Matteo Messina Denaro ha tirato le cuoia e immediatamente è cominciata la patetica gara a chi ce l’ha più lunga, la conoscenza della mafia. Strano, di solito non sono né magistrati né componenti delle forze investigative, ma semplici giornalisti, nati magari al Sud, che loro sanno, uh se sanno, perché vanno nei bar, vivono il […]
Morto Matteo Messina Denaro, si scatenano gli esperti del Bar Mafia / L’asso di mazze
Matteo Messina Denaro ha tirato le cuoia e immediatamente è cominciata la patetica gara a chi ce l’ha più lunga, la conoscenza della mafia. Strano, di solito non sono né magistrati né componenti delle forze investigative, ma semplici giornalisti, nati magari al Sud, che loro sanno, uh se sanno, perché vanno nei bar, vivono il tessuto sociale, intuiscono, deducono, interpretano, predicono, tipo astrologi o fattucchiere.
Roberto Saviano, per esempio, ha appena detto che l’Italia è un paese a vocazione mafiosa. Le anime belle si sono indignate, ma come al solito per i motivi sbagliati. È il mondo a essere mafioso, spesso anche il Dio delle religioni. Certo, Dio e gli Stati prevedono un potere, quello processuale, in cui è prevista la difesa del presunto reo, cosa che i mafiosi non hanno. Ma gli Stati, in guerra, non fanno processi: massacrano. Come il Dio che giudica e condanna in solitaria. Anche Saviano ha una vocazione mafiosa, come appartenente al genere umano.
Il Corriere della Sera (mi segnala Luciano Granozzi, che, devo dire, manca a Catania) si domanda chi sarà il nuovo padrino. Sono anni che si dice che arrestando questo o quel padrino la mafia sarebbe stata sconfitta. E invece è un continuo arrestare padrini e un continuo continuare come prima. E Riina, e Provenzano, e Matteo Messina Denaro. Decidetevi. O arrestare i padrini conta, oppure non conta una minchia.
Ci sono giornalisti e scrittori che dicono di avere in mente, stampata proprio, la mappa del potere mafioso, gli intrecci, le alleanze, gli affari, le attività e le banche attraverso le quali la mafia ricicla il denaro sporco. Minchia! Non solo fanno la gara a chi ce l’ha più lunga (la conoscenza della mafia) ma anche a chi ce l’ha più grossa, la minchiata da sparare. E chi sono, i servizi segreti? Ma se sanno tutte queste cose perché magistrati e inquirenti rischiano la vita e se ne stracatafottono di loro e delle loro conoscenze? Perché rischiano la vita ogni giorno quando basterebbe invitare uno di questi soloni a spiegare loro come funziona la mafia?
C’è tutto un indotto mafioso che esula dalle normali attività criminali, ed è l’indotto della parola scritta, dell’indignazione stampata, della supercazzola. E invece la mafia è semplice ed è tutta esibita. È trasparente. Non ci sono dietrologie da fare, ma prove da raccogliere nei processi.
Avete presente quelli che al bar parlano di calcio e di come farebbero loro le formazioni? Ecco: nella mafia è uguale, ma al posto del bar ci sono i giornali e i libri. Il Bar Mafia.