Come tradurre il celeberrimo "Salve, Montalbano sono" in un'altra lingua? Come tradurlo in francese? Questi gli interrogativi cui si è cercato di rispondere durante l'incontro del progettoTesto a fronte sulle traduzioni di Andrea Camilleri tenutosi giovedì scorso
Merci Camilleri!
Bounjour, Montalbano, je suis certamente questa traduzione letterale riesce pienamente nell’intento di rendere la particolare alterità linguistica della frase caratteristica del commissario più famoso dItalia ovvero Salve, Montalbano sono. La domanda che ci si pone è la seguente: come fare a tradurre un’opera di tale complessità in una lingua straniera? Questo è uno degli argomenti trattati allincontro intitolato Testo a fronte. Il ladro di parole. Le traduzioni francesi di Andrea Camilleri svoltosi lo scorso giovedì nellAuditorium dei Benedettini.
Levento è stato presieduto dai traduttori Dominique Vittoz e Serge Quadruppani insieme a Sarah Amrani, Federica di Marco, Fernando Gioviale, Rocco Rositani e Cetty Rizzo. Hanno partecipato anche gli attori Dorothy Armenia, Alfio Gazzetta e Rocco Rositani, che hanno prestato la loro voce per la lettura dei testi e Gregorio Lui si è occupato della musica.
Si è parlato del grande contributo che lo scrittore siciliano Andrea Camilleri (nato a Porto Empedolcle nel 1925) ha dato sia alla letteratura italiana contemporanea che a quella straniera. Si è riflettuto innanzitutto su come lo scrittore, prendendo ispirazione dal maestro Pirandello, ha formulato una lingua che non è la trascrizione del dialetto siciliano. Si tratta, invece, di una reinvenzione del dialetto che recupera una certa quantità di parole contadine, che si sono perse nel tempo. Ma come è possibile tradurre il siciliano di Camilleri nella rigida lingua francese che è strettamente legata alla parlata parigina? I traduttori sono dellopinione che la traduzione dei testi di Camilleri aiuti ad uscire dalla rigidità del francese accademico. Dominique Vittoz si serve della parlata di Lyon la quale si differenzia molto dal francese ufficiale e che quindi riesce a rendere meglio, a suo avviso, le sfumature del siciliano.
Riflettere su Camilleri, sui suoi luoghi, sulla sua lingua ha portato a considerare come lessere siciliani non sia un fatto solo anagrafico, ma una condizione dello spirito. Come ha testimoniato la professoressa Sarah Amrani, le opere di Camilleri riescono a far comprendere e apprezzare agli stranieri la cultura e la società siciliana, molte volte fraintesa e svalutata dai soliti pregiudizi.
Non ci resta dunque che ringraziare il nostro conterraneo per i suoi libri che non deludono mai.
La Redazione ha rettificato alcune imperfezioni presenti all’interno dell’articolo.