Il gup del Tribunale di Marsala, Francesco Parrinello, si è pronunciato nell'ambito del processo sull'assassinio di Rafik El Mabrouk e Alì Essid. L'accusa aveva chiesto l'ergastolo. All'origine del delitto le attenzioni rivolte da una delle vittime a una ballerina di un night locale
Mazara, uccisero per gelosia due migranti Condannati a venti anni i cugini Centonze
Vent’anni. È quanto dovranno scontare Pietro e Domenico Centonze, per il duplice delitto di Rafik El Mabrouk e Alì Essid, di 31 e 34 anni, uccisi a colpi di fucile la notte del 3 giugno 2015, nelle campagne al confine tra Marsala e Mazara del Vallo. A stabilirlo è stato il gup del Tribunale di Marsala, Francesco Parrinello, nella sentenza del processo che si è svolto con rito abbreviato.
L’accusa, rappresentata dalla pm Anna Sessa, aveva chiesto per i due cugini – entrambi parenti del capomafia ergastolano Natale Bonafede – la condanna all’ergastolo. Non accolta l’aggravante dei futili motivi.
Pietro Centonze, che dopo l’arresto, avvenuto nei primi giorni di luglio dello scorso anno, fu rimesso in libertà, è stato oggi nuovamente arrestato dai carabinieri mentre si trovava, in compagnia del proprio avvocato, in un bar nei pressi del Tribunale.
Stando alla ricostruzione dei carabinieri, i Centonze agirono in seguito alle attenzioni che El Mabrouk, la sera dell’omicidio, aveva rivolto a una ragazza di origine rumene, che lavorava in un night di Mazara. Nei confronti della donna, Domenico Centonze nutriva una passione, sconfinata nella gelosia, quando l’uomo la vide scambiarsi il numero di telefono con il tunisino.