Mafia, accuse per Piddu Madonia e altri boss Nuove indagini sulla guerra nel Nisseno

Un tentato omicidio nella piazza centrale di Niscemi durante la festa del patrono. Ignari passanti coinvolti. Personaggi passati alla storia criminale. Sono solo alcuni degli elementi della sanguinosa guerra di mafia tra Cosa Nostra e la Stidda gelese che nei primi anni ’90 ha tenuto sotto scacco il territorio nisseno e i cui dettagli vengono alla luce solo adesso. Dopo l’operazione Rewind che lo scorso febbraio ha chiarito la dinamica di una lunga serie di rappresaglie di stampo mafioso, ieri sono state eseguite otto ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti nomi di spicco di Cosa nostra e Stidda. Consegnati anche cinque avvisi di conclusioni delle indagini. I due clan – la famiglia Russo (che faceva riferimento alla Stidda) e quella di Bartolo Spatola (referente di Cosa nostra) – tra il 1987 e il 1992 erano coinvolti in una spietata guerra per la conquista del territorio.

Giuseppe “Piddu” Madonia

Su tutti risalta il nome di Giuseppe Piddu Madonia, latitante dal 1983 al 1992, capo indiscusso e a lungo anonimo della cosca legata a Cosa nostra, scoperto solo grazie alle indagini di Giovanni Falcone. Destinatari dell’ordinanza anche Giancarlo Maria Lucio Giugno, Salvatore Calcagno, Pasquale Trubia e Giovanni Passaro (già coinvolti nell’operazione Rewind), Raimondo Giuseppe Romano, Salvatore Vallone (arrestato a Metzingen, in Germania, dove si era trasferito dopo essere uscito dal carcere, nel 2009) e Nunzio Emmanuello (già condannato all’ergastolo nel 1996, esponente della famiglia mafiosa gelese). Notificate anche le conclusioni delle indagini ad altre cinque persone coinvolte a vario titolo nell’operazione. Si tratta di Emanuele Argenti, Salvatore Russo, Vincenzo Russo, Antonino Pitrolo e Salvatore Mastrantonio.

Le indagini sono partite grazie alle rivelazioni di numerosi collaboratori di giustizia, tra i quali Giuliano Chiavetta e lo stesso Antonino Pitriolo, già testimoni nel processo per l’omicidio del giovane Pierantonio Sandri. Così è stato possibile fare luce sugli omicidi ai danni di due esponenti della Stidda niscemese: Paolo Nicastro (ucciso a Niscemi il 15 luglio del 1991) e Salvatore Campione (ammazzato l’8 settembre). Mandanti ed esecutori di questi due assassini sono Madonia, Argenti, Pitrolo, Emmanuello, Passaro, Calcagno, Giugno, Romano e Trubia. In mezzo alle due esecuzioni, il tentato omicidio compiuto in maniera plateale nella piazza centrale di Niscemi durante la festa del patrono del paese ai danni di due dei mandanti di Cosa Nostra, Antonino Pitrolo e Salvatore Calcagno. Nella sparatoria, il 3 agosto del 1991, oltre a Calcagno rimasero feriti anche tre ignari passanti. Secondo le forze dell’ordine, responsabili dell’azione sono stati Russo, Vallone, Russo e Mastrantonio.

Grazie all’operazione di ieri – coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania – risulta ulteriormente colpito il clan di Cosa nostra guidato da Giugno, Calcagno e Giuseppe Amedeo Arcerito.

 

[Foto di Clarita82]


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Risolti altri due omicidi e una strage mancata avvenuti negli anni '90, durante la sanguinosa faida tra Cosa nostra e Stidda per il controllo del territorio. Dopo l'operazione Rewind che lo scorso febbraio ha fatto luce su una lunga catena di ritorsioni, ieri sono state emesse otto ordinanze di custodia cautelare in carcere e cinque avvisi di conclusione delle indagini per altrettanti nomi di spicco della criminalità organizzata. Il lavoro degli inquirenti è sostenuto anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia

Risolti altri due omicidi e una strage mancata avvenuti negli anni '90, durante la sanguinosa faida tra Cosa nostra e Stidda per il controllo del territorio. Dopo l'operazione Rewind che lo scorso febbraio ha fatto luce su una lunga catena di ritorsioni, ieri sono state emesse otto ordinanze di custodia cautelare in carcere e cinque avvisi di conclusione delle indagini per altrettanti nomi di spicco della criminalità organizzata. Il lavoro degli inquirenti è sostenuto anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia

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