Muos: dai giudici del Tar una lezione (politica) ai Governi Letta e Crocetta

Ufficialmente, qualche giorno fa, il Tar Sicilia (Tribunale amministrativo regionale) ha rinviato il pronunciamento sul Muos di Niscemi. In realtà, per la seconda volta, i giudici amministrativi hanno dato una grande lezione di stile (politico) alla politica. Perché il Muos – con riferimento alle antenne satellitari che i militari americani vorrebbero piazzare dalle parti di Niscemi, nel cuore della nostra Isola – non è e non sarà mai una mera questione amministrativa, ma una questione politica che il Governo di una Regione a Statuto autonomo – la Sicilia – si è rifiutata di trattare sul piano politico.

I fatti sono arcinoti. Davanti a un’imponente protesta popolare, con migliaia di siciliani che non ne vogliono sapere di farsi ‘arrostire’ dalle potentissime onde elettromagnetiche che il Muos, una volta in funzione, sprigionerà, il Governo regionale di Rosario Crocetta non ha trovato di meglio che revocare le concessioni per la realizzazione del ‘mostro’ elettromagnetico che sono stato rilasciate dal precedente esecutivo regionale di Raffaele Lombardo..

In realtà, si tratta di un gioco della parti tra Governo nazionale e Governo regionale. Revocando le autorizzazioni, il Governo Crocetta sapeva benissimo che il Governo nazionale – cosa che è puntualmente avvenuta – si sarebbe rivolto al Tar. Il ricorso contro la decisione del Governo siciliano è stato presentato dal Ministero della Difesa.

Un modo gesuitico e anche un po’ squallido di trasferire sui tavoli dei giudici amministrativi decisioni che la codardia della politica italiana non sa assumere. Ma i magistrati del Tar Sicilia, per la seconda volta, hanno rinviato il pronunciamento. E hanno fatto bene, perché il problema del Muos è politico e non giuridico.

Alla base ci sono due errori. Il primo lo ha commesso tra il 1996 e il 2001 il Governo Prodi, il secondo lo ha commesso, tra il 2001 e il 2006, il Governo Berlusconi. Due Governi che, tra lo stupore degli stessi militari americani, parlando a nome della Sicilia, hanno autorizzato la realizzazione del Muos in un’area densamente popolata. Facendo finta di non sapere che le altre strutture satellitari di questo tipo presenti nel mondo sono state realizzate in zone desertiche, lontane dai centri abitanti, appunto per non danneggiare la salute delle persone.

Poi è arrivato il Governo regionale di Raffaele Lombardo e ha completato la ‘frittata’ rilasciando le autorizzazioni. Ora la ‘frittata’ si è bruciata ed è ‘immangiabile’, perché migliaia di siciliani – dai Comitato No Muos elle Mamme No Muos, a cui si aggiungono intere comunità – si oppongono alla presenza del ‘mostro’ elettromagnetico. Perché è stato appurato che i maggiori danni all’ambiente e alle persone, una volta che il Muos entrerebbe in funzione, si avrebbe a una distanza di 40-60 chilometri dall’area di emissione delle onde elettromagnetiche.

Insomma, mezza Sicilia è in subbuglio. Non vuole il Muos. I militari americani sono confusi. Loro sono stati invitati a venire in Sicilia a piazzare il Muos da una classe politica italiana arruffona, antimeridionale e, per certi versi, razzista che, dal 1860 ad oggi, ha sempre trattato la Sicilia come l’ultima delle colonie. Ora si ritrovano nel bel mezzo di una possibile rivolta popolare. E non sanno cosa fare. Anche l’attuale Governo nazionale di Enrico Letta non sa cosa fare.

Dovrebbe essere la politica italiana a decidere. Ma non ha il coraggio di decidere. Così delega la questione al Tar Sicilia, cioè, come al solito, alla magistratura.

Ma se il Governo nazionale, come già ricordato, ha sempre trattato la Sicilia come una colonia, dal Governo di Rosario Crocetta, che annunciava una ‘Rivoluzione’, ci si sarebbe aspettati un po’ di coraggio. Il presidente della Regione avrebbe dovuto porre la questione politica del Muos sul tavolo del Governo nazionale, chiedendo la convocazione del Consiglio dei Ministri – dove il presidente della Regione siciliana, a norma dello Statuto, siede con il rango di Ministro – e dicendo a chiare lettere che i siciliani il Muos non lo vogliono.

Ma Crocetta non ha questo coraggio: da qui il tentativo maldestro e codino di trasformare una questione politica di rilevanza internazionale in una questione amministrativa. Ma i giudici, almeno fino ad ora, non sono caduti in questa trappola. Il Governo Letta e il Governo Crocetta avrebbero voluto che il Tar concedesse, magari, la sospensiva del provvedimento, cioè che sospendesse la revoca delle autorizzazioni. I militari americani, in attesa del giudizio di merito, completerebbero il Muos. E lo metterebbero in funzione. Così, se dovessero verificarsi rivolte popolari – che verificheranno di certo se il Muos verrà messo in funzione – la responsabilità sarà dei giudici del Tar e non della politica.

Questa è la politica italiana. Questa è la politica siciliana. La cosa più seria sarebbe quella di chiedere scusa ai militari americani raccontando la verità. Dovrebbe essere il Governo Letta a dire agli americani: sapete, pensavamo che i siciliani fossero un popolo di servi della gleba, pezze da piedi; pensavamo di poterli ‘arrostire’ con le onde elettromagnetiche, visto che in 150 anni hanno sopportato tutto. Invece adesso si sono incazzati ed è un casino. Diteci a quanto ammonta il disturbo per trasferire i Muos in un deserto e amici come prima…

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Ufficialmente, qualche giorno fa, il tar sicilia (tribunale amministrativo regionale) ha rinviato il pronunciamento sul muos di niscemi. In realtà, per la seconda volta, i giudici amministrativi hanno dato una grande lezione di stile (politico) alla politica. Perché il muos - con riferimento alle antenne satellitari che i militari americani vorrebbero piazzare dalle parti di niscemi, nel cuore della nostra isola - non è e non sarà mai una mera questione amministrativa, ma una questione politica che il governo di una regione a statuto autonomo - la sicilia - si è rifiutata di trattare sul piano politico.

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