Antonio Caputo, Emanuele Galati Sardo e Vincenzo Ceraulo sono accusati di avere agevolato gli interessi della criminalità, favorendo le truffe ai fondi pubblici. Nell'inchiesta viene fatta luce sul loro ruolo di operatori di centri di assistenza agricoli
Mafia dei pascoli, i politici coinvolti nella maxi operazione Dall’ex sindaco di Cesarò al primo cittadino di Tortorici
Nella rete della maxi-inchiesta sulla mafia dei pascoli sono finiti anche tre politici. Sono indagati l’ex sindaco di Cesarò Antonio Caputo; l’attuale primo cittadino di Tortorici Emanuele Galati Sardo, che è stato arrestato e posto in carcere; e il consigliere comunale di Randazzo Vincenzo Ceraulo, ai domiciliari. Tutti e tre vengono accusati di aver agevolato i clan di Tortorici non nella loro veste di amministratori pubblici, ma in quanto operatori di centri di assistenza agricoli, gli uffici dove la megatruffa sui contributi dell’Unione europea prendeva corpo. È qui infatti che venivano confezionate le pratiche che avrebbero attestato falsamente che società direttamente o indirettamente riconducibili alle famiglie mafiose dei Nebrodi disponessero di centinaia di ettari di terreni, in realtà di proprietà di ignari agricoltori, in alcuni casi persino morti.
«Determinante» viene definito dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Messina il ruolo di Antonio Caputo. Classe 1967, è stato primo cittadino di Cesarò dal 2007 al 2012, dopo essere stato eletto con una lista civica anche se da sempre legato all’area centrista. Caputo ha però attirato le attenzioni degli investigatori per la sua attività di gestore del Centro di assistenza agricola del suo paese, prima sotto le insegne di Coldiretti e successivamente Acli. È in questa veste che Caputo avrebbe favorito le truffe «avallando – si legge nell’ordinanza – la regolarità delle domande di pagamento mediante l’apposizione delle proprie firme, facendo risultare, attraverso artifici e raggiri, un fittizio trasferimento di titoli dai legittimi proprietari ai beneficiari delle domande. Successivamente – continua il gip – inseriva, a favore dei beneficiari stessi, false attestazioni di conduzione di terreni all’insaputa dei proprietari, procurando agli indagati e alle società loro riferibili illeciti profitti a danno dell’Agea e dell’Unione europea».
Per lui i magistrati di Messina avevano chiesto il carcere, ma il gip non ha disposto misure cautelari. Resta accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa. In particolare nel mirino degli inquirenti c’è il rapporto con Aurelio Salvatore Faranda, 48enne di Sant’Agata di Militello ma operativo su Caltagirone, ritenuto «referente apicale» di tutti gli altri indagati del gruppo Bontempo-Scavo, e indicato già dagli anni ’90 come appartenente al clan dei Tortoriciani. Arrestato nel 2006 per tentata estorsione, Faranda nel 2013 è sottoposto a un anno di sorveglianza speciale e tre anni dopo all’obbligo di dimora a Caltagirone. Oggi come ieri è legato da rapporto di amicizia e di affari criminali a Giuseppe Conti Taguali, già condannato per associazione mafiosa.
Adesso Faranda viene indicato tra i principali organizzatori delle truffe all’Agea, un vero e proprio esperto in materia dopo anni di esperienza, ma non solo. È pure accusato di essere diventato l’incubo per tanti agricoltori vessati da minacce e intimidazioni nel Calatino e di tenere personalmente i contatti con altri clan siciliani: il gruppo di Mistretta, la famiglia Brunetto dell’area ionica e la famiglia La Rocca di Caltagirone. È di questo soggetto che l’ex sindaco Caputo si sarebbe messo a disposizione, non solo come responsabile di fatto del Centro di asssistenza agricola di Cesarò, ma anche usando la sua ditta individuale «per scongiurare l’eventuale sequestro preventivo di beni di una delle società riconducibile agli indagati interessata dalle indagini della Procura della Repubblica di Caltagirone». «Dalle conversazioni – si legge ancora nell’ordinanza – si evince
chiaramente che Caputo, benché alcune
società siano sulla carta riferibili a terzi soggetti, è pienamente a conoscenza che il punto di riferimento
per la gestione delle stesse è costituto da Aurelio Salvatore Faranda».
Se per Caputo il gip non ha concesso la misura cautelare, è finito invece ai domiciliari l’attuale sindaco di Tortorici Emanuele Galati Sardo in quanto gestore del Centro di assistenza agricola Liberi professionisti di Tortorici. Anche per lui l’accusa è di concorso esterno all’associazione mafiosa e truffa, per aver agevolato il clan dei Bontempo Scavo. Il primo cittadino è già stato sospeso dalla carica dalla prefettura di Messina. In particolare Galati Sardo avrebbe avuto «ottimi rapporti» con Massimo Faranda, fratello di Aurelio Salvatore.
Infine è indagato ed è stato posto ai domiciliari anche Vincenzo Ceraulo, 52enne consigliere comunale di minoranza a RandazzoA ed ex assessore del precedente sindaco Michele Mangione. Come responsabile del Centro di assistenza agricola Liberi Agricoltori di Randazzo, è accusato di truffa aggravata dall’aver favorito il clan dei Batanesi. In particolare a curare le pratiche sistemate da Ceraulo, che in serata è stato sospeso da consigliere con un provvedimento della prefettura di Catania, sarebbe stato Agostino Antonino Marino, detto Nino Gammazza, arrestato oggi con l’accusa di essere uno degli organizzatori e ispiratori delle truffe all’Agea a favore del clan dei Batanesi.