Il primo cittadino interviene nella polemica sorta due sere fa, durante una seduta del consesso civico. La mozione, presentata dall'Udc, ha riportato l'attenzione sul tema della strumentalizzazione della memoria. Anche se i proponenti non ci stanno: «Sarebbe stato primo passo verso la sensibilizzazione»
Milazzo, no a intitolazione aula a Falcone e Borsellino Sindaco: «A noi non interessa l’antimafia di facciata»
La memoria al servizio dei giochi politici? A tenere banco a Milazzo è la bocciatura da parte del consiglio comunale – con il ruolo fondamentale della maggioranza – di una mozione che prevedeva l’intitolazione dell’aula ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un’iniziativa partita dai banchi dell’opposizione, con in prima linea l’Udc, che si è arenata al momento del voto: sono stati, infatti, nove i contrari, sei i favorevoli e tre gli astenuti.
A meno di 48 ore dalla votazione, i commenti dei protagonisti si muovono in un rimpallo di responsabilità. Addebitando all’altro la volontà di strumentalizzare due figure divenute simbolo dell’antimafia, negli anni in cui tale parola non necessitava di distinguo e specificazioni per differenziarla da quella oggi ribattezzata di facciata.
Tra chi difende l’esito del voto c’è il primo cittadino di Milazzo, Giovanni Formica, che a MeridioNews spiega i motivi della scelta. «La mafia non la si combatte con le intitolazioni, tantomeno quelle di un’aula che avrebbe acquisito il nome di Falcone e Borsellino nel chiuso di una seduta consiliare – dichiara il sindaco -. Questo di certo non vuol dire che questa amministrazione sia insensibile alle azioni di contrasto di Cosa nostra. Tra chi ha votato contro c’è anche chi, nel ’92, portò il figlio sulle spalle ai funerali dei magistrati. A noi l’antimafia di facciata, con cui molti si lavano la coscienza, non interessa. Quella mozione – attacca Formica – è stata presentata con l’intento di mettere in cattiva luce la maggioranza».
Per il primo cittadino, infatti, l’obiettivo reale del gruppo Udc sarebbe stato esclusivamente quello di guadagnarsi il voto della maggioranza su un tema che, altrimenti, avrebbe rischiato di creare imbarazzo all’amministrazione. Poiché con il voto favorevole l’Udc avrebbe potuto dichiarare di aver dato una lezione di senso civico alla maggioranza, che a sua volta, dicendo no, avrebbe rischiato di essere accusata di insensibilità verso un tema così delicato. «Non è la prima volta che agiscono così. Da parte nostra ricordiamo come sia stato proprio l’Udc a uscire dall’aula quando si è votato il piano anticorruzione». Dal canto suo, Formica assicura di essere pronto a mettere in campo azioni più incisive nell’ottica della sensibilizzazione della cittadinanza. «Rilanceremo con proposte che chiameranno in causa la cittadinanza alla partecipazione, partendo dalle scuole, perché Milazzo è un territorio interessato dalla mafia».
A non voler accettare l’etichetta di speculatore è, invece, il consigliere di opposizione Rosario Piraino. Primo firmatario della mozione, l’esponente dell’Udc rimanda al mittente ogni accusa. «Se qualcuno ha strumentalizzato questa vicenda di certo sono loro – replica -. La nostra mozione è stata presentata a luglio ed è stata discussa solo oggi. In questi mesi avrebbero potuto chiederci di modificarla o di portarla in aula collettivamente, ma nessuno lo ha fatto». Ne conseguirebbe che anche la richiesta di ritirarla fatta ieri sera sarebbe interpretabile solo nell’ottica della schermaglia politica. «Non hanno nemmeno proposto una conferenza di capigruppo con una breve sospensione della seduta», aggiunge Piraino.
Il quale, poi, tiene a sottolineare che l’intitolazione avrebbe rappresentato soltanto il primo passo verso l’apertura della città alle tematiche antimafia. «Avremmo creato le condizioni per spiegare un giorno ai nostri figli perché quell’aula aveva preso il nome di Falcone e Borsellino». Un richiamo alla memoria che però poco dopo cede, ancora una volta, alla diatriba politica: «Ho fatto delle ricerche: il Pd in altri Comuni siciliani ha votato questo genere di mozioni, perché a Milazzo si comporta diversamente?», conclude Piraino.