L'ex deputato regionale a MeridioNews dà la propria versione sulla telefonata, intercettata dai carabinieri, che ha portato al divieto di espatrio deciso dal Tribunale. Il politico sostiene che l'arrivo in Tunisia sarebbe avvenuto solo in caso di emergenza durante una battuta di pesca e non per incontrare qualcuno
Mimmo Fazio nega l’intenzione di fuggire dall’Italia «Il passaporto serviva in caso di maltempo in barca»
«Io, il Craxi siciliano? Ma per favore». A 24 ore dalla notizia del divieto di espatrio deciso dal Tribunale di Trapani, replica così a MeridioNews l’ex deputato regionale Mimmo Fazio quando gli si chiede cosa fosse intenzionato a fare lontano dalla Sicilia. Secondo la procura e i carabinieri, l’ex esponente forzista, che a giugno è stato protagonista del caso amministrative con la scelta di non prendere parte al ballottaggio nel capoluogo, sarebbe stato in procinto di lasciare l’Italia per raggiungere il Nordafrica. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti, anche quella di un possibile incontro con qualcuno che lo avrebbe potuto a inquinare le prove legate all’inchiesta Mare monstrum, in cui Fazio è indagato per corruzione.
«Non avrei dovuto incontrare nessuno né tantomeno ho mai acquistato un biglietto aereo – dichiara il politico -. Cosa è successo? È capitato che venisse intercettata una telefonata con mia moglie, mentre mi trovavo a Marettimo». Dall’isola dell’arcipelago delle Egadi, l’ex deputato – per il quale dopo la revoca degli arresti domiciliari è stata decisa la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Palermo – avrebbe fatto una richiesta specifica. «Ho detto a mia moglie di portarmi il passaporto, ma perché stavo per partire per una battuta di pesca. Nulla di più».
Sul motivo per cui l’attività di pesca possa richiedere il possesso del passaporto, Fazio aggiunge: «Se fossi stato sorpreso dal maltempo, non avrei potuto escludere di dovere riparare in Tunisia. Chi fa pesca da queste parti, lo sa. Non sempre – sottolinea – è possibile né tantomeno sicuro tornare a Trapani o Palermo». Il politico assicura di avere sufficienti elementi a sostegno di questa tesi. «Ho almeno 20 testimoni», conclude.
Per i magistrati, Fazio sarebbe stato uno dei pilastri del sistema creato dalla famiglia di armatori Morace per garantirsi la propria posizione dominante nel settore dei trasporti marittimi regionali. Sistema che sarebbe stato alimentato con favori e prebende, anche nei confronti dell’ex forzista che – definito come uomo pronto «a piegarsi a tutti i desiderata» di Ettore Morace – avrebbe usufruito di sconti sui viaggi in nave e assunzioni nelle imprese di trasporti.