Quasi metà del consiglio comunale è stato condannato per la vicenda Gettonopoli. Ma a palazzo Zanca nessuno intende fare un passo indietro. Qualcuno, anzi, rilancia: «Una cosa è certa: io non mollo, ora più che mai», scrive Libero Gioveni
Messina, dopo le condanne i consiglieri tornano in aula «Pene più gravi di un omicidio». E nessuno si dimette
Incassata la condanna, mentre c’è già chi si prepara a fare ricorso in appello, lo scenario del consiglio comunale di Messina fotografa 17 rappresentanti dei cittadini su 40 condannati con pene che vanno dai tre mesi fino alle più pesanti a quasi cinque anni. Nella storia politica di Messina, c’è un solo precedente, quando nel 2005 alcuni consiglieri comunali erano stati condannati al risarcimento di un debito fuori bilancio di Messinambiente.
Ma oggi la vicenda giudiziaria ha un peso diverso. Dodici anni dopo è arrivata una condanna pesante per 17 consiglieri nell’esercizio delle loro funzioni. Un giudizio che accomuna chi si è impegnato per la città, portando avanti in consiglio le sue battaglie e chi, in aggiunta alle accuse riscontrate dai giudici di primo grado, non ha certamente neanche brillato nell’impegno amministrativo, riducendo l’aula a un bancomat finalizzato a portare a casa lo stipendio.
Cosa faranno adesso i consiglieri condannati è tutto da vedere. Non hanno fatto un passo indietro quando sono stati indagati, è improbabile che lo facciano ora, con ancora due gradi di giudizio davanti. Ma a essere giudici potrebbero essere gli elettori che tra un anno saranno chiamati a rinnovare la nostra classe politica.
Oggi intanto è arrivata una correzione sulle condanne di Libero Gioveni e Nora Scuderi. A 48 ore dalla lettura della sentenza, la giudice Silvana Grasso ha corretto il dispositivo nel quale era stato scritto che la pena inflitta ai due consiglieri era di tre mesi. In realtà è di tre anni. Il dispositivo è stato rettificato e messo a conoscenza dei diretti interessati. Per entrambi la procura aveva chiesto l’assoluzione con formula piena. I due colleghi di scranno hanno accolto la loro condanna con profondo rammarico.
Gioveni, come suo solito, ha affidato a Facebook le proprie considerazioni: «Cosa devo vedere più? A cosa devo assistere più? Cosa devo subire più? Possibile che si possano commettere questi errori? (Se errori vogliamo chiamarli?) – attacca riferendosi alla modifica della condanna -. Da una richiesta di assoluzione totale da parte del pm (che normalmente un giudice conferma nelle proprie sentenze) si passa direttamente a tre anni! Voglio evitare di commentare, tanto di fronte a questa ennesima assurdità, ognuno può trarre le sue conclusioni. Una cosa è certa: io non mollo, ora più che mai!».
Durante la prima seduta di commissione consiliare dopo la sentenza, tanti i consiglieri condannati che si sono presentati in aula. Il clima era surreale: man mano che i colleghi sono arrivati ci sono state strette di mano, scambi di abbracci. Quasi tutti hanno scelto di trincerarsi nel silenzio. A parlare è stato il capogruppo di Forza Italia Giuseppe Trischitta: «È una pagina dolorosa, non ritengo si debbano dimettere, sono convinto che non abbiano commesso alcun reato. Pensavamo un po’ tutti che ci sarebbe stata un’assoluzione. Non ci aspettavamo pene così severe. Il tribunale per un omicidio colposo ha inflitto condanne a tre anni, in questo caso per un danno quantizzato in 100/120 euro pene di quattro anni e 10 mesi. Non comprendo come mai non siano state applicate le attenuanti generiche».
Di diverso avviso invece Chiara Sterrantino, coordinatrice cittadina dell’associazione politica Scuola Politica: «Le pesanti condanne ci devono indurre a un atteggiamento di rispetto delle persone coinvolte. In coerenza con il principio di presunzione di innocenza, fino a sentenza definitiva. Ma sul piano politico riteniamo che tutti i consiglieri condannati in primo grado debbano immediatamente rassegnare le dimissioni: ormai la dignità politica e morale del mandato popolare affidato loro dai messinesi non è più garantita».