In attesa della giunta convocata da Musumeci, il vicepresidente punta il dito contro la segretezza del voto sulle norme finanziarie. «A Roma lo scrutinio palese è la regola, mentre quello segreto non è consentito nelle votazioni concernenti le leggi di bilancio»
Maggioranza nel caos, Armao attacca l’Ars «Il voto segreto riserva di inciviltà politica»
«La scelta tra voto palese e segreto non può essere affidata a valutazioni di opportunità o peggio ancora di opportunismo. Ed in questo il Parlamento siciliano è una riserva di inciviltà politica e giuridica che genera paralisi». In attesa di capire quale sarà la strategia del governo di Nello Musumeci che ha convocato la giunta dopo la Caporetto di ieri all’Ars, il vicepresidente e assessore all’Economia Gaetano Armao va all’attacco dei deputati e del voto segreto sulle norme finanziarie, definito «un’impostura».
«Sussistono buone ragioni, sia per l’uno che per l’altro dei tipi di voto, ma devono essere ancorati a presupposti effettivi, non al capriccio. Infatti, nel voto segreto è preponderante l’interesse del parlamentare ad esprimere liberamente il proprio voto per vicende attinenti la sfera personale ed i rapporti civili ed etico-sociali, le questioni di coscienza. Mentre in quello palese – continua Armao – prevale l’interesse del Parlamento alla propria legittima composizione e consente la leale espressione delle opinioni. Chi dissente lo fa a schiena dritta e se ne assume la responsabilità, sopratutto quando decide delle finanze dei cittadini».
Premessa a cui l’assessore aggiunge il dato di confronto con il Parlamento di Roma, dove «lo scrutinio palese è la regola, mentre quello segreto non è consentito nelle votazioni concernenti le leggi di bilancio e collegate, e tutte le deliberazioni su qualsiasi disegno di legge e relativi emendamenti che comportino aumenti di spesa o diminuzioni di entrate. Cosa c’è di personale – conclude – in una decisione di finanza pubblica di cui non poter andare a testa alta?».
Lo stesso Musumeci nei mesi scorsi aveva avviato una battaglia contro il voto segreto, definito «indegno», e aveva chiesto al presidente dell’Ars Gianfranco Micciché di «avviare il procedimento parlamentare finalizzato alla modifica del regolamento interno dell’Assemblea Regionale Siciliana, nella parte in cui prevede ancora il ricorso al voto segreto, limitandolo a casi ove siano da decidere soggettivi diritti personali». Richiesta avanzata quasi un anno fa, figlia della consapevolezza del governatore di non avere una maggioranza. Come dimostrato in maniera drammatica ieri quando l’Ars, con voto segreto, ha bocciato l’ossatura della Finanziaria varata dal governo regionale. Oggi altro round con l’aula convocata alle 18.