Massoni, artisti e un armiere sulla violenza di genere Papatheu: «Niente pregiudizi, solo diversi punti di vista»

Massoni, artisti, scrittoridocenti, medici e anche un armiere. Riuniti per parlare di violenza di genere. Ha una composizione inusuale il tavolo dei relatori al convegno di domattina alla Biblioteca Ursino Recupero, al monastero dei Benedettini di Catania. «Ho voluto dare un taglio più complesso alla tematica e non fare parlare soltanto lo specialista – spiega Katerina Papatheu, docente di Greco moderno di Unict e moderatrice dell’incontro – Domani ci saranno più punti di vista coinvolti: quello giuridico con Giuseppe Vecchio (ex preside di Scienze Politiche, ndr) perché, se questi fenomeni capitano, vuol dire che il giurista è distratto; quello dei medici che prestano il primo intervento alle vittime di violenza e si trovano a gestire non solo le ferite del corpo, ma anche un trauma psicologico; e quello dei giornalisti e scrittori». Due tra i relatori saranno: Cristina Obber, «che ha spesso trattato nei suoi libri il tema dell’omosessualità femminile e quindi la violenza all’interno della famiglia e dei coetanei», spiega Papatheu, e Francesco Zarzana, «che nei suoi  scritti e nelle pièce teatrali portate in tutto il mondo racconta le storie sconosciute delle donne migranti, ma anche di una figura nota come la giornalista Anna Politkovskaja, raccontandola come donna e madre». A organizzare l’incontro è l’associazione Mani Amiche onlus, tra i gruppi vicini alla catanese Garibaldi 315, «fra le logge più antiche e gloriose d’Italia», che fa parte dell’Ordine massonico nazionale Grande oriente d’Italia. Di cui è Grande Ufficiale proprio Salvo Pulvirenti, presidente della onlus, a cui sono affidate le conclusioni dell’incontro. «Spesso si ha una visione distorta legata a stereotipi – spiega Papatheu – Nella loggia ci sono soprattutto imprenditori che, senza pubblicità, fanno tanta beneficenza». Le donne, tuttavia, non sono ammesse se non come membri onorari.

Papatheu spiega il percorso che l’ha portata a organizzare l’incontro, distante dai suoi ambiti d’insegnamento universitario. «Ho lavorato per 15 anni nelle scuole, con le assistenti sociali e la procura per casi di bambini e bambine dagli 11 ai 13 abusati dai genitori, spesso rispettabili professionisti», racconta la docente. La sua posizione, però, si discosta da quella portata avanti dalle femministe. «Parlare di donne oggi è alla moda – spiega – Personalmente non credo ci sia solo il femminicidio, così come non credo alle questioni di gender. Ogni violenza è verso l’identità di un individuo, che sia uomo o donna». Per questo la docente rivendica la composizione a maggioranza maschile dell’incontro. «Sul tema c’è tanta letteratura femminile e poca attenzione da parte degli uomini – le fa eco Zarzana, noto in città per essere stato l’organizzatore del Book Festival – Eppure il punto di vista maschile è fondamentale, perché dobbiamo parlarne tutti insieme». Cosa che lo scrittore e regista teatrale intende fare nelle sue opere. Una tra tutte, quella che racconta la storia di «una giovane francese, dalla vita difficile, finita in un istituto di correzione per ragazze difficili per aver dato uno schiaffo. Dopo il suo suicidio, nel ’50, lo Stato si pose il problema della reale utilità di queste strutture e decise di chiuderle – racconta Zarzana –  Questa ragazza avrebbe potuto essere una brava cittadina, una brava mamma e invece i suoi sogni si sono infranti per uno schiaffo».

Ad aprire il convegno con i suoi saluti sarà il sindaco Enzo Bianco. Tra gli interventi programmati, oltre ai rappresentanti di Avis e Cri, ci sarà Francesco Scialfa, artista che firma la locandina dell’evento: una donna, una vittima, attanagliata da una piovra. Insieme a lui anche Francesco Zaccà, ex presidente di Mani Amiche onlus, direttore responsabile di Kosmos315 – rivista di studi esoterici, storici e filosofici – e presidente degli Armieri di Confcommercio. Insieme a lui, anche Ninni Tedesco, presidente della loggia Garibaldi 315. «Questi sono i veri imprenditori di Catania – commenta Papatheu – Hanno fatto sostanziose donazioni proprio alla biblioteca Ursino Recupero, così come hanno regalato autoambulanze o incubatrici agli ospedali». Eppure la loro presenza a un convegno che mira esplicitamente a parlare di donne – il sottotitolo è «Parole di una questione femminile» – sembra stridere con le convinzioni della massoneria. La presentazione sul sito della loggia Grande oriente d’Italia così recita: «I massoni hanno stima, rispetto e considerazione per le donne. Tuttavia, essendo la massoneria l’erede della tradizione muratoria operativa, non le ammette nell’ordine». «È perché sono tradizionalisti, ma non nel senso di reazionari – conclude Papatheu – Le donne non possono partecipare alle riunioni del Tempio, perché si tratta di un rito, ma possono essere membri onorari. Titolo di cui io stessa mi fregio».

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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