Il 31 agosto la biblioteca sociale autogestita chiuderà le porte del piccolo e colorato locale di via Verginelle, dove per nove anni si sono susseguite numerose attività ed eventi socio-culturali, gestiti dal basso e senza scopo di lucro. «Con pochi volontari e nessun finanziamento è impossibile continuare», spiegano i soci, che però rassicurano: «Chiude la sede ma non l'associazione». E salutano i cittadini con una festa
Libreria Mangiacarte, chiude la storica sede I soci: «Una scelta sofferta ma necessaria»
«Siamo un po’ stanche. Visto il mancato ricambio generazionale e la carenza di fondi, abbiamo deciso di cambiare e di ricominciare in un altro modo. Perciò continueremo a sostenere l’idea ma non lo spazio». Lo spazio di cui parla Nadia, socia dell’associazione di promozione sociale Mangiacarte, è la storica sede di via Verginelle della libreria sociale che dal 2005 è spazio aperto ad iniziative ed eventi culturali ideati dal basso e senza scopo di lucro. Dal 31 agosto chiuderà le porte, ma i soci assicurano chi, negli ultimi nove anni, ha assistito a incontri, concerti, mostre, cineforum, laboratori creativi, lezioni di lingua straniera, pranzi e cene sociali, nel piccolo e colorato locale della stradina del centro storico etneo, che continueranno ad operare. «Forse in forma itinerante, forse in una nuova sede», dicono, e invitano tutti alla festa di chiusura che si terrà il 31 dalle 19 a mezzanotte lungo la via.
Le ragioni che hanno portato alla decisione di chiudere la sede sono molteplici. Ai problemi da sempre esistiti con il vicinato, che non ha mai gradito che la viuzza da residenziale diventasse luogo di attività culturali e di incontro, si sono aggiunte le difficoltà di continuare con sempre meno volontari e nessun tipo di supporto finanziario da parte delle istituzioni. «Con i vicini – racconta Nadia – abbiamo sempre cercato di dialogare e siamo andati incontro alle richieste di limitare rumori, musica – o anche solo la possibilità che qualcuno si fermasse fuori la sede a parlare di sera – cambiando gli orari delle nostre attività, concentrandole nel pomeriggio, ma non è bastato. Non abbiamo avuto mai grosse tensioni – continua – ma la loro costanza ci ha costretti a smettere di organizzare eventi più importanti o con bambini per esempio, e questo ha influito nella decisione di allontanarci dalla sede, precaria, bisognosa di altri lavori, ma che è stata fondamentale per creare la nostra associazione indipendente».
Negli anni, pur avendo sempre più seguito di pubblico, è diminuito l’apporto dei soci attivi. «Il socio è diventato un cliente e ciò ha reso la gestione più complicata – dice Nadia – Soprattutto è andato sempre più diminuendo l’ingresso di soci giovani e studenti. Nel frattempo quelli del gruppo aperto originario sono cresciuti, costretti a lasciare la città per lavoro o a dividersi tra i vari lavori e quindi con meno tempo e possibilità di continuare a portare avanti le attività in modo gratuito e basandosi sul volontariato».
La Mangiacarte si è sempre autosostenuta e le entrate sono bastate al massimo a coprire i costi di gestione delle attività e della sede. «La festa di chiusura servirà anche a cercare di coprire gli ultimi mille euro di spese», afferma Nadia. «Per noi è sempre stato fondamentale essere completamente indipendenti, ma la realtà è che date le spese da affrontare, si fa prima a non fare nulla ed è molto triste. Per questo ultimamente abbiamo interpellato il Comune sulla questione finanziamenti e a proposito della sede piccola, affittata, in zona residenziale, un problema che accomuna molte associazioni catanesi». Hanno mandato diverse lettere, ma non hanno ancora ricevuto risposte. «Abbiamo anche chiesto ironicamente il patrocinio del Comune per la festa di chiusura, ma per il momento è una comunicazione unidirezionale», racconta Nadia.
Su come continueranno le attività non ci sono ancora idee precise. «Al momento pensiamo in forma itinerante, e lavoreremo per mantenere viva la biblioteca e il suo patrimonio di libri, che è una realtà in sé e pretesto per altre attività culturali», dice Nadia. Di sicuro si penserà a una nuova sede solo se si avrà il sostegno delle istituzioni. «Una sede privata comporta un’idea imprenditoriale orientata al profitto e noi abbiamo sempre avuto una logica diversa», spiega la socia della Mangiacarte. «C’è da lavorare sul Comune e il pubblico che devono capire che siamo patrimonio della città – afferma – e lo dimostra che lo spazio aperto della libreria è stato terreno fertile per tante altre realtà culturali che oggi hanno vita propria in città, e che contribuiscono a trasformarla. La Mangiacarte ha messo insieme tanti gruppi e idee, che si sono evoluti e forse per questo è diventata obsoleta. Perciò abbiamo deciso di cambiare».
In divenire è anche il programma della festa. «Di solito abbiamo un tema particolare dal quale partire – spiega Nadia – questa volta il tema siamo noi, quindi abbiamo lanciato un appello a tutti i soci che in questi anni hanno collaborato e in base alle risposte stileremo il programma. Insomma, vogliamo che chi è passato dalla Mangiacarte ci ricordi come è stato in questi nove anni. Sarà una kermesse delle arti ed esperienze che sono passati dalla nostra sede in via Verginelle».