Milazzo, estorsione per i lavori al lungomare Tre arresti dopo la denuncia di un imprenditore

Bottiglie contenenti benzina consegnate a domicilio, auto, escavatori e depositi incendiati. Queste alcune delle tecniche di persuasione attraverso le quali sarebbe stato chiesto il pizzo, 15mila euro a testa, agli imprenditori impegnati nella riqualificazione da due milioni e mezzo di euro del lungomare di Ponente, a Milazzo. Una situazione che oggi ha condotto a tre arresti, due in carcere e uno ai domiciliari, eseguiti a Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto dai carabinieri e dalla polizia del centro mamertino, in esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Barcellona, Danilo Maffa, su richiesta del procuratore della Repubblica, Emanuele Crescenti, e del sostituto procuratore Federica Paiola. I reati ipotizzati, tentata estorsione aggravata in concorso e, per due di loro, danneggiamento seguito da incendio.

Le indagini sono state avviate dai militari già agli inizi di maggio scorso, a causa di un primo grave atto intimidatorio ai danni di uno degli imprenditori edili impegnati nella ristrutturazione del lungomare di Ponente. I lavori di riqualificazione, affidati in primavera a quattro distinte ditte, tre delle quali riunite in un unico consorzio, sembra siano stati oggetto di un’escalation, partita in alcuni casi dalla «semplice consegna» di una bottiglia contenente benzina con delle cartucce nastrate, e proseguita in almeno quattro occasioni con l’incendio di autovetture, escavatori e depositi.

Strategico per gli inquirenti, l’incendio di un escavatore, il primo settembre scorso, nei pressi dell’Angonia, ai danni di un imprenditore edile impegnato negli interventi. Nasce da qui la collaborazione tra gli uomini dell’Arma e gli agenti del commissariato milazzesi. Grazie a questa attività congiunta sembra stato possibile ricostruire le modalità con le quali il pizzo veniva riscosso. Sarebbe stato il 26enne milazzese Giovanni Fiore, figura emergente nella criminalità locale, grazie all’aiuto del 36enne barcellonese Marco Milone e all’intermediazione di Francesco Calascione, 50enne imprenditore edile di Milazzo impegnato a sua volta nei lavori, a pretendere per il «sereno svolgimento» dei lavori 15mila euro per ogni imprenditore. A pagare sarebbero stati tutti tranne uno. Il quale, a fronte dell’incendio dell’escavatore, si sarebbe rivolto sia alla polizia che ai carabinieri, denunciando ogni cosa.

Adesso, Fiore e Milone, capocantiere di Calascione, si trovano in carcere. Il 50enne, che avrebbe cercato inutilmente di «sistemare la situazione» favorendo degli incontri tra l’imprenditore riluttante e gli altri due arrestati, è ai domiciliari. L’attività degli inquirenti è volta ad accertare l’esistenza di giro di estorsioni ai danni di tutti gli imprenditori della zona e non solo quelli impegnati nella riqualificazione del lungomare di Ponente. I carabinieri della compagnia di Milazzo, agli ordini del capitano Antonio Ruotolo, e gli agenti del commissariato diretto dal vice questore aggiunto Antonio Rugolo stanno infatti vagliando la posizione degli altri imprenditori interessati.


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