Mancano soldi per gli operai, stop all’erogazione idrica Debiti per 250 milioni, Eas posta in liquidazione coatta

Mancano i soldi per pagare gli operai nel giorni festivi e l’erogazione acqua viene sospesa. Accade nel Trapanese, dove il sindaco di Castellammare del Golfo Nicola Rizzo punta il dito contro l’Eas, l’Ente acquedotti siciliani da oltre dieci anni in crisi finanziaria e al centro di una procedura di liquidazione. Il disservizio si è registrato in più quartieri della città. «I disagi nell’erogazione dell’acqua si sono verificati per l’accavallarsi delle festività – dichiara il primo cittadino – l’Eas, per mancanza di fondi, non consente ai suoi operatori di aprire e chiudere le saracinesche per l’erogazione dell’acqua nei giorni festivi». Alla sospensione del servizio contribuisce anche la mancata autorizzazione agli operai comunali di intervenire. «Abbiamo interpellato l’ente, con nota ufficiale inviata per conoscenza alla prefettura, perché faccia riprendere il servizio permettendo al nostro personale di operare», prosegue Rizzo.

L’Eas è stato messo in liquidazione nel 2004. Da allora la procedura è in corso e, una settimana fa, ha portato la giunta Musumeci a deliberare la liquidazione coatta dell’ente, così da liberare la Regione dalle passività, bloccando al contempo tutte le procedure di pignoramento. La crisi finanziaria è stata certificata una volta di più, a febbraio, dai revisori dei conti: il collegio ha messo nero su bianco lo stato d’insolvenza, quantificando il disavanzo in 250 milioni di euro

Le criticità sono state ribadite anche a fine marzo, in una relazione dell’Ufficio speciale per la chiusura delle liquidazioni della Regione. Nel documento si legge che «la fatturazione del servizio, seppure reso, è divenuta impossibile» per la mancanza di soldi per garantire la manutenzione dei contatori, con la conseguenza che l’ente si trova facilmente a soccombere davanti ai ricorsi degli utenti che mettono in discussione la corretta lettura dei consumi. Ma l’aumento delle passività è legato anche ad altro: «L’ente si trova impossibilitato ad adeguare la tariffa di vendita, subendo invece l’aumento in fase di acquisto da Siciliacque spa – scrive la dirigente Rossana Signorino nella proposta di deliberazione della liquidazione coatta -. Basti pensare che acquista da Siciliacque a 69 centesimi al litro ed è costretto a rivenderla a 62 centesimi».

La progressiva dismissione, nel corso degli anni, del servizio di gestione idrica ha fatto sì che oggi Eas si occupi dell’erogazione soltanto in parte delle province di Trapani e Messina. Nel primo caso sono interessati, oltre a Castellammare del Golfo, i centri di Buseto Palizzolo, Custonaci, Erice, Favignana, Gibellina, Paceco, Partanna, Salemi, Santa Ninfa, San Vito lo Capo, Valderice e l’acquedotto sottomarino di Favignana; mentre nel Messinese i comuni di Casalvecchio Siculo, Forza d’Agrò, Savoca, oltre che l’acquedotto intercomunale che serve Roccavaldina, Valdina e Venetico

A dire il vero, stando alla legge regionale del 2017 sulle disposizioni correttive alla finanziaria, i cui termini sono stati prorogati dalla legge di stabilità dell’anno successivo, questi stessi Comuni da oltre sei mesi dovrebbero avere già preso in carico la gestione del servizio, incamerando nei bilanci le tariffe dei servizi. Ciò però non è avvenuto e a nulla è servito l’invio dei commissari nei Comuni inadempienti. Il Tar, infatti, ha accolto il ricorso delle amministrazioni locali, sospendendo gli effetti della decisione della Regione e rinviando a novembre la trattazione nel merito. A riguardo il sindaco di Castellammare, che è anche presidente dell’assemblea territoriale idrica (Ati), ricorda che i «i consigli comunali dei Comuni dell’Ati hanno espresso parere negativo alla presa in carico delle reti in assenza di adeguato piano economico e regolamentazione del regime transitorio del passaggio per salvaguardare le finanze e l’organizzazione dei comuni interessati».

Per quanto riguarda gli operai in carico all’Ente acquedotto siciliani, nella delibera del governo regionale si ricorda che da metà gennaio è stata siglata una convenzione con l’Esa, l’ente sviluppo agricolo, per «il trasferimento delle somme destinate al pagamento degli emolumenti».


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