Hanno votato i quattro comuni più popolosi; il territorio permane sotto l’influenza del centrosinistra, ma la partita si gioca nel cerchio ristretto della governance dell’Unione dei comuni
Madonie, il nuovo assetto politico dopo le elezioni Domina il centrosinistra, ma sempre senza simbolo
La tornata elettorale dello scorso 11 giugno ha riguardato da vicino il territorio madonita e il centro urbano di Termini Imerese, andando a rinnovare lo scenario amministrativo e politico.
Si sono recati alle urne i cittadini di 12 comuni, tra cui i più popolosi: Cefalù, Castelbuono, Gangi e Termini Imerese, in quest’ultimo si attende il 25 giugno per l’esito definitivo del ballottaggio fra i candidati Francesco Giunta e Vincenzo Fasone. Per le realtà più piccole le percentuali in termini di preferenze degli eletti hanno superato quasi tutte il 60 per cento, fatta eccezione per Alia, dove il nuovo sindaco Felice Guglielmo l’ha spuntata con poco più del 50 per cento. A Blufi è stato eletto Vittorio Castrianni, a Caccamo Nicasio Di Cola. Una delle porte principali del Parco delle Madonie, Castellana Sicula, sarà amministrata da Franco Calderaro, sulle cui scelte avranno un peso importante i sei consiglieri eletti in quota Pd, mentre a Isnello la poltrona di primo cittadino sarà occupata dal giovane avvocato Marcello Catanzaro. Petralia Soprana ha riconfermato il sindaco uscente Pietro Macaluso, mentre a Sottana Leonardo Neglia raccoglie l’eredità di Santo Inguaggiato. Infine il neo eletto sindaco di Valledolmo è Angelo Conti.
I risultati tracciano il segno della continuità, in particolare a Gangi, dove l’elezione di Francesco Migliazzo – avvenuta appena superata la soglia del quorum, in quanto priva di candidature avversarie – non è che un’ulteriore conferma della straordinaria leadership di Giuseppe Ferrarello, che rimarrà vicesindaco della sua città e da uomo influente della politica madonita si proietta così verso il tema regionale. Rosario Lapunzina è di nuovo sindaco di Cefalù, ottenendo un secondo mandato che pure era sembrato vacillare alla vigilia delle elezioni. Non passa inosservato neanche quanto è accaduto a Castelbuono, dove i cittadini hanno rivoluto fortemente al ruolo di sindaco Mario Cicero per la terza volta, scalzando l’uscente Antonio Tumminello con uno stacco di voti notevole.
Queste valutazioni sono sufficienti a delineare un territorio in cui è ancora il centrosinistra a influenzare la politica in senso strettamente filogovernativo. Nessuno dei protagonisti infatti è legato a un simbolo nazionale né si riconosce a pieno in una politica di partito. Ciò non comporta necessariamente un’armonia tra le parti. Se si pensa alle Madonie come unico grande territorio e non come un mosaico di comuni isolati e slegati, puntando lo sguardo sulla dimensione sovracomunale, la partita è ancora tutta da giocare.
E il terreno è quello della Unione delle Madonie, patto sottoscritto lo scorso marzo da più di 20 comuni e finalizzato all’attuazione della strategia di sviluppo elaborata dal territorio madonita nell’ambito della strategia nazionale aree interne. Finora è stata gestita da un cerchio ristretto che ha disposto delle risorse sopraggiunte e che adesso dovrà dialogare con i nuovi rappresentanti politici che certamente non staranno a guardare.