Maurizio Caserta, al via nuovo progetto politico «Non è candidatura a future elezioni cittadine»

Si chiama Mediterraneo, Sicilia, Europa. Progetto Maurizio Caserta ed è un’associazione senza scopo di lucro nata da un’idea del docente di Economia politica dell’ateneo catanese. La presentazione del programma è fissata per questo pomeriggio alle ore 18.30 all’hotel Sheraton ed è l’ennesima scommessa sul territorio per l’ex candidato a sindaco di Catania con il movimento Fondazione aperta. A fianco a lui, nell’ennesima sfida lanciata alla società civile siciliana e catanese ci sono i soci dell’associazione Emma Averna, Sofia Di Maria Santuccio e Aldo Premoli, quest’ultimo pure autore del libro scritto insieme a Caserta e omonimo al progetto. 

Un testo e un programma di intenti che verranno introdotti dal direttore della rivista Limes Lucio Caracciolo e dal presidente di Internacional science council nonché professore emerito dell’università Statale di Milano Alberto Martinelli, nel corso dell’appuntamento di pomeriggio. L’entusiasmo è forte in Caserta così come la consapevolezza che «è necessaria una riflessione sulle scelte fatte in passato dalle amministrazioni, ovvero decisioni che andavano bene prima ma non più oggi», anticipa a MeridioNews. Che coglie l’occasione per discutere con il docente della sua nuova idea, degli intenti di Mediterraneo, Sicilia Europa. Progetto di Maurizio Caserta e degli scenari politici attuali e futuri per la città di Catania. 

Professore, qual è l’idea che sta alla base del progetto?

«Il risultato dell’osservazione della realtà siciliana. La riflessione parte dai continui sbarchi di immigrati sulle coste siciliane – eventi spesso caratterizzati dalla morte – e arriva al ruolo ricoperto dalla nostra società nel panorama nazionale ed europeo. Qual è? A questa domanda ancora non abbiamo trovato una risposta ma forse alla Sicilia, nel corso degli anni, è stata imposta un’identità che non le appartiene e che non aveva mai desiderato. Un meccanismo che ha portato a un’inevitabile crisi e al quale bisogna trovare una soluzione». 

Qual è la ricetta contro che avete elaborato per combattere questa crisi?

«Puntiamo ad allargare lo sguardo alla realtà nel suo complesso, dando particolare rilievo al fattore umano, ovvero il contributo offerto dalle persone all’economia e alla società. Un apporto che spesso è carente nella sua valorizzazione». 

Si spieghi meglio, per favore.

«Certo. La funzione umana più alta in assoluto è la conoscenza, nelle sue accezioni di ricerca e di invenzione. L’associazione, quindi, vuole mettere al centro il lavoro intellettuale, quello fatto bene, quello che può diventare pure una forza economica e non solo un patrimonio culturale. Il modo scelto per perseguire questo scopo è la realizzazione di centri studio, laboratori e stage».

Quale sarà il primo passo?

«L’incipit di questo discorso è stato il libro. Le prime azioni si indirizzeranno verso la copertura del vuoto lasciato dalle amministrazioni locali nel terzo settore, quello relativo ai servizi offerti ai cittadini. Intendiamo rafforzarlo perché è troppo carente, così come finora è stato quasi del tutto assente pure il lavoro del mondo dell’associazionismo. C’è molto da fare, stiamo valutando come mettere le basi». 

Per quanto riguarda la carenza del pubblico nel settore che eroga servizi, si riferisce anche al Comune di Catania? E, se sì, il suo progetto ha respiro politico?

«Il progetto è politico, parla di Sicilia e anche del capoluogo ma ciò non significa che si tratta di una candidatura per una futura poltrona da sindaco della città. Per adesso affrontiamo la situazione in generale, senza la quale non ci si può calare nel particolare di ciascuna realtà».

È a conoscenza di altri movimenti simili al suo a Catania o più complessivamente in Sicilia?

«Non saprei ma di sicuro mi auguro una diffusione di tutti quei soggetti che riempiono il vulnus della politica. Considerato comunque che, quest’ultima, non si deve necessariamente riferire a un agone elettorale». 

Ritiene simile al suo progetto quello lanciato qualche mese fa dagli intellettuali catanesi Pietrangelo Buttafuoco e Ottavio Cappelli? Dialogherebbe con loro?

«Li conosco entrambi e li stimo. Non nego che possa nascervi un dialogo». 

L’asse Cappellani-Buttafuoco ha raccolto molta curiosità nella società civile catanese. Ma ce n’è un’altra che è nata all’ombra dell’opposizione all’amministrazione comunale fuori dalle sedi istituzionali, quella tra Lei e l’ex candidato sindaco di Catania bene comune nonché attivista Matteo Iannitti. Come commenta?

«Con Matteo c’è una forte amicizia e una concordanza di intenti su molte cose che non vanno nell’attuale amministrazione catanese. Quest’ultima ha bisogno di essere riformulata, al di là delle classiche idee di sinistra e destra e all’insegna di concetti come libertà, democrazia e multiculturalismo. Sono elementi che così appaiono disordinati e che necessitato di una messa a punto». 

Quando parla di mettere ordine, si riferisce anche alla questione del bilancio del Comune di Catania, una notizia che preoccupa la politica e la società etnea?

«Certo, pure. Ma su questo argomento c’è un parere della Corte dei conti che senza dubbio è più autorevole di me, in materia. Parliamo di fallimento, per intenderci. Se arriverà adesso o dopo, ancora non si sa. Così come non sappiamo se si riuscirà a metterci sopra una pezza ma, attualmente, i dati che abbiamo parlano del Teatro Stabile chiuso e dell’Amt in crisi, e si commentano da soli». 

Cosa pensa della scelta di Paolo Patané come collaboratore del sindaco Enzo Bianco ? Pensa che sia un modo per avvicinare il primo cittadino a quella fetta di elettorato?

«Lo conosco, è un mio amico e lo stimo. Gli ho fatto i miei complimenti e spero che il suo equilibri possa essere trasfuso in un’amministrazione che fa acqua da tutte le parti. Per il resto, onestamente, non saprei».


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