Giovanni Cavallaro, Francesco Magrì, Giuseppe Montegrande, Giovanni Privitera, Danilo Scordino e Filippo Scordino sono stati fermati in via cautelare dai carabinieri del comando di Catania. Il provvedimento emana dalle dichiarazioni del collaboratore Fabrizio Nizza, che ha permesso di ricostruire un giro di estorsioni e di armi. L'udienza di convalida è attesa tra pochi giorni
Librino, sei fermi per associazione mafiosa Scaturiti dalle dichiarazioni del boss Nizza
Associazione di tipo mafioso, estorsione ed usura aggravata in concorso e detenzione illegale di armi. Sono queste le accuse con le quali i carabinieri del comando provinciale di Catania hanno arrestato a Librino Giovanni Cavallaro, 42 anni, Francesco Magrì di 43 anni, Giuseppe Montegrande di 47, Giovanni Privitera di 39, Danilo Scordino di 26 anni e Filippo Scordino di 25. Il fermo per indiziato delitto dei sei è stato emesso dalla direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Catania, e scaturisce dall’attività investigativa sviluppata immediatamente dopo il sequestro di un arsenale oltre 40 armi tra pistole, fucili e mitragliatrici operato il 20 settembre 2014, nel popolare quartiere della periferia sud del capoluogo etneo.
Le indagini svolte dai carabinieri hanno permesso di fare luce sui nuovi scenari della mappatura mafiosa nel capoluogo etneo. In particolare le nuove dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Fabrizio Nizza, affiliato a Cosa Nostra e vertice dell’omonimo gruppo Nizza che ha storicamente il suo centro nella cosiddetta fossa dei leoni di viale Grimaldi a Librino, sono state valutate insieme a quelle rese dal suo luogotenente Davide Seminara, e hanno consentito di acquisire importanti elementi probatori in ordine alla disponibilità delle armi da parte di alcuni indagati. I carabinieri hanno anche ricostruito l’attività estorsiva ed usuraia posta in essere nei confronti di un imprenditore catanese il quale, dopo essere malmenato brutalmente, è stato costretto per saldare parte dei suoi debiti a cedere delle proprietà immobiliari.
Il concreto pericolo che i soggetti potessero darsi alla fuga, la potenza di fuoco del gruppo, come dimostrato dalle armi da guerra sequestrate dai carabinieri ed il rischio che le minacce di morte potessero essere portate a compimento nei confronti dell’imprenditore, hanno indotto i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catania ad emettere il provvedimento di fermo. Gli arrestati sono stati rinchiusi nel carcere di Catania Bicocca in attesa dell’udienza di convalida che ci sarà nei prossimi giorni.