Miccichè: “Basta con i Partiti nazionali”

Stando a quello che si legge nei giornali, tutto il mondo politico siciliano sembra in movimento. Quelle che, appena il giorno prima, sembravano certezze si trasformano in incertezze. E viceversa. Di scena, ovviamente, le candidature alla presidenza della Regione. E le possibili alleanze.

Fino a ieri l’asse – in realtà un po’ forzato – tra Rosario Crocetta, candidato del Pd di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia  – e l’Udc di Pierferdinando Casini e Giampiero D’Alia sembrava di ferro. Oggi viene fuori la notizia che settori di questo partito in Sicilia guarderebbero con favore alla candidatura di Roberto Lagalla, sponsorizzata da Saverio Romano (Pid) e Angelino Alfano (coordinatore nazionale del Pdl).

Nei giorni scorsi sembrava naturale che il presidente della Regione uscente, Raffaele Lombardo, dopo quattro anni di governo con il Pd, proseguisse la sua alleanza con questo Partito. I lombardiani, nelle scorse settimane, sembravano molto contenti di appoggiare Crocetta: “Quello che non ci è riuscito a Palermo con Fabrizio Ferrandelli ci riuscirà alla Regione con Rosario”, gongolavano. Dimenticando che il loro leader – Lombardo – sia quando sta al governo, sia in qualunque altro momento politico gioca su due, tre e anche quattro tavoli.   

Per non parlare di Nello Musumeci che, fino a qualche giorno fa, Romano e Alfano pensavano di aver già ‘catturato’. Nelle teste del leader del Pid e dell’Angelino nazionale, il leader de La Destra dell’Isola veniva dato in coppia (in ticket, come si dice oggi) con lo stesso Lagalla. Ora c’è chi ipotizza un’alleanza tra lo stesso Musumeci e leader di Grande Sud, Gianfranco Miccichè. Vacci a capire qualcosa.

In questa grande confusione abbiamo provato a cercare lo stesso Miccichè, per tentare di capire che cosa sta succedendo in questa magmatica vigilia elettorale.

Riusciamo a beccarlo al telefono cellulare. Mezza conversazione – almeno questo è quello che ci auguriamo – la fa con noi, l’altra mezza con chissà quale altro interlocutore, supponiamo con un altro telefono cellulare.

– Onorevole Miccichè, un momento politico un po’ complicato quello attuale, no?

“Abbastanza”.

-Come si viene fuori da questo bailamme?

“In un momento di confusione politica in cui tutto sembra condizionato dalle scelte nazionali, e un po’ anche dalle garanzie che i Partiti nazionali possono offrire alle forze politiche minori, credo sia arrivato il momento di pensare solo alla Sicilia, rimanendo liberi dai condizionamenti che arrivano da oltre lo Stretto”.

– Ovvero?

“Insomma, bisogna mettere insieme le forze politiche che hanno a cuore gli interessi reali della Sicilia. Questo a prescindere dalle garanzie che i Partiti nazionali possono offrire alle forze politiche dell’Isola. Anche perché, storicamente, i siciliani hanno sempre trovato da soli la forza e la determinazione per risolvere i propri problemi. A cominciare dalla lotta alla mafia. Dove i siciliani – magistrati, uomini delle forze dell’ordine, uomini politici – sono sempre stati in prima fila. Pagando prezzi altissimi. Tornando alla politica siciliana, dico basta ai Partiti nazionali”.

–  Alla fine qual è la sua linea politica in vista di queste benedette elezioni regionali?

“La linea politica di Grande Sud è chiara e semplice. Abbiamo avviato un ragionamento con il Partito dei siciliani e, in generale, con tutte le intelligenze politiche, presenti nella nostra Isola, che hanno ben chiaro un concetto: e cioè che nei Partiti nazionali spazio per la Sicilia ce n’è veramente poco”.

Miccichè ci vuole assolutamente salutare. Noi insistiamo: sa, una volta che è in linea ci dica, magari in breve, quali sono, allo stato attuale, i suoi rapporti con il Pdl…

“Ovviamente i miei rapporti con il Pdl sono nulli. Sento dire in giro che qualcuno, da quelle parti, si illude che io possa tornare indietro. Mi viene da ridare solo a pensarci. Anzi, sa che le dico? Che se fossero loro a voler tornare indietro sarei io a mandarli via. Ora vi debbo salutare…”.

– Onorevole, ultimissima domanda veloce veloce: l’Udc di Casini e D’Alia…

“L’Udc? E che debbo dire? Mi sembra che questo partito, in Sicilia, sia finito in una posizione scomoda. Ecco, mettiamola così: hanno scelto di stare in un’area politica che non gli appartiene. Scelta legittima, per carità. Ma forse un po’ troppo condizionata dalla politica nazionale”.

 

 


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