Un comizio con due piazze. Da una parte, sotto al piccolo palco, una trentina di sostenitori del candidato sindaco di Catania Maurizio Caserta. Più lontani, affacciati alla balaustra di un bar, gruppi di passaggio più o meno indifferenti. Il candidato della lista civica, docente ordinario di Economia, ha scelto Librino per il suo comizio di domenica mattina, in una piazza dell’Elefante che in realtà somiglia più a uno slargo incastrato tra palazzoni e grandi viali. «Buongiorno Catania, perché anche questa è Catania», esordisce il candidato, che conosce bene il quartiere per la sua attività di volontariato al doposcuola del centro Talità Kum.
Nemmeno il tempo di iniziare e parte subito una voce di opposizione: «Voto Stancanelli!», urla un uomo seduto su un motorino a pochi passi dal palco. «Bravo! Se è un voto libero, sono contento», ribatte immediatamente e senza alcun cenno di scherno il candidato. Gran parte del suo breve intervento batte proprio sul tema della compravendita dei voti. «Se mi portano la spesa, mangio per un giorno. Ma gli altri?», chiede. «La spesa di ogni giorno si chiama lavoro. E non nasce per miracolo. Io mi accontenterei di una prospettiva piuttosto che di 50 euro». «Vota delinquenza!», si sente da un altro punto imprecisato della piazzetta. Una soluzione liquidata da Caserta come «vita di merda». «Vuoi la stessa vita per i tuoi figli? Adesso ce la fai, hai i soldi, puoi permetterti la moto. Ma continuerai così fino a 60 anni?», chiede il docente. «Se ci arriva!», puntualizza un sostenitore. «Se volete, sono pronto a essere fischiato. Ma io sono qui – dice l’aspirante primo cittadino – Gli altri no. Forse sono nei saloni degli alberghi a fare accordi. Noi siamo esposti».
Tranne queste due interruzioni il comizio va avanti spedito. Pochi e precisi i temi toccati da Maurizio Caserta: servizi, buon governo, lavoro. Tutte – sostiene il candidato sindaco – soluzioni ai numerosi problemi che attanagliano il quartiere e Catania. «Una città funziona se ci sono tutte queste cose». Ma la platea più attenta, quella più vicina fisicamente a lui, è in gran parte formata da persone che hanno avuto difficoltà a trovare la piazzetta. Gli abitanti di Librino rimangono affacciati ai balconi dei palazzoni che circondano questa sorta di parcheggio o restano all’ombra della terrazza di un bar.
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