L'immobile di viale Bummacaro è stato sequestrato e gli inquilini hanno ricevuto il decreto che intima di lasciarlo entro 15 giorni. L'assessore regionale Marco Falcone si è detto disponibile a incontrare le forze dell'ordine ma ancora è tutto da definire
Lo sfratto per le famiglie di poliziotti abusive a Librino «Cortocircuito della Regione dopo legge in Finanziaria»
Una sentenza del tribunale di Catania ha disposto il sequestro degli immobili al numero civico 3 di viale Bummacaro, nel quartiere Librino. Il decreto è già stato notificato dalla Regione Siciliana alle famiglie delle forze dell’ordine (per lo più in pensione) che lo abitano in maniera abusiva, loro malgrado. Una diffida ufficiale era già stata recapitata agli inquilini pochi giorni prima di Natale dello scorso anno. Una storia che va avanti da anni tra ritardi, sentenze non applicate e soprattutto paradossi.
Costruito nel 1985 con lo stanziamento di un fondo di cento miliardi di lire nell’ambito di una legge per la costruzione di immobili da edificare in luoghi strategici e da assegnare alle forze dell’ordine impegnate nella lotta contro la mafia, l’immobile è stato consegnato due anni dopo alle famiglie dalla Regione. La controversia nasce nel 2010 quando la ditta che ha costruito il palazzo – la Fasano costruzioni srl – cita in giudizio la Regione chiedendo la risoluzione del contratto e la restituzione dell’immobile. È con una sentenza del 2013 che la Regione perde la proprietà del palazzo (dal valore di circa tre milioni di euro) per non avere pagato all’azienda l’ultima rata da circa 450mila euro (circa il 15 per cento dell’importo totale). Una sentenza che, però, non è mai stata applicata. Intanto gli inquilini, che prima pagavano l’affitto alla Regione, si sono ritrovati a non avere una controparte a cui corrispondere il denaro e sono diventati occupanti abusivi.
Adesso, nella legge Finanziaria 2020 era stato previsto lo stanziamento di fondi da destinare all’acquisto di immobili per garantire una casa alle famiglie delle forze dell’ordine. A fermare tutto, però, è arrivata la sentenza con un’ordinanza di sequestro che intima agli inquilini di lasciare gli alloggi entro 15 giorni. «C’è stata una mancanza di comunicazione tra pubblica amministrazione e politica – lamenta a MeridioNews Dario Gulisano, il responsabile delle Politiche abitative della Cgil di Catania, che da anni segue da vicino la vicenda – Dopo la norma salva-famiglia si è creato una sorta di cortocircuito». Adesso, l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone si è detto disponibile a incontrare le famiglie sfrattate. Ma è ancora tutto da definire.