Montezemolo a passeggio per via Etnea «In Sicilia più formazione e infrastrutture»

«Il presidente Montezemolo c’è». «Unni è?», urla un uomo mentre si affaccia da un bar su via Etnea per salutarlo. «Ce la dà una macchina buona?» scherza, con l’imprenditore che risponde al saluto e scherza a sua volta: «Non ho portato la Ferrari». Arrivato questa mattina intorno alle 11 in piazza Duomo, il leader del movimento Italia Futura Luca Cordero di Montezemolo era questa mattina a Catania a sostegno della lista Monti alle prossime elezioni politiche. E, a far compagnia a lui che ha più volte dichiarato di puntare su «formazione e infrastrutture» per lo sviluppo del «turismo e dell’agroalimentare in Sicilia», c’erano i candidati al Senato Antonino Recca – rettore uscente dell’università di Catania – e l’ex assessore regionale alle Infrastrutture, l’imprenditore edile Andrea Vecchio. «Non sono candidato, ma credo che bisogna impegnarsi in prima persona per cambiare. Sostengo la prima lista nella storia in cui non c’è un politico, ma imprenditori, artigiani, professori. E poi l’Italia è tornata credibile grazie a Monti» spiega Montezemolo durante la breve, ma lenta passeggiata lungo via Etnea che lo ha portato, scortato da una cinquantina di simpatizzanti e altrettanti cronisti, fino al teatro Metropolitan.

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Varie le soste lungo il tragitto, la prima voluta da Recca nell’atrio del palazzo centrale dell’Ateneo, per «donare la cravatta dell’università». A seguire un breve incontro con alcuni esponenti del Movimento 5 stelle. «Che dice Beppe?» chiede Montezemolo ai grillini in via Etnea, che salutano con cortesia. E dopo aver stretto la mano agli operai del Comune che, con fiamma ossidrica in mano, stavano ancora sciogliendo la cera residua della festa di Sant’Agata, il gruppetto si è fermato per una sosta al bar Spinella. «Ha preso caffè e spumantino», commenta uno dei tanti testimoni di questa insolita trovata che «non ha fatto solo Berlusconi a Catania» commenta un passante. Ma proprio fuori dal bar di via Etnea un contestatore lo apostrofa urlando: «Uno dei migliori uomini d’Italia si è colluso con la politica, vergogna».  La gente per le strade, invece, si concentra più sulla sua figura mediatica. «Ma lo sai che è il figlio segreto di Agnelli?» commenta un uomo che assiste a questa insolita «sfilata», mentre una donna nota «i bellissimi occhi azzurri, non lo avrei mai detto». Ma sono pochi quelli che si fermano per ascoltare quel che Montezemolo ha da dire.

«Per dare lavoro bisogna investire, bisogna puntare sulle infrastrutture, come le ferrovie» spiega in una delle tante, troppe, pause per le interviste, tra la folla di fotografi e videocamere. «In Sicilia non si investono fondi europei per ammodernare tratte ferroviarie nate nel 1800» continua l’imprenditore della compagnia Nuova trasporto viaggiatori, società di trasporti ferroviari che con il treno ad alta velocità Italo cerca di far concorrenza a Trenitalia. «La presenza pubblica toglie spazio agli imprenditori, e rende più facile la corruzione» spiega infatti Montezemolo, che attende di raggiungere i suoi sostenitori – alcune centinaia, tra cui molti volti noti dell’imprenditoria catanese – nell’atrio del teatro Metropolitan per un breve comizio.

«Bisogna pensare agli investimenti e alla formazione e snellire la burocrazia, ma passare dalle parole ai fatti non è facile», commenta. Due obiettivi per i quali lo stesso governo del professore Mario Monti non poteva fare molto più di quanto ha fatto, sostiene Montezemolo, perché «in Italia abbiamo uno Stato troppo pesante con due Camere che fanno le stesse cose». La Sicilia, invece, dovrebbe puntare al «turismo e all’agroalimentare, ma sono due settori dove servono investimento e formazione». Al primo posto, quindi, dovrebbero stare le scuole: «Tutti devono avere la stessa possibilità di arrivare in alto nella scala sociale», spiega l’imprenditore di nobili origini. Che non nega la sua condizione di privilegiato quando dichiara «chi ha di più come me deve dare di più, ma lo Stato deve dimostrare di investire» conclude.


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