Messina, solo sei giorni per fare l’offerta per un appalto Comune si giustifica con l’impresa: «La gara era facile»

Pochi partecipanti a causa del risicato tempo a disposizione. La paura di perdere i finanziamenti che diventa più forte dell’esigenza di garantire i principi di concorrenza, equità e trasparenza. Il panorama degli appalti pubblici in Sicilia continua a essere segnato da contraddizioni che neanche il nuovo codice voluto da Raffaele Cantone sembra avere saputo risolvere. Anzi, sono tanti gli imprenditori che ritengono le nuove regole capaci, in potenza, di favorire le irregolarità.

La storia che arriva da Messina lo dimostra. Stavolta al centro dell’attenzione non c’è esplicitamente il sospetto di una turbativa d’asta – così come nel caso dell’esposto fatto da un imprenditore in merito alle gare bandite nell’ambito del Patto per il Sud o della poca chiarezza con cui all’Università di Catania sono state scelte le ditte da invitare per la costruzione di alcune aule – ma la facilità con cui gli enti scelgono procedure alternative a quella aperta, cioè a quella modalità che darebbe la possibilità a ogni operatore economico interessato al bando di partecipare.

Tutto inizia a novembre 2016, quando il Comune di Messina si vede approvare un finanziamento di oltre due milioni di euro nell’ambito del piano ministeriale di recupero degli alloggi popolari, individuando nel complesso Zancle il sito dove destinare le risorse. L’importo da mettere all’asta per la realizzazione dei lavori di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico è di oltre un milione e 700mila euro. L’ente locale in un primo momento opta per la procedura aperta, salvo poi, dieci giorni dopo, rivedere il proposito e scegliere la procedura ristretta. La modalità prevede l’invito di cinque imprese, sorteggiate tra quelle che hanno risposto alla manifestazione di interesse, alle quali viene chiesto di fare un’offerta – in questo caso non solo economica, ma comprensiva di migliorie tecniche – entro dieci giorni. Un cambio di volontà che il Comune motiva con il bisogno di «diminuire i tempi di affidamento» dei lavori, nonostante in più di un’occasione le associazioni di categoria ed esperti di diritto abbiano sottolineato come il desiderio di velocizzare i lavori o di evitare il rischio di perdere i finanziamenti non sarebbero motivazioni valide per escludere le gare aperte.  

A lamentarsi dell’iter non è una ditta che si è vista esclusa dalla competizione, ma uno dei cinque selezionati. A dispetto dell’opportunità ricevuta, il titolare dell’impresa decide di non fare alcuna offerta. «Partecipare a queste gare implica un costo e senza un tempo adeguato per studiare le soluzioni migliori non avrebbe avuto alcun senso», commenta l’uomo a MeridioNews. L’impresa, poche settimane dopo la scadenza dei termini entro cui presentare le offerte, scrive al dirigente comunale che gestisce il bando e anche all’Urega, che ha espletato la gara. «Ho fatto presente che tra la data di ricezione dell’invito e quella entro cui presentare l’offerta avrei avuto soltanto sei giorni», continua l’imprenditore. Che poi tiene a sottolineare quella che a suo dire ritiene un’incongruenza. «Hanno motivato la procedura ristretta con il rischio di perdere il finanziamento, però poi tra la data in cui hanno scelto chi invitare (il 10 febbraio, ndr) e la notifica dell’invito (17 febbraio) hanno fatto passare una settimana senza motivo».

Davanti a queste rimostranze, il dirigente del Dipartimento manutenzione immobili comunali, Francesco Aiello, replica con una nota sostenendo che «si trattava di una gara facile» e sottolineando che, «se la redazione del progetto fosse stata veramente impegnativa, lo scrivente avrebbe dato tempi maggiori rispetto a quelli minimi indicati dalla legge». Una spiegazione che ancora una volta riaccende la luce sulla discrezionalità delle scelte, già al centro delle critiche di chi ritiene che il sistema dell’offerta più vantaggiosa renda ancora più vulnerabile l’intero sistema di aggiudicazione. «Con condizioni così difficili per partecipare, si finisce per pensare che chi lo fa possa essere favorito da fughe di notizie sulle migliorie che la commissione giudicante premierà. Sono situazioni quantomeno opache», commenta l’imprenditore.

Messa da parte la richiesta di sospendere il bando, la gara viene espletata e a prenderne parte sono soltanto due delle cinque società invitate. La Sca Unipersonale srl di Maletto – in qualità di capogruppo di un raggruppamento temporaneo d’imprese, creato insieme all’Azp Unipersonale srl di Zaffaria – ha la meglio sulla Ecol 2000 srl con il ribasso del 32,57 per cento. Così i lavori alle case del complesso Zancle iniziano e si trovano oggi a buon punto, nonostante la Ecol 2000 srl abbia fatto ricorso, prima al Tar e poi al Cga. «Si è scelta la procedura ristretta – commenta il rup Vincenzo Ciccolo – perché non si poteva correre il rischio di perdere il finanziamento. Da parte nostra non ci sono stati ritardi nella gestione dell’iter, mentre capita invece che nel passaggio tra Regione e Comune si perdano mesi importanti». 

Per la cronaca, la prudenza del Comune peloritano non è stata comunque sufficiente a rispettare i termini imposti dal decreto di finanziamento. Anche se alla fine la Regione non ha deciso di riprendersi le somme. «Preso atto che non è stato notificato al Comune l’avvio del procedimento di decadenza dal finanziamento per mancato rispetto del termine ultimo del 24 marzo 2017 e che pertanto è utilizzabile, determina l’approvazione dei verbali», si legge in un documento del Comune datato 20 aprile.


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