Nel 2006 il settore Urbanistica dà un'autorizzazione che non prevede alcun pagamento per Iniziative Immobiliari srl, spiegando la decisione con l'interesse pubblico. Cinque anni dopo, l'allora sindaco ottiene dalla Regione la possibilità di rivedere quella scelta. Da allora, però, nulla è cambiato. La denuncia di A Testa Alta
Licata, il porto realizzato senza oneri di concessione «Comune ne ha diritto, ma un dirigente blocca l’iter»
Dopo la sfiducia ad Angelo Cambiano, il sindaco antiabusivismo del Comune di Licata, sul tavolo della commissaria straordinaria Mariagrazia Brandara tra i primi dossier da esaminare ci sarà quello riguardante il porto turistico. Una partita aperta che l’associazione antimafia A Testa Alta solleva dal 2006 e che, nonostante l’avvicendarsi di due giunte e altrettante gestioni commissariali, continua a non vedere l’epilogo. «Undici anni fa il Comune ha regalato un’area pubblica a un privato, esentandolo dal pagamento degli oneri di concessione», racconta Antonino Catania, avvocato e presidente dell’associazione. «Si tratta di sei milioni di euro. Con il pretesto della realizzazione del porto e quindi di un presunto interesse collettivo – continua – in quell’area sono stati costruiti un centro commerciale e residenze, che sono state cedute o vengono offerte in affitto. Potrebbe esserci un danno erariale nei confronti del Comune, e quindi dei cittadini contribuenti».
Nel corso degli anni, la vicenda ha visto guerre interne tra dirigenti pubblici, rimpalli di responsabilità tra Comune e Regione, ricorsi ai tribunali. Ed è sintetizzata in una diffida di 66 pagine, depositata alla Procura di Agrigento e alla Corte dei conti. A essere state chiamate in causa sono state anche le Procure di Palermo e Roma, con la richiesta di accertamenti su eventuali inadempienze su quanto prescritto nella verifica di impatto ambientale (Via).
Tutto ha inizio nell’ottobre 2006, quando il Comune di Licata concede alla società Iniziative Immobiliari srl il permesso per la costruzione di un porto su area demaniale marittima, senza fare pagare loro gli oneri di concessione. La motivazione sta nel fatto che pur trattandosi di un’iniziativa privata ha comunque un interesse pubblico. Il porto in questione è Marina di Cala del Sole, che negli anni attira frotte di facoltosi turisti da ogni parte del mondo. «Con oltre 1.500 posti barca per imbarcazioni fino a 70 metri, in un bacino sicuro e con servizi di eccellenza – si legge sul sito – Marina di Cala del Sole è un sistema integrato tra mare, water-front e territorio circostante: è ricco di aree verdi, pedonali e ciclabili, con eleganti aree commerciali e di intrattenimento, due borghi residenziali, tutto a pochi metri dal centro storico barocco di Licata». Con il porto, il sogno della cittadina agrigentina sembra trasformarsi in realtà: da centro quasi esclusivamente dedito alla pesca a polo di attrazione per le città del comprensorio, da Gela ad Agrigento.
Cinque anni dopo, nel 2011, la giunta guidata dall’allora sindaco Angelo Graci (celebre perché, per un periodo, guidò la città dal confino di Villaggio Mosè, dopo che il tribunale gli aveva inflitto il divieto di dimora per una storia di tangenti) manifesta dubbi sulla legittimità del provvedimento emesso dal dipartimento Urbanistica e chiede un parere all’ufficio legale della Regione: il Comune vuole sapere se Iniziative Immobiliari possa essere tenuta a pagare o meno gli oneri di concessioni, stimati, come detto, intorno a sei milioni di euro. La risposta della Regione è positiva.
Così, con una determina dirigenziale del febbraio 2013, il dipartimento Lavori pubblici del Comune di Licata modifica il provvedimento del 2006, proprio nella parte in cui era prevista la gratuità della concessione. La replica di Iniziative Immobiliari, però, non si fa attendere con la società che ricorre al Tar, perchè il provvedimento arriva «dal dipartimento Lavori pubblici e non dal dipartimento Urbanistica che aveva rilasciato il permesso di costruire». Il Tribunale amministrativo in sede cautelativa dà ragione al Comune di Licata, sostenendo che «appare aver legittimamente esercitato il potere di autotutela in tema di determinazione degli oneri concessori», ma alla fine accoglie il ricorso per un vizio di incompetenza relativa: a modificare la concessione – così come sostenuto dall’impresa – doveva essere infatti il settore Urbanistica.
Il Comune ricorre allora in appello al Consiglio di giustizia amministrativa, ma anche in questo caso viene data ragione a Iniziative Immobiliari. Il Cga dice che «a una prima sommaria valutazione, nella comparazione degli interessi, i prospettati profili di danno per l’appellante appaiono prevalenti rispetto a quelli ai quali è in ipotesi esposta l’amministrazione».
Con l’intento di risolvere la questione a più riprese torna a farsi sentire A Testa Alta. La società suggerisce a Graci e al successivo commissario di rimuovere il dirigente all’Urbanistica Vincenzo Ortega, accusato di rifiutarsi di promulgare l’atto che dovrebbe sancire il pagamento degli oneri, e di nominarne un altro che ratifichi, sanandolo con effetto retroattivo, il provvedimento che il Tar ritiene viziato.
I solleciti giungono fino all’ex sindaco Cambiano che, a marzo 2016, si limita a diffondere una relazione dello stesso Ortega. Una scelta che sorprende Catania e soci. «Noi contestiamo le scelte di un dirigente comunale – commenta il presidente dell’associazione – e il sindaco ci rimanda, senza alcuna argomentazione critica e autonoma, il suo parere? È veramente paradossale». A gennaio, inoltre, A Testa Alta ci riprova chiedendo un confronto ma sia da Cambiano che da Ortega non sarebbe arrivata «nessuna risposta». Questa la storia fino alla recente sfiducia del consiglio comunale, che rischia di lasciare irrisolti nuovamente i giochi. A meno che, si intende, la neocommissaria Brandara non decida di prendere in mano il dossier e dare una svolta.