Ma la sentenza del Tar Sicilia che ha ‘bocciato’ Salvo Taormina e Alessandra Russo non avalla la nomina di Patrizia Monterosso!

I GIUDICI AMMINISTRATIVI NON HANNO MAI DETTO CHE L’ATTUALE SEGRETARIO GENERALE DELLA PRESIDENZA DELLA REGIONE HA I TITOLI PER STARE DOVE SI TROVA. IL DIRSI PROVA A FARE CHIAREZZA IN UNA VICENDA DOVE LA CONFUSIONE SERVE SOLTANTO A NASCONDERE GLI IMBROGLIONI E A GABBARE GLI IMBROGLIATI

La notizia è un po’ ‘vecchiotta’. Noi di LinkSicilia l’abbiamo data una ventina di giorni fa. Nei giorni scorsi è tornata in auge con una ‘lettura’ un po’ diversa dalla nostra. Il tema è quello della sentenza del Tar Sicilia (Tribunale amministrativo regionale) che ha respinto il ricorso di due dirigenti regionali – Salvo Taormina e Alessandra Russo – avverso la nomina di Patrizia Monterosso a segretario generale della Presidenza della regione siciliana.

Il Tar – questa è la ‘lettura’ che abbiamo dato noi – non ha dato ragione alla dottoressa Monterosso. I giudici amministrativi, molto più semplicemente, hanno affermato che i ricorrenti (cioè Salvo Taormina e Alessandra Russo), in quanto dirigenti di terza fascia, non possono accedere al ruolo di dirigente generale e di segretario generale della Presidenza della Regione. E quindi non possono ricorrere contro la dottoressa Monterosso.

Ma avere detto questo non significa – a nostro modesto avviso – come ha scritto qualcuno, che il Tar ha dato ragione alla dottoressa Monterosso. Non sempre il Diritto si può tagliare con l’accetta. Qualche volta occorre il ‘bisturi’: e forse non basta nemmeno….

Sulla vicenda interviene stasera l’Associazione dei Dirigenti della Regione Siciliana – DIRSI che, in un comunicato, ricorda di avere “l’obbligo di difendere e tutelare quel gran numero di lavoratori che vengono indicati da tutti, principalmente dai politici, come causa di tutti i mali, ma sul lavoro dei quali si fondano i soli risultati raggiunti”.

“La situazione, certamente non normale – si legge sempre nel comunicato del DIRSI – per cui oggi il capo della burocrazia regionale (segretario generale) è un esterno, Patrizia Monterosso, che pesa per intero sulle ‘casse’ della Regione per stipendio e prebende varie, è stata considerata da quest’Associazione non solo come una stranezza senza motivazione, ma anche come una violazione dei diritti e delle norme vigenti e per questo motivo, già lo scorso anno, ha intrapreso azioni a tutela della categoria e del buon andamento dell’amministrazione:

ricorso al Tar pendente davanti alla III sezione di Palermo contro le procedure di nomina seguite per la scelta di esterni posti a capo di strutture regionali, per carenza di istruttoria e violazione dei principi di trasparenza e parità di trattamento (mancata informazione sulla vacanza delle posizioni e sui titoli e requisiti di professionalità necessari, gli interni non avuto possibilità di candidarsi né di essere messi a conoscenza dei procedimenti di valutazione eseguita a loro insaputa);

esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti per l’insussistenza dei requisiti necessari per conferire a Patrizia Monterosso l’incarico di segretario generale della Regione siciliana, insussistenza già rilevata e sancita dalla Deliberazione della Giunta di Governo n. 238 del 24 giugno 2010 per la nomina a capo del Dipartimento regionale Istruzione e Formazione Professionale”.

A questo punto il DIRSI entra nel merito della sentenza che riguarda Taormina e Russo: “Il Tar di Palermo, I sezione, si è espresso non riconoscendone la legittimazione a ricorrere in quanto dirigenti regionali di terza fascia, per effetto di una lettura dell’art.11 della legge regionale 20/2003 che non riusciamo ad evincere immediatamente dalla connessione delle parole utilizzate nel testo pubblicato, e già interpretato dall’Avvocatura dello Stato di Palermo nel parere n. 10811/2007 nel senso che consente ormai il conferimento, in via generalizzata, dell’incarico di dirigente generale (…) a tutti i dirigenti regionali, indipendentemente dalla fascia di appartenenza …”.

In pratica, come abbiamo già accennato, il Tar non ha dato ragione alla dottoressa Monterosso, ma ha solo detto che Salvo Taormina e Alessandra Russo, in quanto dirigenti di terza fascia, non possono aspirare a ricoprire i ruoli di dirigenti generali e segretario generale. E, quindi, non possono presentare ricorso.

La vicenda è controversa. Il Tar interpreta alla lettera la legge regionale n. 10 del 2000 e interpreta in modo restrittivo la legge regionale n. 20 del 2003.

