Arrivato in Italia per una vacanza con suo cugino non è più andato via. In città dice di conoscere tutti e che tutti lo conoscono. Ormai ha passato più tempo in Sicilia che in Tunisia e, anche se da cittadino italiano adesso potrebbe andare ovunque, non ha intenzione di muoversi
Ma cu tu fici fari, ecco la Palermo vista dagli altri Mounir, il re del kebab: «Tutti mi vogliono bene»
Solo carne di tacchino fresca, marinata e cotta sulla piastra. Niente schifezze precotte e salse pronte. Mounir è tunisino ed è il re del kebab. A Palermo chi conosce il centro storico, conosce Mounir. Impossibile non averci mangiato almeno una volta. La gastronomia da asporto è un posto spartano ma Mounir sa accoglierti come un principe arabo fa con gli ospiti nella sua regia. Su tutto l’eterno canto del Muezzin sparato 24 ore su 24 da un vecchio televisore.
«Non so se c’è qualcuno che può pensare che io sia un integralista islamico -precisa- solo perché ascolto il canto della Mecca non significa che sono disposto ad accettare o comprendere quello che certe persone che dicono di essere musulmane fanno nel nome di Dio. Quelli non sono né uomini, né musulmani, sono dei violenti dittatori e basta. Se fossi un’integralista islamico non potrei neanche parlarti in questo momento, figuriamoci».
Mounir è arrivato qui più di trent’anni fa per una vacanza da fare insieme a un cugino. Sarebbero dovuti rientrare in Tunisia dopo poco tempo e invece non è più andato via. Da qualche anno è anche cittadino italiano ma è Palermo la città in cui ha scelto di vivere.
«Ormai mi sento palermitano, sono tornato in Tunisia pochissime volte in trent’anni. A conti fatti ho vissuto più qui che in Tunisia. Quello è sempre il luogo in cui sono nato ma qui ho incontrato persone meravigliose che mi hanno accolto e fatto sentire benvoluto. Ormai la mia vita è qui. Il mio ristorante è frequentato quasi soltanto da palermitani, qua mi conoscono tutti e tutti mi rispettano e penso che mi vogliono bene».
Ed effettivamente la mezz’oretta trascorsa con lui è continuamente intervallata da «ciao gioia» e «caro mio, come stai, tutt’apposto?». Mounir saluta tutti e conosce tutti quelli che passano dalla stretta via dove si trova il suo ristorante, in via Giovanni da Procida, una delle traverse di via Roma che si ricongiunge con la via Calderai.
«Dal primo momento in cui sono arrivato qui mi sono sentito subito accolto e ben voluto – prosegue Mounir- ho incontrato persone che mi hanno voluto moltissimo bene. Il mio primo datore di lavoro mi trattava come un figlio, poi dopo tanti anni ho deciso di aprire un’attività mia e ho trovato questo posto. Qui faccio ricette che sono tunisine ma metto anche tanto di mio. Gli antipasti sono tutte mie creazioni e poi kebab. A Palermo tutti amano il mio kebab perché è diverso da quelli industriali che puoi mangiare ovunque».
Dopo aver acquisito la cittadinanza italiana Mounir potrebbe andare ovunque eppure non ci pensa proprio ad andare via. «Qui ci sono tutti i miei amici, i miei clienti, le persone che mi vogliono bene, la mia attività va bene: perché dovrei andare altrove?». E se gli chiedi se si è mai sentito un immigrato lui ti dice che non ha mai sofferto questo pregiudizio.
«Ho scelto di vivere qui perché la gente in genere non è razzista e perché i palermitani sono molto generosi. Conosco persone che hanno posizioni assurde sull’immigrazione e atteggiamenti razzisti sui social ma poi quando vengono a mangiare qui da me si calmano. Forse mangiare cose differenti dalla tua cultura ti avvicina agli altri e ti fa diventare più tollerante. E poi Palermo è davvero una città bellissima, non sembra neanche Europa. È qualcosa di più bello dell’Europa».