Messina, dal carcere ordini per il traffico di droga La base operativa a casa della sorella di Turiano

Continuava a gestire dal carcere di Gazzi, dove era detenuto, il traffico di droga nel quartiere Mangialupi di Messina. Francesco Turiano non avrebbe mai smesso di gestire i suoi affari. Come hanno dimostrato le indagini della squadra mobile, nemmeno il fatto di essere dietro le sbarre gli avrebbe impedito di dettare ordini. In una delle lettere di cui la squadra mobile è riuscita a ricostruire i contenuti, veniva stilato un elenco degli uomini della criminalità organizzata messinese a cui veniva venduta la droga. «Indicava i nomi di esponenti di grosso spessore criminale del clan di Santa Lucia e accanto ai nomi c’erano anche i quantitativi di marijuana, hashish e cocaina che erano stati ceduti», ha spiegato il vice questore aggiunto Franco Oliveri, a capo della sezione criminalità organizzata. 

Turiano, anche conosciuto come Nino Testa, era stato arrestato il 24 giugno 2013 nell’operazione Refriger. Tuttavia tramite la sorella Carmela, anche lei arrestata oggi, avrebbe continuato a comandare l’organizzazione criminale dedita al narcotraffico. Un gruppo rimasto pienamente operativo, attraverso i colloqui con i familiari e l’uso di pizzini e lettere, scritti con linguaggio criptico, inviati e ricevuti soprattutto grazie alla sorella Carmela, ma anche attraverso altri detenuti. 

Nonostante i contenuti per nulla espliciti, i poliziotti hanno intuito che Turiano non avesse mollato la presa sugli affari dopo l’arresto. Il sospetto che potesse continuare a gestire i traffici illeciti già contestatigli con l’operazione Refriger, ha spinto gli investigatori a posizionare delle cimici in una abitazione del rione Mangialupi, a casa di uno degli arrestati di oggi. I sospetti hanno quindi trovato conferma e i poliziotti sono riusciti a ricostruire un quadro chiaro della struttura gerarchica dell’organizzazione e a capire il modo di agire. Infine è stata anche scoperta la base logistica e operativa del gruppo, dove notevoli quantitativi di droga venivano lavorati, confezionati e smistati per la successiva vendita. La centrale del traffico era casa della sorella di Turiano che la gestiva, insieme agli altri componenti dell’associazione, sotto le strette direttive del fratello.

In manette sono finiti oltre a Francesco e Carmela Turiano, anche Giovanni Panarello, 33 anni, e Salvatore Pino, 30 anni. È ricercata una quinta persona destinataria dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Eugenio Fiorentino, su richiesta dei sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia Maria Pellegrino, Liliana Todaro e Fabrizio Monaco.


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