Dal novembre scorso una circolare del ministero dell'Interno invita i Comuni a coinvolgere i richiedenti asilo in attività socialmente utili. Ma raramente avviene, anche per gli ostacoli posti dalle Prefetture alle associazioni. Nella città dello Stretto una proposta arriva dalla circoscrizione dove si trova la tendopoli del PalaNebiolo. Ma l'Arci fa già di più
Migranti, l’integrazione passa dal volontariato A Messina pagati con borse e Garanzia Giovani
«I Comuni permettano di far lavorare gratis i migranti. Invece di farli stare lì a non fare nulla, che li facciano lavorare». Era il 7 maggio quando il ministro dell’Interno Angelino Alfano pronunciava queste parole, dando il via a vivaci polemiche. In realtà già dal novembre del 2014, il dicastero guidato dal politico siciliano aveva diffuso la circolare 14290 con la quale si invitano le prefetture italiane a stringere accordi con gli enti locali per favorire lo svolgimento volontario, da parte degli immigrati, di attività socialmente utili. L’obiettivo è «superare la condizione di passività dei migranti ospitati», che spesso si ritrovano a vagare per le città tutto il giorno, chiedendo elemosine.
Una situazione che a Messina, soprattutto nel quartiere del PalaNebiolo, si vive quotidianamente. La tendopoli nell’impianto sportivo, con i suoi 250 posti ufficiali, nata per durare poco, è diventata ormai definitiva. Ci vivono anche donne e bambini, a causa delle difficoltà dell’amministrazione nel pagamento delle apposite strutture per minori. Categorie protette e vulnerabili che, secondo Clelia Marano, ex esperta del Comune e assistente sociale con esperienza nei Paesi africani, sono a rischio violenze, anche sessuali.
Per questo Paolo Barbera, consigliere della quinta circoscrizione, in cui si trova il PalaNebiolo, presenterà a breve un’interrogazione indirizzata al Comune, alla Prefettura e all’università di Messina per inserire i richiedenti asilo in attività di volontariato. «Ci sono migranti che hanno fatto esplicita richiesta di voler lavorare – spiega – ma che direbbero sì anche a forme di volontariato. In entrambi i casi non possono farlo, perché aspettano per lungo tempo i documenti. Si sentono bloccati dentro la tendopoli, li si vede vivere alla giornata in strada, senza far nulla se non la telefonata giornaliera ai loro cari». La soluzione, secondo Barbera, potrebbe essere quindi il volontariato, come suggerito dalla circolare del ministero: «Vivrebbero la città con interesse e per la nostra comunità potrebbe essere un modo per integrarli».
L’amministrazione sembrerebbe disponibile a percorrere questa strada. «Una discussione sulla circolare diffusa dal Viminale non si è ancora sviluppata – spiega l’assessore ai Servizi sociali Nino Mantineo – la convocazione del tavolo prefettizio è servita finora ad affrontare la gestione dei flussi e non si è arrivati a parlare di nuove modalità per rendere l’accoglienza più rispettosa della dignità dei migranti. L’uscita del ministro Alfano sul far lavorare gratis i migranti, non penso sia molto rispettosa di questa dignità; altra cosa sarebbe coinvolgerli a fianco dei messinesi per prendersi cura di alcune parti della città». Ma sottolinea gli ostacoli posti dalla Prefettura. «Al di là delle buone intenzioni, la prefettura in alcuni casi non ha neppure autorizzato l’ingresso nei campi delle associazioni».
Mantineo fa sapere di avere al vaglio due progetti, uno per conto dell’Arci Messina, l’altro della cooperativa Santa Maria della Strada, ma entrambe smentiscono di aver discusso con l’amministrazione attività di volontariato gratuite. In realtà proprio l’Arci fa già di più. «Siamo partner dello Sprar – racconta una componente dell’associazione,
Carmen Cordaro – I migranti che ospitiamo svolgono attività sostenute con borse lavoro e prossimamente anche con progetti finanziati da Garanzia Giovani».
Al momento si tratta di tirocini formativi retribuiti con 300 euro mensili per 20 ore totali di lavoro alla settimana. «Sono seguiti da dei tutor – precisa Laura Luparello, dell’associazione Pro Alter, legata ad Arci – io sono una di loro. Queste attività può essere inserita nel curriculum personale e quindi essere spendibili per il futuro». Lavoro retribuito dunque, anche se con poco. «Il volontariato – commenta Cordaro – mi sembra un’arma a doppio taglio, oltre il danno il migrante potrebbe subire una beffa. Sono molto perplessa rispetto alla circolare, qui a Messina si dovrebbero prima risolvere i problemi legati al sistema dell’asilo che è disumano».