Mentre la Formazione entra in sciopero Nelli Scilabra è ancora al suo posto: nno sarebbe il caso di dimettersi di corsa?

PIUTTOSTO CHE FARSI ‘SBARELLARE’ DA DUE MOZIONI DI CENSURA, L’ASSESSORE FAREBBE BENE A RASSEGNARE LE PROPRIE DIMISSIONI. ANCHE PERCHE’ I FATTI GRAVI EMERSI, OLTRE CHE INTERESSARE LA POLITICA, DOVREBBERO ESSERE OGGETTO DI RIFLESSIONI E DI AZIONI DA PARTE DI ALTRI SOGGETTI

La settimana politica e parlamentare che si apre oggi in Sicilia dovrà affrontare il solito argomento: il flop dei tirocini formativi, questione che ha tenuto banco tutta l’estate. E lo sciopero dei dipendenti della Formazione professionale che prende il via proprio stamattina, assieme alle proteste dei circa mille e 800 dipendenti degli ex Sportelli Multifunzionali licenziati dal Governo regionale di Rosario Crocetta e presi in giro con la sceneggiata del Ciapi di Priolo.

Sono questioni strettamente interconnesse perché legate da un denominatore comune: l’inadeguatezza dell’attuale Governo regionale – e in particolare dell’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra – ad affrontare e risolvere questi problemi.

Le novità, oltre che dagli scioperi che prendono il via stamattina, sono rappresentate da ben due mozioni di censura – una del Movimento 5 Stelle e la seconda delle opposizioni di centrodestra – che puntano a scalzare la già citata assessore Nelli Scilabra.

Bisognerà capire, a questo punto, quando le due mozioni di censura – che potrebbero essere unificate – verranno discusse e votate dall’Assemblea regionale siciliana. Noi ci auguriamo quanto prima. Possibilmente, anche questa settimana.

Il tempo stringe. E non c’è nemmeno bisogno di ricordare che gli scioperi di stamattina sono stati organizzati contro l’attuale Governo e, in particolare, contro l’assessore Scilabra. Se ne deduce che, per riportare la calma nel mondo della formazione professionale e dei servizi formativi, bisogna, in primo luogo, liberare la politica siciliana da un personaggio – l’assessore Scilabra, per l’appunto – che ne ha già combinate troppe.

Qualcuno ha teorizzato l’impossibilità, per Sala d’Ercole, di non riunirsi. Questo perché a Siracusa, un sei sezioni, dovranno essere ricelebrate le elezioni in forza di una sentenza.

Giusto, se c’è una sentenza, far rivotare gli elettori. Ma, in ogni caso, il Parlamento siciliano non è il Consiglio comunale di roccacannuccia: e bene ha fatto il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, a convocare Sala d’Ercole i cui lavori non possono certo essere bloccati da un candidato che, nel collegio di Siracusa, contesta il conteggio dei voti provando a togliere il seggio a uno di tre soggetti che, nel 2012, sono risultati eletti.

Non è la prima volta che succede un fatto del genere. Nel senso che le contestazioni dei candidati fanno parte del gioco. La storia dell’Ars è costellata di casi di deputati che, a metà legislatura, in forza di sentenze, cedevano il posto ad altri.

La novità, in questo caso, è rappresentata dalla chiamata alle urne degli elettori di sei sezioni: ma questo, ragionevolmente, non può bloccare i lavori dell’Assemblea regionale siciliana. Sarebbe una follia!

Voi l’avete mai visto un Parlamento che si blocca per le beghe elettorali di alcuni candidati? Noi, no.

Se questo ragionamento fosse giusto, il Parlamento nazionale del 2001 non avrebbe nemmeno dovuto insediarsi. Allora, con il celebre “61 a zero” inflitto dal centrodestra al centrosinistra, non si capiva a chi dovessero essere assegnati non un seggio, ma alcuni seggi. Questo perché i candidati del centrodestra, nella parte non maggioritaria del conteggio (si votava con il Mattarellum), erano stati tutti eletti e non c’era dove prendere i nomi per assegnare i seggi rimasti senza candidati eletti disponibili.

La vicenda andò avanti per quasi due anni. Ma non per questo il Parlamento nazionale non si è insediato e non ha lavorato.

Con rispetto parlando, il caso delle sei sezioni di Siracusa è importante, ma secondario rispetto alla vita del Parlamento dell’Isola, che non può certo fermarsi per tre mesi per una simile vicenda!

