Il leader dei grillini siciliani guarda già al prossimo obiettivo: la poltrona di palazzo delle Aquile. «Noi partiamo dalle idee. Chi lo sa, magari in queste ore si sta avvicinando al Movimento il prossimo primo cittadino». L'attacco a Crocetta sul recente accordo con lo Stato: «Presentato come un fatto storico, si è rivelato un mutuo»
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«Se dovessi dare un consiglio a Crocetta, sarebbe quello di non continuare a umiliare la sua storia e di fare un passo indietro. A Leoluca Orlando, invece, suggerirei di ascoltare di più la sua gente. Le soluzioni a volte vivono lì, tra le bancarelle del pesce o a un tavolino durante l’aperitivo». Ne è convinto Giancarlo Cancelleri, leader dei Cinque Stelle siciliani, che dopo avere sbancato alle ultime amministrative, adesso puntano dritto verso palazzo d’Orleans.
«Siamo convinti da tempo di essere pronti a governare, ci fa piacere che si convincano sempre di più le persone, in ragione del fatto che la gente premia la politica fatta dai cittadini per i cittadini e soprattutto senza compromesso, che ci ha portato dove siamo oggi. Soltanto senza compromesso si eliminano le storture che non fanno crescere la Sicilia».
Ma prima c’è lo scoglio Palermo 2017. E lì la strada è meno spianata.
«A noi le sfide in salita piacciono. Palermo è il capoluogo di Regione, è una città splendida e difficile da amministrare. Un buon risultato su Palermo potrebbe fare da volano verso le regionali, insomma dobbiamo impegnarci tantissimo».
Avete già fatto partire i gruppi di lavoro per scrivere il programma partecipato.
«Noi facciamo sempre le cose al contrario, non ci sediamo a tavolino per decidere i candidati e parlare di poltrone. Noi partiamo dalle idee, che sono la parte in cui serve il contributo dei cittadini per cercare di scrivere insieme il programma. Chi lo sa, magari in queste ore si sta avvicinando al Movimento il prossimo sindaco di Palermo».
Quindi non sarà Trizzino, come i più maliziosi bisbigliano?
«Sono assolutamente voci di corridoio, senza contare che non potrebbe. Abbiamo un mandato dagli elettori, da portare avanti fino alla fine, e quando si voterà a Palermo, Gianpiero sarà ancora deputato regionale».
Cosa cambierebbe a palazzo d’Orleans, se diventasse a Cinque stelle?
«Cambierebbe il rapporto con la gente. La più grande lamentela che raccolgo, che diventa paradossalmente un complimento a noi, è data dalla difficoltà di parlare coi deputati, con gli assessori, figurarsi col presidente della Regione. La gente non deve essere tenuta fuori dal Palazzo. Tutti promettono palazzi di vetro, all’insegna della trasparenza, in campagna elettorale. Il problema è che poi dimenticano di metterci la porta».
Insomma, il vostro non sarebbe un palazzo di vetro.
«L’idea che abbiamo noi è di un palazzo che si regga su buone fondamenta e costruito da solidi mattoni, ma con finestre e porte per far uscire il puzzo del compromesso morale. Qualcuno potrebbe obiettare che sia una promessa da poco, ma credo che sia il primo cambiamento da fare, la politica deve dimostrare coi fatti. Io sono cresciuto con due genitori capaci di tantissimi sacrifici: la politica deve comportarsi così e rinunciare ai privilegi della casta. Una presidenza a Cinque stelle sarà quella in cui il governatore farà sacrifici su se stesso, mettendosi nelle condizioni di chiedere sacrifici agli altri politici, ai dirigenti regionali, delle Asp, delle partecipate».
Una critica che viene mossa da più fronti è quella di un’opposizione non particolarmente rigida.
«Chi pensa che siamo un’opposizione morbida, dimentica che siamo l’unica opposizione a Crocetta, abbiamo presentato tre mozioni sfiducia, abbiamo fatto tantissimo, abbiamo scoperto l’ultimo sberleffo, quello che è stato presentato come un fatto storico e che invece si è rivelato un mutuo da 900 milioni contratto con lo Stato, mentre per la seconda trance da 500 milioni sono state imposte alla Sicilia tantissime privazioni. Se non è questa l’opposizione… Ci hanno criticato per RipartImpresa, ma quello non è un accordo tra le parti, è semplicemente buonsenso».
La Sicilia è considerata la roccaforte del Movimento. Eppure più di una situazione sembra esservi sfuggita di mano, come a Gela con Messinese.
« A Gela è successo quello che capita a tutte le forze politiche, almeno una volta: avere differenti vedute coi propri sindaci. Di solito i partiti preferiscono la poltrona al rispetto dei programmi. Noi abbiamo scelto il rispetto per il voto della gente, dopo svariati tentativi di dialogo. Ma quello non è Movimento 5 Stelle e andava detto».
E poi c’è il caso Bagheria. Anche lì di errori se ne sono fatti.
«Errori ne commettiamo tutti, la situazione relativa alla casa del padre del sindaco era già in via di sanatoria, mentre l’assessore ha scelto di fare un passo indietro. In una Sicilia che conta oltre 400mila edifici abusivi, non è inusuale che un ragazzo possa vivere in una casa costruita abusivamente dai genitori».