Passati 12 mesi la situazione è tutt'altro che risolta. Dieci famiglie sono ospitate da parenti e amici e il bonus famiglia è stato un flop. In mezzo il contenzioso con la ditta dei lavori della metropolitana e il nodo della mancata richiesta di contributi alla Protezione civile
L’odissea dei residenti del palazzo crollato in via Castromarino Annunciato un ristoro entro gennaio. «Vittime dell’inefficienza»
«Vittime delle inefficienze di un appalto pubblico, vivi per miracolo e abbandonati dalle istituzioni». Si sentono così gli ex inquilini del palazzo parzialmente crollato a gennaio dello scorso anno al civico 11 di via Castromarino, proprio dove insistono i lavori della tratta della metropolitana Stesicoro-Palestro. Dodici mesi trascorsi alla ricerca di una casa tra le promesse del Comune di Catania e gli affitti da pagare. Tutto praticamente in piena pandemia. Per le cinquanta persone rimaste senza un tetto è stato un calvario. Di aiuti economici ne sono arrivati pochi e il senso di frustrazione non fa che aumentare. Da maggio solo alcune famiglie hanno ricevuto il bonus famiglia. «Non solo – commenta a MeridioNews Oriana Pappalardo Calareso, una dei cinquanta residenti sfollati dopo il crollo -, a dispetto dei 250 euro promessi, sono arrivate solo due mensilità di 200 euro e senza causale, con la conseguenza che non sappiamo a quale periodo si riferiscono». Adesso, però, la storia potrebbe giungere a una svolta.
Complice il servizio di Striscia la Notizia, l’amministrazione comunale ha deliberato l’erogazione di un contributo di tremila euro alle famiglie rimaste senza abitazione. «Un provvedimento necessario, ma tardivo», incalza Pappalardo. «Non sappiamo ancora nulla in merito alle modalità di erogazione – prosegue – l’unica certezza che abbiamo è che quello non è un posto dove fare passare la metropolitana». In attesa che i dubbi sulle modalità di erogazione vengano risolti, le famiglie sfollate si barcamenano come possono. Cinque nuclei familiari sono in affitto in altre abitazioni e solo a una famiglia è stata assegnata una casa dai Servizi sociali, anche se ottanta giorni dopo i fatti. Le altre dieci sono temporaneamente ospitate da amici e parenti. Nel frattempo gli oneri economici, tra nuovi affitti e vecchi mutui, continuano a gravare sulle spalle degli sfollati. «Ho già speso 1.800 euro di canoni di locazione e in questi giorni devo pagare altri 350 euro», sottolinea Pappalardo.
«Il buono famiglia – ammette l’assessore ai servizi sociali Giuseppe Lombardo a MeridioNews -, si è rivelata una misura non idonea al caso concreto perché solo tre famiglie hanno avuto accesso al beneficio». Adesso l’attesa è per l’erogazione del contributo di tremila euro. «Lo daremo a tutte le famiglie entro il mese di gennaio – continua Lombardo -, al netto delle somme già ricevute da chi ha beneficiato del bonus famiglia». Ma c’è chi, come la deputata regionale Ars Gianina Ciancio, si chiede perché l’amministrazione comunale non abbia provveduto a richiedere i fondi necessari alla Protezione civile, così come è stato fatto in casi analoghi. Il riferimento è al crollo del palazzo al centro storico di Caltagirone, per il quale il Comune calatino ha ottenuto circa un milione di euro da parte della Regione Siciliana.
«Fino a quando non si concluderanno le indagini e non si individueranno le responsabilità – replica l’assessore alla Protezione civile Alessandro Porto al nostro giornale – non possiamo attivare alcuna procedura, né tanto meno possiamo richiedere un contributo alla Protezione civile regionale». Sul punto il direttore regionale della Protezione civile Salvatore Cocina non ammette ragioni. «Possiamo intervenire in caso di calamità naturale e dissesto idrogeologico – chiosa Cocina a MeridioNews -, anche in presenza di incidenti dovuti a grandi opere pubbliche ma non in questo caso perché, per il momento e fino alla conclusione delle indagini, non ci sono gli estremi». Per il neodirettore si tratta del crollo di un palazzo «che ha rilevanza solo da un punto di vista locale e che non è di nostra competenza, ma – ammette – la situazione è abbastanza ingarbugliata».
Intanto gli interventi di messa in sicurezza del cantiere, autorizzati a maggio dalla procura, sembrano essere stati avviati. «Li completeremo tra due mesi – assicura il direttore di Fce Salvatore Fiore alla nostra testata – aspettiamo l’approvazione del Genio civile per chiudere la cavità che si è creata e ripristinare la sicurezza del fabbricato». Sul futuro degli immobili invece, di cui a febbraio si era ipotizzata la demolizione, Fiore non si sbilancia. «È in corso un contenzioso tra i proprietari e la ditta appaltante – spiega il dirigente Fce – e nessuno si può avventurare in valutazioni perché è una bega tra privati». Che però «deriva dalle inefficienze di lavori pubblici che dovevano essere eseguiti in tutt’altro modo», replicano i residenti. Le sorti di quel che resta della palazzina, dunque, sono appese ai risvolti del contenzioso tra la Cmc di Ravenna – la ditta esecutrice dei lavori -, e gli ex inquilini. I cui dettagli, per Cmc, «devono rimanere assolutamente riservati», dichiara il manager Nino Pulejo a MeridioNews.