L'acqua tornerà parzialmente nelle case da domattina, dopo la riparazione del bypass rotto. Ma una soluzione definitiva è lontana. Le analisi tecniche di martedì sono da rifare. E la protezione civile nazionale non si sbilancia. Si valuta la costruzione di un nuovo collegamento che superi la frana. Crocetta: «Situazione medievale»
Messina, emergenza a tempo indeterminato Curcio: «Al momento non abbiamo dati certi»
Sarà ripristinata entro stamattina la parziale erogazione idrica nelle case dei messinesi. Lo conferma Siciliacque, con riferimento ai lavori di oggi tra Forza d’Agrò e Letojanni per la riparazione del bypass che collega l’acquedotto di Fiumefreddo a quello dell’Alcantara. L’emergenza nel suo complesso, invece, si preannuncia a tempo indeterminato. La Protezione civile nazionale non dà tempi certi, annunciando che tutte le analisi tecniche fatte martedì scorso sono cadute nel nulla. Tutto da rifare, insomma, anche a causa dei gravi deficit organizzativi e infrastrutturali delle rete idrica peloritana, definita «medievale» da Rosario Crocetta, anche ieri in prefettura a Messina.
Il riempimento della condotta è iniziato nella tarda serata di ieri. I tecnici di Siciliacque hanno provveduto a sostituire la saracinesca volumetrica (praticamente una valvola) che si è guastata ieri mattina, apportando una lieve modifica che aumenterà la portata fino a 400 litri d’acqua al secondo. Resta in ogni caso drammatico il quadro generale, come ha lasciato trapelare il direttore della Protezione civile nazionale. Stefano Curcio, sempre ieri, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza da parte di Roma, ha nominato commissario Calogero Foti, direttore della Protezione civile regionale.
Notte fonda, tuttavia, sulle soluzioni da approntare per riparare il guasto dell’acquedotto Fiumefreddo, dopo la nuova frana di Calatabiano. Qui, per inciso, la Regione ha stanziato circa un milione di euro per fronteggiare il dissesto idrogeologico. Altri due per la messa in sicurezza del territorio arriveranno da Roma. Quanto alla condotta, tra le ipotesi plausibili ci sono un nuovo bypass di poco più di un chilometro tra due punti della stesse rete e l’immissione di una guaina, ovvero di un tubo ulteriore all’interno di quelli esistenti, per aumentarne la resistenza. «La struttura presenta diverse criticità – ha ammesso Curcio – bisogna trovare la soluzione più rapida e dobbiamo capire quale sia, poi procederemo. Queste due ipotesi non sono escluse. Se il bypass risulterà compatibile con le nostre necessità lo faremo, altrimenti valuteremo altre possibilità».
Ai messinesi, il dirigente chiede di avere pazienza: «Siamo qui per risolvere il problema ma non ne siamo responsabili. La priorità è dare acqua, non fare strutture permanenti. Certamente, rimane il problema infrastrutturale. Si tratta di una infrastruttura datata, non moderna. Sarà un problema da valutare con attenzione subito dopo avere risolto l’emergenza. Ora potremmo attuare anche soluzioni non permanenti». La certezza, tuttavia, è che si siano perse 48 ore, sebbene Curcio non si esprima esattamente in questi termini: «Le analisi tecniche fornite martedì scorso non sono attuabili. Al momento non siamo in grado di dare dati certi», aggiunge con riferimento ai tempi stimati per la soluzione della crisi: «Bisogna comprendere la situazione prima di parlare». Non sono escluse soluzioni alternative rispetto alle due finora prospettate. Soluzioni che verranno proposte «tra stasera, domani e dopodomani da tecnici con esperienza nazionale che affiancheranno quelli locali». Prima, occorrerà procedere, però, «all’analisi della rete attuale».
«Emerge una situazione medievale del sistema di gestione della distribuzione idrica della città – ha tuonato il governatore siciliano – non può essere che se si interrompe la tubazione non abbiamo un sistema per dare l’acqua ad alcuni quartieri. Un sistema vecchio che non prevede bypass, deviazioni. Prevede un solo punto per la caduta dell’acqua e per arrivare alle zone alte della città l’accumulo idrico deve essere sempre al 100 per cento. Siamo ai primordi dell’idraulica. Non c’è traccia manco di una valvola manuale di deviazione. Più acqua accumuliamo più ne diamo ai quartieri bassi e meno ne hanno gli altri».
«Non escludo l’errore umano», ha aggiunto il presidente della Regione siciliana nella sua analisi. «Sono nuovamente qui in prefettura a Messina per capire perché queste tubazioni si rompono sempre. Mio padre, che era operaio dell’Ente acquedotti siciliani, diceva che quando una tubazione si guasta entra aria e quando va in compressione si verificano quei colpi di ariete classici che la rompono. Siamo in presenza di manovre errate? O c’è altro? Vorrei mi spiegassero con chiarezza». Per l’emergenza, Palermo metterà a disposizione «tutti i fondi necessari. L’obiettivo – ha concluso Crocetta – è dare acqua ai cittadini. Gli strumenti per l’emergenza ci facilitano il compito. È una situazione allucinante, non c’è nemmeno una mappatura della rete idrica della città. Ho proposto alla protezione civile dei rilievi aerei. Non sapere dove mettere le mani è sconcertante».