Dicevamo della mozione di censura. In una realtà politica diversa, l’attuale assessore regionale alla Formazione, la citata Nelli Scilabra, si sarebbe già dimessa.

Siamo, infatti, davanti a fatti gravi che, ogni giorno che passa, si arricchiscono di nuovi e inquietanti retroscena. Come la storia, per certi versi incredibile, degli sms che l’ex dirigente generale dei dipartimento Formazione e Lavoro della Regione siciliana, dottoressa Anna Rosa Corsello, ha consegnato agli inquirenti.

In questa storia del flop dei tirocini formativi, per la cronaca, sono in corso due inchieste: una della magistratura penale e una seconda della Corte dei Conti.

Quello che sta emergendo è – lo ribadiamo – incredibile. E non possiamo non manifestare il nostro stupore nel vedere che l’assessore Scilabra, dopo tutto quello che ha combinato e dopo tutto quello che sta emergendo, non abbia ancora trovato la dignità politica per rassegnare le proprie dimissioni.

Siamo davanti a un caso di arroganza del potere che non ci aspettavamo da parte di una ragazza di trent’anni.

Come si sono svolti i fatti è noto ormai a tutti. C’erano, o meglio, ci sono da assegnare 100 milioni di euro di tirocini formativi. Ora, a parte le scelta non originale di utilizzare denaro pubblico per consentire ai giovani di lavorare appena sei mesi presso aziende, con una retribuzione di 500 euro mensili, senza alcuna garanzia di assunzione dopo questo breve periodo, resta il fatto – oggettivo – che il metodo scelto dal Governo regionale per assegnare queste risorse è stato deleterio.

Per assegnare appena mille e 600 tirocini formativi il Governo regionale prima ha licenziato i circa mille e 800 dipendenti degli ormai ex Sportelli Multifunzionali (che si occupavano proprio di questo: di politiche del lavoro). Dopo aver smantellato i già citati Sportelli Multifunzionali, lo stesso Governo ha esautorato gli altri uffici regionali che si occupano di politiche del lavoro e ha chiamato ben quattro società esterne all’Amministrazione regionale!

Ad ognuna di queste società ha assegnato particolari compiti non in forza di quattro evidenze pubbliche per consentire alla Regione di utilizzare i servizi di chi offriva il proprio lavoro alle condizioni più vantaggiose per la Pubblica amministrazione, ma sulla base di affidamenti diretti!

Dunque, mentre la Regione continua a pagare i propri dipendenti, la stessa Amministrazione regionale paga altre quattro società per lavori che avrebbero dovuto essere svolti dagli uffici della stessa Regione! Un’assurdità che – ne siamo certi – la Corte dei Conti sanzionerà, facendo pagare i danni a chi ha provocato questa inutile duplicazione.

Non solo. E’ già emerso – ed è già agli atti di questa incredibile storia – che presso una di queste società assoldate con affidamento diretto vi prestano servizio amici, parenti e mogli di personaggi che lavorano, con tanto di contratto, presso il gabinetto dell’assessore Scilabra! Un’altra storia incredibile che, oltre che la politica, dovrebbe riguardare la magistratura penale.

Davanti a fatti così gravi – ribadiamo: già acclarati – ancora stiamo a discutere se l’assessore Scilabra, che già dovrebbe essere a casa, si debba dimettere o meno.

In tutto questo non si capisce se i mille e 600 tirocini assegnati sono corretti o meno. Sono stati assegnati non attraverso una corretta analisi dei curricula, ma sulla base di una discutibile gara di velocità al computer: un’altra assurdità che ha fatto fuori migliaia di giovani disoccupati siciliani che non si dilettano con internet.

Su questo e su altri aspetti c’è già un’azione collettiva del Codacons che potrebbe sortire effetti clamorosi.

Insomma, in questa storia c’è di tutto e di più. Ma c’è, in primo luogo, un Governo inadeguato con un assessore che in una Regione ‘normale’ sarebbe già a casa da un pezzo.

Quanto agli scioperi dei dipendenti della Formazione e dei dipendenti degli ex Sportelli Multifunzionali diremo la nostra in un articolo che pubblicheremo più tardi.

Anticipando solo un invito ai lavoratori: non fidatevi più di questo Governo e dei sindacati che firmano ‘accordi’ con lo stesso Governo: sono solo delle prese per i fondelli!

 


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