A Messina sono state registrate oltre 2.023 denunce di infortunio sul lavoro di cui tre con esito mortale. I dati Inail tengono conto del periodo compreso tra gennaio e agosto 2021, ma considerano solo le denunce effettuate, anche se il sommerso fa presumere che siano molte di più. L’ultima morte, in ordine di tempo, è avvenuta ieri sul viadotto Ritiro nel cantiere della Toro Costruzioni generali dove un operaio è morto schiacciato da una lastra di metallo di circa dieci metri e con un peso che supera la tonnellata.
Si chiamava Salvatore Ada e aveva 55 anni. Dell’incidente è stato subito avvertita la Feneal-Uil e la Uil Messina, sindacati in cui Ada era iscritto da anni. «Abbiamo appena concluso lo sciopero di otto ore in segno di cordoglio per la scomparsa di un nostro storico tesserato», dice il segretario di Feneal-Uil Pasquale De Vardo a MeridioNews. La lastra di acciaio precipitata sulla vittima è una barriera new jersey. Termine, quest’ultimo, con cui viene indicato il dispositivo di sicurezza utile alla creazione delle barriere di protezione che impediscono il salto di carreggiata e deviano il veicolo in caso di sbandamento.
L’incidente, sulle cui dinamiche la procura di Messina ha già avviato le indagini e posto sotto sequestro il cantiere, è avvenuto nell’area di stoccaggio mentre tre lavoratori erano intenti a caricare i materiali per trasportarli in un altro cantiere della stessa ditta a Cefalù. «Nel corso dell’operazione – spiega De Vardo – la pala meccanica ha sganciato la catena che si è impigliata nel metallo e la barriera è caduta sull’operaio».
Sulle cause dell’accaduto, per il momento, c’è il massimo riserbo, ma non sembra che sia dovuto al mancato rispetto delle norma di sicurezza. Nel frattempo si è tenuto oggi il tavolo di confronto tra i sindacati e i vertici della ditta. «Abbiamo chiesto che l’impresa, almeno temporaneamente, sospenda i lavori», sostiene De Vardo. Secondo la ricostruzione del sindacalista domani nel cantiere del viadotto Ritiro le ruspe si fermeranno in segno di cordoglio, senza alcuna sospensione della retribuzione degli operai. Intanto i circa 150 lavoratori impiegati nel cantiere hanno manifestato la volontà di rinunciare a una parte del proprio stipendio per aiutare la famiglia della vittima. «Perché versano in situazione di difficoltà economica», conclude il sindacalista.
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