SINDACATI E IMPRESE BOCCIANO L’ESECUTIVO REGIONALE. ANCHE CONFINDUSTRIA. CHE PERO’, A MENO DI NOVITA’ IMMINENTI, SI TIENE L’ASSESSORE E PUNTA IL DITO CONTRO L’ARS. LA STOCCATA DEL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA SICILIA AI DEPUTATI DELL’ARS
E’ una bocciatura sonora del Governo Crocetta quella formulata da sindacati e imprese, stamattina a Palermo, nel corso del forum promosso dal Centro Pio La Torre sulla situazione economica della Regione.
Cgil, Cisl e Uil, ma anche Confindustria Sicilia (che però punta il dito principalmente sull’Ars) e Cna, non salvano praticamente nulla dell’operato dell’esecutivo regionale:
“A distanza di oltre un anno e mezzo di governo, siamo a un livello di forte rischio. Vacilla anche la coesione sociale. Così è valida quella che è più di una provocazione del Centro Pio La Torre: o si cambia o si voti.- ha detto senza parafrasi il segretario della Cgil siciliana Michele Pagliaro. Che ha aggiunto: “La Sicilia non è più in grado di sostenere questo immobilismo della politica e del Governo, con il manifatturiero che crolla, imprese che chiudono, 160.000 posti di lavoro persi negli ultimi anni. Di fronte a tutto questo non si fa nulla. In questo modo si va a sbattere. Questa Regione ha oltre mezzo miliardo di spesa pubblica bloccata. La manovrina potrà dare solo qualche giorno di respiro ai lavoratori, non si arriverà neppure a coprire il mese di luglio e non vediamo la capacità di costruire un percorso di risanamento”.
Altrettanto duro il leader della Cisl regionale, Maurizio Bernava: “Ci vuole consapevolezza che siamo in un’economia di guerra, dove si dovrebbe parlare con coraggio e umiltà. Mi pare che in Sicilia non accada. Noi ragioniamo come se fossimo in una situazione normale. Ci vorrebbe un’azione condivisa del Governo regionale dell’Ars e portarla a noi sindacati e associazioni”.
Claudio Barone della Uil grida allo scandalo: “Ieri c’è stata una riunione al Ministero dell’Industria per discutere di un piano di investimento di 700 milioni di euro dell’Eni e la Regione siciliana non si è presentata. Lo capite? Quanti posti di lavoro si potevano creare con un investimento in Sicilia? Il Governo regionale su questo è assolutamente distratto e questo non è più tollerabile. Abbiamo evitato il licenziamento di 40 mila precari, ma a fine anno il problema si riproporrà. Il resto d’Italia non capisce perché manteniamo da venti anni questi lavoratori”.
A chiedere attenzione per le piccole imprese anche Maurizio Merlino, segretario Cna Sicilia: “E’ necessaria più stabilità per dare certezze, non solo ai siciliani, ma anche alle piccole e medie imprese che noi rappresentiamo. E’ necessario che il Governo metta al centro della sua agenda politica il lavoro. Questo Governo nel tentare di salvare tutti alla fine rischia di non salvare nessuno”.
Molto critico anche Antonello Montante, leader di Confindustria Sicilia, che però se la prende più con l’Ars: “I deputati dell’Ars o si mettono attorno a un tavolo e trovano una soluzione subito o si dimettano subito, la realtà è questa. Se hanno debiti per le precedenti elezioni regionali sono cavoli loro. Si mettano d’accordo e trovino soluzioni”.
Montante, quindi, auspicando che la Sicilia segua il modello Renzi (“che trova sponda nel Parlamento”) si è detto d’accordo con l’ultimatum lanciato al Governo Crocetta da Davide Faraone, braccio destro di Renzi in Sicilia, il quale ha indicato una serie di riforme come ultima sponda per l’esecutivo regionale:
“Perfettamente d’accordo con l’ultimatum lanciato nei giorni scorsi da Davide Faraone al Governo Crocetta. Sono sulla sua linea”, ha detto il leader di Confindustria Sicilia secondo quanto riporta l’Adnkronos.
Ergo, se Crocetta non attua le riforme indicate da Faraone, Montante farà dimettere Linda Vancheri dalla Giunta regionale?
Se lo chiede Enzo Napoli, della segreteria del PD con una battuta alquanto eloquente: “In caso, ritira l’assessore?”, scrive su Facebook commentando il lancio d’agenzia.
Forse no. Pare di capire che per Montante la colpa è più dell’Ars…
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