Melilli, sindaco dovrà tornare agli arresti domiciliari Avrebbe fatto parte di un sistema di appalti pilotati

Il sindaco di Melilli Giuseppe Carta dovrà tornare agli arresti domiciliari. La cassazione, infatti, ha rigettato il ricorso che era stato presentato. Dopo l’arresto nell’ambito dell’operazione Muddica che, nel febbraio del 2019, aveva coinvolto amministratori, dipendenti pubblici e imprenditori accusati a vario titolo di avere fatto parte di un sistema per gestire appalti pilotati nel Comune del Siracusano. Il tribunale aretuseo aveva poi revocato la misura cautelare nei confronti del primo cittadino, disponendone la scarcerazione. 

Dagli scuolabus ai pali dell’illuminazione, dai tabelloni elettorali all’accoglienza dei migranti. Sarebbero stati questi i settori in cui gli indagati avrebbero provato a prendere molliche e molliconi. Il rimando al cibo – da cui aveva preso il nome anche l’operazione della polizia di Stato – arriva da una frase intercettata pronunciata proprio dal primo cittadino: «Quando c’è il mollicone c’è il mollicone, quando c’è la mollica c’è la mollica e ci prendiamo la mollica».  

Il pubblico ministero Tommaso Pagano aveva proposto appello al Riesame di Catania che aveva annullato la scarcerazione. L’avvocato difensore del sindaco, il legale Francesco Favi, aveva fatto ricorso in Cassazione che, adesso, lo ha rigettato. Per le motivazioni bisogna ancora attendere. Quel che è certo, intanto, è che il primo cittadino torna ai domiciliari. Dal momento dell’applicazione della nuova misura cautelare, Carta non potrà espletare le funzioni di sindaco e verrà sostituito dal suo vice Guido Marino.


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