Arresti domiciliari e sequestro di beni per 60 mila euro eseguiti dai carabinieri e dai finanzieri di Messina nei confronti di Francesco Stagno D’Alcontes, ex primario del Policlinico Universitario cittadino. Oltre a misure interdittive, dall’esercizio della professione sanitaria, nei confronti di due sue collaboratrici. Corruzione e truffa ai danni dello Stato Le indagini, coordinate dalla procura di Messina, […]
Messina: arrestato D’Alcontes, ex primario Policlinico universitario, per corruzione
Arresti domiciliari e sequestro di beni per 60 mila euro eseguiti dai carabinieri e dai finanzieri di Messina nei confronti di Francesco Stagno D’Alcontes, ex primario del Policlinico Universitario cittadino. Oltre a misure interdittive, dall’esercizio della professione sanitaria, nei confronti di due sue collaboratrici.
Corruzione e truffa ai danni dello Stato
Le indagini, coordinate dalla procura di Messina, si sono avvalse di intercettazioni, telefoniche, ambientali e telematiche. Nonché dell’acquisizione di documentazione, disvelando numerosi atti corruttivi e truffe aggravata ai danni dello Stato, accertate fra il maggio 2024 ed il gennaio 2025. Allo stato tali condotte sono ritenute ascrivibili all’allora dirigente dell’Unità Uoc di Chirurgia Plastica presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Martino di Messina.
I numerosi reati contestati, concussione, corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, truffa aggravata ai danni dello Stato, vedono come indagati, in concorso tra di loro, i tre insieme a rappresentanti di svariate aziende farmaceutiche, gravitanti nel mondo della chirurgia plastica. Le quali, a loro volta, avevano rapporti di appalto per la fornitura di prodotti medicali con il Policlinico Universitario di Messina.
Coinvolte anche delle aziende farmaceutiche
Il primario, in particolare, abusando del ruolo di pubblico ufficiale ricoperto, in grado di incidere sul rinnovo degli appalti per la fornitura di prodotti medicali e sullo stanziamento delle relative somme di denaro da parte dell’Azienda ospedaliera universitaria. Per cui avrebbe fatto in modo di ottenere significativi contributi economici dalle stesse aziende farmaceutiche in rapporto di appalto con il Policlinico universitario di Messina. Tutto ciò sotto forma di sponsorizzazioni, iscrizioni e cene sociali, in occasione della organizzazione del congresso promosso dalla associazione, del quale era il responsabile scientifico. L’evento, svoltosi lo scorso anno, in una nota località turistica peloritana, rientrava tra le iniziative volte alla divulgazione scientifica, aggiornamento per i soci e programmi annuali di attività formativa Ecm.
Tali contributi economici venivano ottenuti, nella maggior parte dei casi, mediante semplici richieste o, sporadicamente, mediante minacce esplicite, ai fornitori dell’Azienda Pubblica. In questo caso si prospettavano, come corrispettivo, facilitazioni nel rinnovo dell’appalto per la fornitura dei prodotti medicali, da parte del Policlinico universitario. Oppure la cessazione del rapporto di appalto stesso.
Dall’esame della documentazione contabile della società incaricata di organizzare il congresso di chirurgia plastica, allo stato si è potuto stimare in oltre 700 mila euro, l’ammontare complessivo delle somme di denaro incassate a titolo di sponsorizzazioni, iscrizioni, pernotti e cene sociali dei medici partecipanti all’evento.
Le collaboratrici
Nei confronti dell’allora primario è stato altresì ipotizzato il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Infatti con artifizi e raggiri, avrebbe attestato la sua presenza in servizio mediante l’alterazione di sistemi di rilevamento della presenza all’interno del Reparto. L’obiettivo era di recarsi fuori dal nosocomio per svolgere anche attività professionale privata.
Per la medesima ipotesi, è stata denunciata anche una dirigente medico dell’Azienda Ospedaliera e stretta collaboratrice del primario. Lei infatti avrebbe violato l’obbligo di esclusività assunto con l’Azienda sanitaria, per aver svolto attività sanitaria in ambienti esterni. Talvolta anche in collaborazione con lo stesso primario, conseguendo indebiti compensi altrimenti preclusi.
In diverse circostanze, inoltre, il primario avrebbe permesso, a una ostetrica, di esercitare abusivamente la professione di infermiera di sala operatoria in una clinica privata, per la quale è richiesta specifica abilitazione. Il gip ha così ritenuto di applicare nei suoi confronti la misura cautelare restrittiva degli arresti domiciliari. Lo scopo è di interrompere il suo legame con la rete relazionale creata da questi, impedendo ogni ulteriore compromissione delle prove. Sia la dirigente medica sia l’ostetrica sono state destinatarie della misura interdittiva del divieto di esercitare la professione sanitaria per 12 mesi.
Contestualmente alla misura cautelare personale e alle due interdittive, sono stati eseguiti due sequestri preventivi. Uno per oltre 48 mila euro, nei confronti del primario, quale profitto dei reati di corruttela e truffa aggravata ai danni della P.a. per essersi assentato dal lavoro, alterando i sistemi di rilevamento delle presenze e del sequestro preventivo. L’altro, nei confronti della dirigente medico, per la somma di 9.700 euro, quale provento del reato di truffa aggravata ai danni della P.a. Si tratta delle somme percepite dalla stessa come indennità di esclusività, non ottemperata, con l’Azienda universitaria ospedaliera.