Stamattina c'erano 150 agenti, anche in assetto antisommossa, per permette di buttare giù gli immobili. Ma non è stato possibile per la resistenza di intere famiglie, anche con mezzi meccanici in mezzo alla strada. «Le abitazioni vanno tutelate», attacca il portavoce degli abusivi. Un anziano accusa un malore. Guarda le foto
Licata, 15 case a mare abusive da abbattere Cariche polizia sui residenti, stop alle ruspe
Momenti di tensione questa mattina a Licata per l’avvio delle procedure di abbattimento di 15 case abusive costruite nella zona balneare di Torre di Gaffe. Tutte le strutture sono colpite da sentenze definitive risalenti a diversi anni fa che, dopo la stipula di una convenzione con la Procura della Repubblica di Agrigento, si sta destinando alla demolizione in seguito, anche, ad un lunghissimo iter burocratico che ha visto gli abusivi ricorrere dinnanzi al Tar senza successo.
Ad attendere gli oltre 150 agenti c’erano i residenti, le loro famiglie e anche altri cittadini licatesi, che hanno composto una barriera umana contro le ruspe, bloccate anche con l’ausilio di alcuni mezzi meccanici posti di traverso sulla carreggiata. Ad aiutare i resistenti, che già due giorni fa avevano occupato anche l’aula consiliare del Comune di Licata, la particolare conformazione delle aree, che non ha agevolato l’attività delle forze dell’ordine, disposte in tenuta antisommossa.
«Siamo in presidio qui da ieri notte – spiega Angelo Curella, presidente del Comitato per la tutela della casa al quale aderiscono molti di coloro che erano proprietari di edifici abusivi poi acquisiti al patrimonio del Comune -. Rimarremo qui, le case vanno tutelate e non demolite. Vogliamo un incontro con prefettura, Procura della Repubblica e ufficio tecnico comunale, anche per capire quali sono i criteri attualmente utilizzati». Il riferimento è al metodo con cui sarebbero state scelti gli edifici da abbattere.
«Ci sono delle case che oggi sono sanate e non capiamo come possano essere abbattute – continua Curella -. A questo punto chiediamo alla politica di porre in discussione la possibilità della creazione di piani di recupero perché queste case sono il frutto di anni di sacrifici. C’è chi abita qui da trenta, trentacinque anni e ora rischia di trovarsi in mezzo a una strada».
Intorno alle 15.30 il reparto mobile della polizia ha operato una carica di allegerimento dei manifestanti senza però ottenere particolari risultati: oltre al muro umano, sono state realizzate vere e proprie barricate con l’utilizzo di auto e altri mezzi. La situazione resta tesa, è ormai sempre meno probabile che si riesca a demolire la prima casa inserita nel cronoprogramma individuato dal Comune e dalla Procura della Repubblica.