo saliti su un altro traliccio». In un primo momento l’obiettivo era l’antenna più grande tra le 46 installate nella base. «Ma appena l’abbiamo toccata abbiamo preso la scossa, tanto che a Nicola fumavano anche le scarpe», aggiunge Simona.

Davanti al commissariato del paese in provincia di Caltanissetta nel primo pomeriggio si è radunata una piccola folla per chiedere il rilascio dei fermati. «La polizia non ha voluto trattare – spiega Fabio D’Alessandro, del comitato di Niscemi – il vicequestore ci ha risposto che, se gli attivisti sui tralicci volevano le coperte, devono scendere a prendersele». La situazione resta quindi tesa: i comitati stanno valutando come proseguire in serata la protesta mentre le forze dell’ordine circondano la zona delle antenne, dove adesso sventola adesso una bandiera No Muos.

[Foto e video di No Muos]


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Turi Vaccaro e Nicola, attivista No Tav, sono stati gli ultimi a scendere dalle antenne della base militare statunitense di Niscemi, dove si erano arrampicati stamattina. Mentre all'ora di pranzo hanno desistito le due ragazze che sono state portate in commissariato, e subito rilasciate. L'accusa per tutti è di essere entrati arbitrariamente in un luogo militare. «Volevamo salire sull'antenna più grande, ma abbiamo preso la scossa. Non potevamo lasciare Turi da solo», racconta Simona Spinello. Guarda il video e le foto

Turi Vaccaro e Nicola, attivista No Tav, sono stati gli ultimi a scendere dalle antenne della base militare statunitense di Niscemi, dove si erano arrampicati stamattina. Mentre all'ora di pranzo hanno desistito le due ragazze che sono state portate in commissariato, e subito rilasciate. L'accusa per tutti è di essere entrati arbitrariamente in un luogo militare. «Volevamo salire sull'antenna più grande, ma abbiamo preso la scossa. Non potevamo lasciare Turi da solo», racconta Simona Spinello. Guarda il video e le foto

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