Anche a Catania quella di oggi è stata una mattinata di cortei, ma senza scontri. Erano tanti gli studenti medi che hanno sfilato pacificamente per le vie del centro storico, in attesa della giornata mondiale degli indignados, il prossimo 15 ottobre. Universitari non pervenuti
Migliaia di studenti in piazza Protestano i licei, universitari a casa
Erano circa duemila, secondo le Forze dell’ordine presenti stamattina sul posto, gli studenti medi che hanno sfilato per le vie del centro di Catania, da piazza Roma a piazza Dante, per protestare contro i tagli alla scuola pubblica e alla ricerca messi in atto dal ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini. Stima diversa, invece, quella dei ragazzi del Movimento studentesco catanese, che parlano di oltre diecimila partecipanti. Dalla Questura, però, non arrivano cifre ufficiali.
In attesa della giornata mondiale degli indignados, prevista per il 15 ottobre, oggi in tutt’Italia i ragazzi delle scuole superiori sono scesi in piazza, anticipando l’ulteriore protesta che verrà. A Roma, Genova e Milano non sono mancati momenti di tensione tra i manifestanti e le forze dell’ordine. Nella capitale, palloncini pieni di vernice sono stati lanciati contro i cordoni della Polizia; durante la manifestazione nel capoluogo ligure, invece, alcuni fumogeni sono stati indirizzati alla sede della Banca d’Italia; situazione più calda sotto la Madunina, dove militari in assetto antisommossa hanno respinto coi manganelli i giovani che sono usciti dal corteo tentando di entrare all’interno della sede della regione Lombardia.
Nessuno scontro, invece, a Catania. Il corteo è partito alle 10:00 da piazza Roma, ha proseguito lungo viale XX Settembre e via Etnea, arrivando alle 12:30, in piazza Dante, a pochi passi dall’ex Monastero dei Benedettini, sede delle facoltà di Lettere e Lingue.
«Abbiamo iniziato molto presto quest’anno, prima ancora dell’inizio delle lezioni all’università», dichiara Matteo Iannitti, del Movimento studentesco catanese. «È un bel segnale – continua Iannitti – perché lascia intendere che saremo in grado di far sentire la nostra voce con forza». «Al momento, non si sta discutendo nessuna legge che ci riguardi», interviene Agatino La Rosa, Msc, che prosegue: «Quello che ci interessa è creare un dibattito».
«Siamo stanchi di non poter immaginare un futuro perché non sappiamo se l’avremo», afferma Ruggero, sedici anni, del liceo classico Spedalieri. E Chiara, diciassettenne, rilancia: «Me ne andrò da Catania, non posso restare: qui è tutto troppo chiuso. Se voglio combinare qualcosa nella vita non posso restare».