Matteo Salvini, un leghista in Sicilia Le ricette per immigrazione e lavoro

Parlare di corda in casa dell’impiccato. Così potrebbe essere riassunta la strategia elettorale che ha portato Matteo Salvini – parlamentare ed europarlamentare e segretario federale della Lega Nord – in tour stamattina tra Augusta e Catania. Due i temi affrontati: lavoro ed emergenza immigrazione. Proprio nella giornata in cui la città etnea ha assistito a un nuovo sbarco di 163 siriani, eritrei, sudanesi ed egiziani. «L’immigrazione è ormai invasione». Secondo l’onorevole, bisogna «sospendere quella follia che è l’operazione Mare nostrum, un aiuto di Stato agli scafisti; respingere coloro i quali sono clandestini, il 90 per cento delle persone che sbarcano; mandare dei soldi in Africa per aiutare quella gente a casa loro. E soprattutto – prosegue – controllare sanitariamente chi arriva, perché ormai le notizie di ritorno di malattie infettive scomparse in Italia sono sempre più preoccupanti».

Le sue argomentazioni sono quelle utilizzate – con un linguaggio più naif – da Giulia, 17 anni. Studentessa al liceo classico, si aggira tra la folla assiepata in attesa di Salvini con una maglietta con su scritto Stop all’immigrazione clandestina. A portarla all’inaugurazione del Punto Lega in via Macchi, facendole saltare un giorno di scuola, sono stati i genitori. «Non è giusto fare sbarcare persone in Sicilia», afferma cercando con lo sguardo l’approvazione delle tre amiche che sono con lei. «Magari si potrebbero farli stare dove sono e garantire una vita migliore. Arrivano qui e non hanno una vita buona». Di diverso avviso una passante. «Ma picchì nun sa pigghiunu che politici!», esclama facendosi il segno della croce.

«Con Maroni ministro degli Interni non c’erano sbarchi, non c’erano partenze, non c’erano morti», snocciola rapidamente Matteo Salvini, riferendosi al periodo in cui l’ex segretario leghista Roberto Maroni era a capo del Viminale. «L’alternativa è fare quello che faceva lui: spendere in Africa, per fare strade, scuole e infrastrutture. Là». Ma dal 2011 lo scenario internazionale era completamente diverso, erano diversi gli interlocutori. «La Primavera araba, sostenuta da quei fenomeni dell’Europa e dagli Stati uniti – esclama quasi con disprezzo – Adesso paghiamo l’inverno». Per Salvini la soluzione è una: «Respingere, difendere i confini. Fare quello che fanno gli altri stati: Spagna, Francia, Svizzera, Inghilterra», dice.

Tema legato a doppio filo con l’immigrazione è l’economia. «L’euro è una moneta criminale, che ha massacrato l’economia a Milano e a Catania. Prima usciamo dall’euro, prima torniamo a correre, a lavorare e a sorridere», spiega. «Chi vota la Lega il 25 maggio, a Treviso a Catania, la vota per il lavoro, perché stiamo cercando di cancellare quell’infamia che è la legge Fornero». E poi esorta quanti sono raccolti per strada a firmare la petizione lanciata dal suo partito. «Se arriviamo a 500mila firme cancelliamo quella schifezza». Per l’europarlamentare «il problema è siciliano, lombardo, toscano, perché è gente che gira senz’arte né parte, senza casa né lavoro, è non è una cosa degna», dice ritornando al tema migrazione.

Il partito fondato da Umberto Bossi alle elezioni europee corre con alcune liste autonomiste e nel collegio isolano ha come candidato l’ex presidente del Catania Calcio Angelo Attaguile, deputato dell’Mpa di Raffaele Lombardo, originario come lui di Grammichele.  Ma la storia originaria della Lega era drasticamente orientata verso sentimenti di odio verso il Meridione. Roma ladrona? Gli slogan che inneggiavano all’Etna e al Vesuvio? «La Sicilia è una terra stupenda, amministrata malissimo», liquida la faccenda Matteo Salvini. Se ci aiutano, prosegue, «io vado volentieri oggi a Catania e a Lamezia Terme, domani a Taranto e a Napoli e mercoledì a Roma. La brava gente merita ascolto ovunque». E conclude con un messaggio che suona come un bizzarro «volemose bene»: «Siamo autonomisti, abbiamo candidati tirolesi e siciliani. L’autonomia fa bene da Nord a Sud».


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Sembrano dimenticati i tempi in cui la Lega inneggiava all'Etna e al Vesuvio. «Siamo autonomisti, abbiamo candidati tirolesi e siciliani. L'autonomia fa bene da Nord a Sud», spiega il deputato ed europarlamentare, segretario del partito fondato da Umberto Bossi. Nel suo tour elettorale ha fatto oggi tappa ad Augusta e a Catania. Proprio nella giornata che ha visto l'ennesimo arrivo di migranti. «Con Maroni ministro degli Interni non c'erano sbarchi, non c'erano partenze, non c'erano morti»

Sembrano dimenticati i tempi in cui la Lega inneggiava all'Etna e al Vesuvio. «Siamo autonomisti, abbiamo candidati tirolesi e siciliani. L'autonomia fa bene da Nord a Sud», spiega il deputato ed europarlamentare, segretario del partito fondato da Umberto Bossi. Nel suo tour elettorale ha fatto oggi tappa ad Augusta e a Catania. Proprio nella giornata che ha visto l'ennesimo arrivo di migranti. «Con Maroni ministro degli Interni non c'erano sbarchi, non c'erano partenze, non c'erano morti»

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