Quartieri e vie rivivono grazie alla studentessa Desirè Di Liberto. Un modo per ridare bellezza e riqualificare le aree urbane degradate, ma allo stesso tempo affrontare il tema dell’emigrazione. E per l'utimo lavoro - un agricoltore con una falce d'oro - lancia un appello: «Cerco qualcuno che mi metta a disposizione un muro»
Licata, quattro murales per una tesi di laurea L’artista: «Racconto emigrati lontano dalla città»
Quattro graffiti per raccontare il dramma dell’emigrazione a Licata. È questo il progetto di tesi di laurea della studentessa licatese Desirè Di Liberto, iscritta alla facoltà di disegno industriale dell’Università di Palermo. «Si tratta – spiega Desirè a Meridionews – di una scenografia itinerante lungo quartieri e vie di Licata. In comune accordo con il professore, abbiamo pensato di sviluppare la tematica dell’emigrazione attraverso quattro tappe per raccontare l’esodo di molti concittadini costretti a partire alla ricerca di un futuro migliore». La città dell’Agrigentino, infatti, vanta un triste primato. Secondo i dati dell’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), Licata è tra i comuni siciliani che si sono spopolati maggiormente negli anni con 16.236 espatriati all’estero rispetto agli attuali 37.407 residenti.
Ventiseienne con la passione per la pittura, Desirè comincia a dipingere, da autodidatta, all’età di 13 anni. «Per i disegni su carta, invece, disegno praticamente da piccolissima. Già a due anni – racconta – mi dicono i miei che facevo disegnini sensati». Sotto le sue pennellate, forme e colori si materializzano. Le immagini prendono vita tra i quartieri popolari della sua città. Il primo murale della serie Scenografia itinerante a Licata si intitola U scrusciu du mari. Realizzato in via Capitano Bonsignore, nel cuore della Marina, porta l’osservatore dentro i sentimenti di nostalgia e solitudine vissuti dagli emigrati licatesi distanti dalla loro terra. «La lontananza dal proprio mare, l’emblema della loro terra natale – commenta – è metaforicamente rappresentata da una bambina che tenta di ascoltare il rumore del mare attraverso una conchiglia ma non ci riesce».
La famiglia, l’amore, il legame di ciascun emigrato alla terra madre è il tema di Radici, il secondo murale. Sorto nei pressi dell’antico quartiere di San Paolo, «simbolo del primo agglomerato urbano di Licata», rappresenta «un’alba come a ricordarci che proprio qui tutto ha avuto origine e l’abbraccio di una terra che gli apparterrà per sempre». Soggetto della terza opera dal titolo Partenza è un dente di leone, allegoria della città, ritratto nell’atto di disperdere i suoi semi al vento insieme a tanti lavoratori licatesi. «Proprio come i semi del dente di leone, questa gente andrà a fiorire lontano, costruendo altrove il proprio futuro. Nel linguaggio dei fiori – precisa – il dente di leone è legato all’idea del distacco, del viaggio, al ricordo di un bel passato e, quindi, alla speranza di un futuro roseo. Il luogo scelto per la sua realizzazione non a caso è la stazione, metafora di partenza».
Per dar vita all’ultimo graffito, però, l’artista ha lanciato un appello sul web. La sua speranza è di riuscire a trovare un muro in tempi brevi. «Cerco qualcuno – posta su Facebook – che possa mettermi a disposizione un muro esterno in zona Fontanelle o via Palma, più vicino possibile alla palestra con la piscina, per realizzare un murale col disegno del contadino. Tutte le spese dei colori saranno a mio carico. Ho solo bisogno – aggiunge – di un muro con un proprietario che sia felice di ricevere questo regalo». Il graffito, anticipa, «raffigurerà un agricoltore con una falce d’oro, emblema del consumismo, che taglia via i frutti della terra, lasciando attorno a sé terra bruciata. Sarà un invito a riflettere sulla crisi agricola che si è innescata nella metà del secolo scorso a Licata e ha contribuito allo svuotamento della città».
Nella realizzazione del progetto, la giovane writer confessa di essersi ispirata a Banksy e Silvio Benedetto. «Del primo – dice – ho colto lo stile figurativo semplice e immediato. Del secondo, invece, l’idea. L’artista italo-argentino Silvio Benedetto è stato il primo a trapiantare in Sicilia i percorsi di murales. Nella vicina Campobello di Licata, ha realizzato il Parco della Divina Commedia, o Valle delle pietre dipinte, attraverso un itinerario di 110 monoliti di travertino su cui ha dipinto scene della Divina Commedia».
E i residenti come hanno accolto l’iniziativa? «C’è chi si complimenta e chi si sofferma ad ammirarli. In tanti, soprattutto gli anziani, apprezzano l’idea di ridare bellezza e rivalutare luoghi abbandonati. Lo scopo è riqualificare le zone urbane trascurate, ma al tempo stesso affrontare la tematica dell’emigrazione licatese che mi sta tanto a cuore».