Ricordiamo che la legge n. 10 del 2000 ha promosso, in una notte, circa 2 mila dirigenti. Istituendo – caso unico in Italia – la terza fascia dirigenziale. Con l’impegno che l’Amministrazione regionale avrebbe dovuto bandire i concorsi per consentire il passaggio di questi dirigenti di terza fascia nella seconda fascia: cosa, questa, che non è mai avvenuta.

“Questa Associazione – prosegue il comunicato del Dirsi – ha più volte rivendicato il diritto all’eliminazione dell’anomalia rappresentata dall’esistenza nella Regione siciliana della terza fascia dirigenziale, chiedendone il superamento e l’istituzione, come da oggi nello Stato, di una unica fascia dirigenziale. La sentenza del Tar, letta come una vittoria e legittimazione dell’attuale segretario generale, vuole artatamente dimostrare che i dirigenti di terza fascia vanno considerati come figure dimezzate, in barba alle garanzie stabilite dalle leggi regionali n. 10/2000 e 20/2003, e trascurando anche diversi giudicati del Tribunale del Lavoro di Palermo e Messina che hanno invece correttamente riconosciute le complete funzioni dirigenziali agli appartenenti alla III fascia a partire dal loro primo ingresso nell’Amministrazione regionale”.

Il DIRSI ha ragione. Vediamo il perché. Nei primi anni del 2000 il Governo regionale dell’epoca ha cominciato ad attingere dalla terza fascia dirigenziale nominando questi dirigenti di terza fascia dirigenti generali. E’ il caso, ad esempio, di Salvo Taormina – uno dei pochi dirigenti ad essere entrato alla Regione con un concorso per dirigenti – che ha anche ricoperto la carica di segretario generale, oggi ricoperta dalla dottoressa Patrizia Monterosso.

In quegli anni avrebbe dovuto essere l’Amministrazione a bandire i concorsi per far passare i dirigenti dalle terza alla seconda fascia. Ma così non è stato. Tanti dirigenti di terza fascia sono stati nominati dirigenti generali.

Noi siamo stati testimoni di quegli anni. E, in proposito, non ricordiamo interventi del Tar o del Cga (Consiglio di giustizia amministrativa, in Sicilia organo di appello del Tar: una sorta di Consiglio di Stato regionale). E non ricordiamo interventi della Corte dei Conti. Ricordiamo, invece, sentenze dei Tribunali del lavoro di Palermo e di Messina – come giustamente ricorda il DIRSI – che hanno riconosciuto le funzioni dirigenziali ad alcuni dirigenti di terza fascia.

Qualche settimana fa è arrivato il pronunciamento del Tar. Che ha smentito quanto sancito da altri organi di Giustizia.

La cosa, a noi, ci ha stupito. Perché se il Cga dovesse confermare la sentenza del Tar si aprirebbe un terremoto. Dovrebbero essere contestate le nomine di tutti i dirigenti generali presi dalla terza fascia. E si aprirebbe un contenzioso alla Corte dei Conti: perché, a questo punto, qualcuno dovrebbe spiegare perché, violando la legge regionale n. 10 del 2000, non sono stati mai banditi i concorsi per far passare i dirigenti della terza fascia in seconda fascia!

Insomma un gran ‘casino’ giuridico, che metterebbe in difficoltà anche i Tribunali del lavoro di Palermo e di Messina che, come già ricordato, hanno riconosciuto le funzioni dirigenziali ai dirigenti di terza fascia!

“Questa Associazione nonostante tutto – conclude il comunicato del DIRSI – crede ancora che ‘Ci sarà pure un giudice a Berlino!’, che la legge pone regole a garanzia di tutti e che occorre che ciascuno, rispettato nella autonomia del proprio ruolo, faccia al meglio il proprio dovere con rigore e spirito di servizio. Sono stati e sono di esempio per i dirigenti della Regione Siciliana Filippo Basile e Giovanni Bonsignore, uccisi perché compivano il loro dovere”.

Segnaliamo, infine, un’assurdità tipica di una Regione siciliana che, in materia di incarichi dirigenziali, è ‘schizofrenica’.

Mentre a chi ha vinto un concorso per dirigente si impedisce di accedere al ruolo di dirigente generale, succede che personale transitato alla Regione da uffici ‘scogniti’ senza né arte né parte è stato inserito d’ufficio nella seconda fascia e – in alcuni casi – è stato nominato dirigente generale!

Tutto questo è allucinante, perché chi è entrato in Regione superando un concorso difficile oggi fa ancora parte della terza fascia. Mentre chi è entrato in certi enti ‘scogniti’ Dio sa solo come, oggi si ritrova nella seconda fascia della Regione e, addirittura!, dirigente generale! Il tutto senza avere mai superato un concorso!

Insomma…


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