Da Tuccio D’Urso a Renato Costa e Carmelo Iacobello. Sala piena, a Catania, per l’incontro dal titolo Il diritto alla salute dei siciliani. Medici, infermieri, direttori, docenti universitari. Ad ascoltare ci sono tutti o quasi. Sulle sedie un libretto di novantasei pagine con in copertina il logo della Regione Siciliana e la dicitura Quattro anni alla Regione – il Governo che parla coi fatti. Apertura dell’appuntamento a cura del giornalista Massimiliano Cavaleri che loda i risultati raggiunti nel territorio per la Sanità e precisa: «Non è un’iniziativa istituzionale ma politica». Applausi scroscianti dopo il video che ha riassunto quanto realizzato. «Questa è un’iniziativa – ha detto l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza – doverosa. Un ringraziamento lo rivolgo al presidente Nello Musumeci e a al candidato Renato Schifani che in questi anni è stato accanto al nostro governo».
Tanta commozione e soddisfazione, nelle sue parole. «Abbiamo cercato – ha aggiunto – di seguire tre direttrici: le risorse umane, la pianificazione e gli investimenti. Sul capitale umano dobbiamo essere molto orgogliosi. Siamo tra le prime Regioni per stabilizzazioni. Oltre 17mila persone assunte a tempo indeterminato». Rimane il nodo della carenza dei medici. Per questo Razza cita l’avvio, come intervento per fare fronte a questa mancanza, della quarta facoltà di Medicina in Sicilia all’Università Kore di Enna. «Sono molto contento – ha affermato Razza – che uno dei miei ultimi provvedimenti riguardi proprio la rete oncologica regionale». Lungo l’elenco di opere e di interventi effettuati. Tra i traguardi citati anche la riduzione della spesa per le prestazioni sanitarie fuori dalla regione. Un riferimento anche alla Veterinaria e l’annuncio di nuove 400 assunzioni. «Da parte delle opposizioni – ha sottolineato – e di alcuni organi di disinformazione ci sono stati riferimenti alla gestione dell’emergenza pandemica per attaccare».
I temi sono quelli legati alle vicende sui posti letto e sugli investimenti. «Capita poche volte – ha detto Renato Schifani, candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra – di essere emozionato. Le esperienze mi hanno insegnato l’autocontrollo. Avvertivo su di me una grande responsabilità». Le storie nei ricordi, sono quelle dei caduti di Nassiriya. «Non avrei mai accettato – ha evidenziato ritornando a parlare della candidatura – questo incarico senza la consapevolezza della condivisione interiore di Musumeci. Io governerò nel segno della continuità. La mia giunta dovrà essere composta da assessori competenti. I tuttologi non ci saranno. Ai partiti chiederò una rosa di nomi – ha aggiunto Schifano – e saranno rappresentati in base al consenso registrato. Nella Sanità, per i direttori, cercherò di scegliere il meglio oltre quanto può essere dichiarato nei curricula. I nuovi, perché un cambio è necessario, dovranno avere esperienza».
Conclusione affidata all’uscente presidente Nello Musumeci: «Schifani è una garanzia. Lo dico anche ai miei amici delusi per l’atto di banditismo subito». Tono polemico, non tanto velato, nei confronti della stampa. «Io ho voluto – ha tuonato – due concorsi per giornalisti. Nessuno ha commentato il mio silenzio davanti a ciò che veniva detto nei miei confronti. Non ho risposto agli insulti perché avrei perso di stile. Per un anno sono stato insultato e non ho mai replicato. Concludo questa esperienza da presidente con orgoglio. Non ho mai fatto ricorso al mercato nero all’Assemblea regionale siciliana nonostante le assenze dovute a raffreddori o mal di pancia. Abbiamo trovato – ha concluso Musumeci – una montagna di macerie, gente demotivata e abituata ad avere un padrino».
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