Messina, la mafia nelle corse clandestine di cavalli «Incontri con altri clan, anche da province vicine»

Per la prima volta a Messina un’operazione delle forze dell’ordine accerta il legame tra le corse clandestine di cavalli, il giro di scommesse che vi ruota attorno e Cosa Nostra. Sarebbe stato il clan di Giostra a gestire il fiorente business, organizzando le gare nel popoloso quartiere alle prime luci dell’alba. È quanto emerge dalle indagini della squadra mobile e dei carabinieri della città dello Stretto che oggi hanno portato a 23 ordinanze di misure cautelari. «L’organizzazione mafiosa – spiega Giuseppe Anzalone, capo della mobile – gestiva le raccolte delle scommesse, promuovendo incontri con altre scuderie, spesso relative ad altri ambienti criminali, non soltanto cittadini, ma anche delle province vicine. Al termine della gara venivano assegnate le vincite al cavallo che vinceva».

Parole che trovano riscontro anche nelle immagini registrate dagli investigatori. Decine di motorini a scortare i due calessi lungo il viale Giostra mentre alcune auto seguono la corsa. Ma le telecamere nascoste hanno ripreso per la prima volta anche i momenti successivi, quelli della spartizione del denaro, che avveniva nelle stalle sede della scuderia Bellavista, ritenuta a disposizione del clan. Il fabbricato è stato sequestrato. I poliziotti assistono anche ad una festa organizzata nella scuderia del clan a Tremonti, dove al cavallo Adrenalina, osannato per aver vinto, viene persino dedicata una canzone neomelodica. Tra i reati contestati ci sono anche esercizio abusivo di attività di gioco o di scommessa, corse clandestine di cavalli e maltrattamento di animali, aggravati dalle modalità mafiose. Ai cavalli, come già documentato anche in precedenti indagini, venivano somministrati massicce dosi di farmaci per garantirne le massime prestazioni.  

Il settore delle scommesse andava ben oltre le corse tra cavalli. E puntava anche sull’online. Alcuni degli arrestati di oggi – Francesco Forestiere, Carmelo Salvo, Francesco Gigliarano, Agatino Epaminonda, Carmelo Raspante e Santi De Leo – si sono serviti di un network di imprese apparentemente legali, ma sprovviste dei requisiti prescritti, per operare nel mercato dei giochi on line. Raccoglievano le puntate e provvedevano al pagamento in contanti delle vincite ai clienti, utilizzando server dislocati fuori dei confini nazionali. «L’organizzazione criminale – sottolineano gli inquirenti – provvedeva a investire nuovamente parte degli introiti nell’acquisto di videopoker, totem e slot-machine, che venivano a loro volta modificati mediante l’installazione di software illegali». Durante l’operazione scattata stamani sono state sequestrate attrezzature in 22 centri scommesse sparsi per la città, per un valore complessivo di due milioni di euro, tra cui Biliardi Sport, Internet Point Mania e Betyitaly.

Durante le indagini avviate nel 2011 emerge la figura di Maddalena Cuscinà, moglie del boss Luigi Tibia. Sarebbe stata lei a gestire in prima persona – con la collaborazione di due affiliati, Giuseppe Schepis e Leo De Luciano – il reimpiego dei proventi illeciti derivanti dal gioco d’azzardo e dalle scommesse clandestine. Soldi che venivano reinvestiti in alcune attività di ristorazione e di intrattenimento, intestate alla donna e ai complici. Tra queste c’è il panificio-gastronomia Sapori del Mattino, in via Manzoni, che è stato sequestrato. 


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