Migranti, con tagli a diaria a rischio accoglienza Asgi: «Il decreto Sicurezza regalo a criminalità»

«Il taglio che si prospetta è talmente macroscopico da pregiudicare persino i servizi minimi. Il sistema funzionerebbe con servizi di bassissima qualità: l’obiettivo non dichiarato è di smantellare ogni forma di accoglienza diffusa che comporti costi maggiori: questo decreto è un regalo alla criminalità organizzata». Se Matteo Salvini esulta parlando di «mangiatoia finita», nulla hanno da festeggiare le associazioni che si occupano dei migranti fornendo loro servizi e assistenza, come avverte il vicepresidente nazionale dell’Associazione studi giuridici per l’immigrazione (Asgi) Gianfranco Schiavone. Dopo la doccia fredda del decreto Sicurezza, infatti, il ministro ha illustrato nei giorni scorsi il nuovo bando tipo di capitolato per i servizi di prima accoglienza ai richiedenti asilo. In arrivo tagli consistenti alla diaria, frutto di un accordo tra Viminale e Anac, che entreranno in vigore nel 2019 passando dai 35 euro pro-capite medio a 19 euro.

Il timore concreto è che il provvedimento possa sortire l’effetto contrario, provocando uno scadimento della qualità dell’accoglienza prima e dell’integrazione degli immigrati dopo, senza dimenticare la grave crisi occupazionale che travolgerà chi, fino oggi, lavorava nei centri di accoglienza straordinaria. «Quello che è certo e che così si immagina una prima accoglienza come parcheggio di persone destinate a non fare nulla tutto il giorno – prosegue Schiavone – a non avere accesso neppure a corsi di italiano perché non verranno finanziati, così come attività destinate a favorire l’inserimento sociale, culturale e di formazione professionale. Sostanzialmente quando le persone con un titolo di protezione termineranno il loro percorso sembreranno sbarcate in Italia il giorno prima. Il contribuente italiano avrà speso dei soldi per mantenere delle persone in stato di inattività: ne avrà spesi di meno, ma sarà solo una dissipazione di risorse».

Tra i primi a tracciare una dimensione del fenomeno per la città di Palermo, l’assessore alla Cittadinanza sociale Giuseppe Mattina che ha parlato di una massa di circa 600-700 persone senza più alcuna rete di accoglienza e protezione, a partire dal 2019, pronta a sostenerli e guidarli. Di questi oltre 200 sono minori stranieri non accompagnati che dal primo gennaio diventeranno neo maggiorenni e che si troveranno, da un giorno all’altro, soli. «Il problema di Palermo riguarderà soprattutto i minori stranieri non accompagnati che ben presto compiranno 18 anni – conferma Daniele Papa Asgi Palermo – I posti negli sprar sono molto limitati e saranno riservati soltanto ai minori, per cui si pone un grosso problema». Ultimamente anche il garante dell’infanzia di Palermo ha lanciato un appello delineando un quadro preoccupante, mettendo in evidenza tutte le criticità progettuali e sottolineando come con questa forma così restrittiva dell’accoglienza, in tanti finiranno per strada.

«Passando da 35 a 19 euro mi sembra evidente che l’accoglienza subirà un degradamento, non sarà più efficiente come prima – prosegue Papa – Con una retta così bassa, è chiaro che si punterà sulla quantità e non sulla qualità. È una scelta che ha una chiara impostazione ideologica. Sarà impossibile offrire un’accoglienza di qualità e salteranno tutti i servizi di consulenza legale, mediazione linguistica e culturale, orientamento psicologico: di certo sarà un’integrazione molto più complicata se non impossibile». Molto più pessimista è Schiavone per il quale nel migliore dei casi i costi ricadranno sull’assistenza sociale del Comune in cui risiedono mentre, nel peggiore, finiranno stritolati nella macchina dello sfruttamento lavorativo estremo o in una situazione di marginalità e microcriminalità

«Questo decreto è un regalo alla criminalità organizzata, in tutti i sensi – ribadisce Schiavone – Sia nel senso di consegnare una massa di persone al vasto mondo dello sfruttamento, sia di regalare alla criminalità organizzata la gestione dei centri. Solamente organizzazioni molto opache avranno un interesse a gestire questi centri, svuotati di qualunque qualità, privati dei sevizi di integrazione che costeranno poco con una sorta di tacito accordo: ‘ti do quattro soldi e tu fai quello che vuoi’. Con questi costi non sarà possibile mantenere un numero di operatori sociali adeguato e al loro posto troveremo solo dei guardiani. Le organizzazioni vicini alla criminalità troveranno margini di guadagno – conclude – proprio perché non dovranno rispondere della qualità del servizio». 


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