Andare oltre le esplosioni e le spettacolari fontane di lava, per riscoprire uno dei simboli della città. «Non solo un vulcano, ma anche una montagna, che ha richiamato tante persone dall'estero», spiega il regista Marco Pirrello, autore per il primo anniversario dell'inserimento del vulcano nel patrimonio Unesco del video che racconta quattro storie di chi ha deciso di vivere lassù. E che sarà la prima parte di un grande lavoro documentaristico da ben 101 video promosso dall'università di Catania
Madre nostra, l’Etna nel suo lato intimo Un documentario nell’anniversario Unesco
Il vulcano, sinonimo di forza e distruzione. Eppure l’Etna è madre per Marco Pirrello, autore del documentario Madre Nostra: la vita intorno all’Etna. Il lavoro, creato all’interno del laboratorio multimediale di Zammù Tv, l’emittente online dell’università di Catania, è un percorso fatto di interviste e paesaggi attraverso le storie di dieci persone. Sono Boris Benhcke, vulcanologo tedesco, ma da 25 anni sull’Etna. Giuseppe Severini liutaio, milanese, che crea i suoi strumenti musicali a Randazzo. Toti Domina, che con la famiglia si è trasferito sul vulcano in una casa di paglia. E i ragazzi del rifugio Citelli, Daniele Pennisi e Giuseppe Coco, che dividono le loro giornate tra la gestione della ristorazione e il soccorso alpino.
«Volevamo andare oltre la solita visione dell’Etna: oltre che vulcano, è anche montagna. Andare oltre le seppur bellissime immagini delle eruzioni e degli spettacoli esplosivi», spiega il regista Pirrello. Che ammette: «Nonostante il nuovo parossismo non ho sentito l’esigenza di riprenderlo. Perché nel documentario c’è la testimonianza di chi ha sentito il richiamo dell Etna da lontano. Come il liutaio che parla del suo strumento medievale fatto con legno dell’Etna: quello strumento è l’Etna», spiega Pirrello. Il racconto, nella mezzora mostrata ieri in anteprima al Palazzo Platamone, e inserito tra gli eventi delle celebrazioni dal titolo Etna una montagna di civiltà per il primo anno di inserimento come patrimonio dell’umanità Unesco, appare quindi intimo, e rende «anche la fatica di camminare per ore lungo i sentieri».
Alla realizzazione hanno partecipato Lorenzo Di Silvestro e Agata Ventura, come assistenti al montaggio, Stefania Andriani che si è occupata dell’organizzazione generale, e Mauro Sodano, fonico di presa diretta che si è occupato della sonorizzazione del documentario. «Nel video mostriamo quello che noi come cittadini dovremmo fare: testimoniare la presenza del vulcano, così vicino eppure così poco considerato», spiega Sodano. Ma è il professore Luciano Granozzi, delegato del rettore Giacomo Pignataro alla Comunicazione e responsabile di Zammù Multimedia, a inquadrare il lavoro fatto in un contesto più ampio. «Si tratta di una anteprima di un lavoro in progress: vogliamo realizzare una serie di 101 video sul vulcano. Li chiameremo Etw, Etna To World per parlare del vulcano al mondo», spiega il docente di Storia contemporanea. I documentari saranno quindi, in gran parte, realizzati in lingua inglese sottotitolati in inglese, a cominciare dalle quattro storie di Madre Nostra: la vita intorno all’Etna. «Faremo un call for ideas: creeremo una piattaforma creativa per trovare altre storie», conclude Granozzi.
[Foto di Agata Ventura]