Il 35enne, arrestato ieri mattina nell'ambito dell'operazione dei carabinieri che ha colpito i mandamenti di Villagrazia e San Giuseppe Jato, si sarebbe ritrovato sulle spalle l'onere di dover ricostruire il clan di Monreale. Un'opera non facile tra estorsioni, intimidazioni e attriti con i vertici del mandamento
Mafia, fisioterapista e presunto capo clan Ciulla, «Il soldato che diventò generale»
«Il soldato ora è diventato generale». La figura di Giovan Battista Ciulla, tra quelle delle 62 persone coinvolte nell’operazione Brasca-Quattro.Zero che ha decimato i mandamenti di Villagrazia-Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato, spicca in maniera particolare. Ciulla è un fisioterapista di Monreale, fa servizio a domicilio. Una persona come tante, un insospettabile. È, tuttavia, figlioccio del genero di Carmelo La Ciura, elemento di rilievo nella mafia monrealese e per questo ogni tanto avrebbe agito per conto della famiglia della cittadina alle porte di Palermo. Dopo l’operazione Nuovo mandamento, che ha azzerato il clan di Monreale guidato da Vincenzo Madonia e dallo stesso La Ciura, Ciulla si sarebbe trovato sulle spalle il gravoso compito di ricostruire e reggere la famiglia.
«A me mi ha stranizzato allora, quando mi hanno detto che a te avevano fatto questo vestitino». Un’investitura, anzi, un vestitino per usare le parole di un interlocutore di Ciulla nel corso di una conversazione intercettata dagli investigatori, che il fisioterapista si sarebbe cucito addosso con non poche ambizioni. Tra i suoi intenti, infatti, ci sarebbe quello di mettere le mani sul controllo dei lavori edili, di sbancamento e scavo in corso su tutto il suo territorio. Un controllo che Ciulla avrebbe applicato tramite la scelta delle imprese, il sistema delle estorsioni con tanto di atti intimidatori per coloro che non avessero accettato la messa a posto. Intimidazioni dalle più classiche – con mezzi incendiati o manomessi – ad altre più fantasiose. Tra le accuse contestate al 34enne, c’è anche quella di aver abbattuto, insieme ad altri tre sodali, 360 piante di mandorlo per poi disporle in forma di croce sul terreno della vittima di turno.
Un atteggiamento spregiudicato quello di Ciulla, che non si sarebbe fatto problemi neanche a incendiare l’auto di Veronica Madonia, figlia di Vincenzo. Agli ordini del fisioterapista, secondo quanto emerso dalle indagini, ci sarebbero stati diversi uomini d’onore, tra cui Onofrio Buzzetta, presunto capodecina di Pioppo, Giuseppe Giorlando, già arrestato nell’ambito dell’operazione Apocalisse e Nicola Rinicella. L’ascesa di Ciulla sarebbe stata dettata direttamente dai vertici del mandamento di San Giuseppe Jato, che comprende anche Monreale, ma il comportamento del giovane avrebbe spesso creato non poche grane al clan, tanto da richiedere l’intervento di Gregorio Agrigento, finito in manette nell’operazione di stamattina con l’accusa di essere il reggente del mandamento del Palermitano. In particolare a destare le preoccupazioni degli jatini era la relazione extraconiugale che Ciulla avrebbe intrattenuto con la moglie di un affiliato detenuto, contravvenendo così alle regole di Cosa nostra. Ma a infastidire gli uomini del mandamento c’era anche il comportamento del 35enne, che avrebbe sistematicamente disertato le riunioni convocate dai vertici e avrebbe gestito in maniera impropria il denaro frutto delle attività illecite.