Il rettore a capo del coordinamento degli atenei siciliani, parla dei corsi realizzati a Enna, grazie alla fondazione dell'ex senatore Crisafulli. «Finora ho assistito a una pervicacia da parte di questi signori, un atteggiamento arrogante. Ci deve essere qualcuno che prenda una responsabilità politica»
Medicina in rumeno, il rettore Pignataro attacca «Miur può chiedere l’intervento della Procura»
«Finora ho assistito a una pervicacia da parte di questi signori, un atteggiamento arrogante che mi lascia stupefatto». Giacomo Pignataro, rettore dell’ateneo di Catania e a capo del Coordinamento degli atenei siciliani, abbandona per qualche istante l’aplomb che lo contraddistingue e arriva a ipotizzare l’intervento della magistratura. Obiettivo del suo stupore sono i responsabili dei corsi in Medicina e Professioni sanitarie dell’università romena Dunărea de Jos di Galați organizzati a Enna. Un’iniziativa portata avanti dalla srl Fondazione Proserpina guidata dal senatore del Partito democratico Vladimiro Crisafulli. Il magnifico, assieme ai colleghi di Palermo e Messina, ha presentato ieri una lettera all’Assemblea regionale siciliana, consegnandola al presidente Giovanni Ardizzone.
Obiettivo dei rettori siciliani è che l’Azienda sanitaria provinciale ennese interrompa la convenzione che permette di effettuare le attività didattiche necessarie per un corso in Medicina all’interno dell’ospedale Umberto I di Enna. «Il minimo che si dovrebbe fare è sospendere ogni collaborazione in attesa che si faccia chiarezza», spiega Pignataro. «Se è vero che l’Asp ha una sua autonomia, si tratta comunque di Aziende del Sistema sanitario nazionale e quindi della Regione – afferma il rettore – Ci deve essere qualcuno che prenda una responsabilità politica».
«La legge riserva la materia sui protocolli di questo genere a regioni e università – continua Giacomo Pignataro – La Fondazione Proserpina, che non è nemmeno una fondazione, è tutt’altro che un’università». «La Regione non può obbligare un’Asp a dare o meno qualcosa, né autorizzare alcuna università. Cosa che può fare soltanto il ministero», dice dal canto suo l’ex assessore regionale alla Sanità Baldo Gucciardi. «L’unica convenzione vigente è quella dell’Asp di Enna, che risale al 2014 ed è stata sottoscritta dal commissario straordinario» e la srl Fondazione Proserpina. Ma intanto le lezioni preparatorie al test di accesso vero e proprio e ai corsi in romeno continuano.
Il ministero dell’Istruzione ha già presentato una diffida formale, alla quale si è aggiunta lunedì una nota ufficiale del capo dipartimento del Miur Marco Mancini indirizzata anche al prefetto Fernando Guida e al procuratore Calogero Ferrotti. Un documento che richiama due pareri sollecitati in queste settimane: quello della Presidenza del consiglio, Dipartimento per le politiche europee, e dell’Avvocatura dello Stato. Una reazione che secondo il rettore dell’università romena Iulian Gabriel Bjrsan è «sopra le righe». «Mi sento di assicurare che i corsi di Medicina e Professioni sanitarie si svolgeranno nel pieno e totale rispetto della normativa comunitaria», garantisce Bjrsan.
Rassicurazioni che non convincono i colleghi siciliani, che si rivolgono agli attori isolani della vicenda. «Come si fa a dire, davanti a documenti del genere, “Continuiamo”? – si chiede Pignataro – Dovrebbe essere altro l’atteggiamento». E continua: «Vorrei sperare che, adesso che il tiro si alza ulteriormente, si fermino. Regione e Asp devono prendere atto che ci muoviamo in un campo in cui il Miur chiede l’intervento anche della procura».