Un workshop sull'editoria indipendente e sul software che la supporta: è l'iniziativa, tenutasi al Gapa, dell'associazione Lavori in Corso. Ne abbiamo parlato con uno dei formatori, l'esperto di software e giornalista Lucio Tomarchio
Libero il software, libera la stampa
Si è concluso lo scorso 13 Marzo il workshop “Libera stampa in libero software” organizzato dall’associazione “Lavori in corso” e dal GNU/Linux user group di Catania al centro G.A.P.A. di via Cordai. Il workshop, durato due giorni, ha curato l’informazione su temi informatici, come l’utilizzo dei software open source da utilizzare nei progetti editoriali indipendenti. Un software open source è un programma che, per esplicita volontà dei programmatori, può essere utilizzato, condiviso, studiato e addirittura modificato liberamente dall’utenza, attraverso una licenza d’uso; fra i software più diffusi di questa categoria, Open Office, VLC, Gimp e Firefox. Si è iniziato a parlare di software libero negli anni Ottanta, col programmatore statunitense Richard M. Stallman, che per primo fornì una definizione di software libero, basata su quattro livelli di libertà (esecuzione senza vincoli, studio, redistribuzione, possibilità di apportare miglioramenti).
Il senso del corso “Libero software in libera stampa” è proprio quello di insegnare l’utilizzo di questi programmi per realizzare informazione dal basso: conoscere i rudimenti del sistema operativo Linux, modificare le immagini attraverso Gimp, gestire siti web attraverso WordPress si rivela dunque indispensabile per realizzare un’informazione libera, utilizzando mezzi propri e a portata di tutti. D’altro canto non mancano nemmeno degli illustri precedenti, nel campo dell’informazione indipendente catanese: durante il workshop si è infatti parlato dell’esperienza di “Ucuntu” con l’utilizzo innovativo di Open Office Writer e del caso di «esperienza editoriale tecno-politica» di “Casablanca” la cui direttrice, Graziella Proto, nel 2006 affermava orgogliosamente di aver realizzato il progetto editoriale appoggiandosi esclusivamente al software libero.
Abbiamo parlato dell’esperienza del workshop con uno dei formatori, Lucio Tomarchio, esperto di informatica e direttore di Girodivite.
Proviamo a tirare le somme di questo workshop: c’è stata una risposta positiva, in termini di partecipazione? Qual è stato il target degli iscritti?
«Direi che la risposta è stata positiva. Abbiamo avuto venti iscritti, un buon risultato se si considera il tipo di argomento; e poi gli spazi sono quelli che sono, onestamente non avremmo saputo dove collocare un eventuale ventunesimo. In generale gli iscritti sono tutti individui interessati al mondo del giornalismo, dal foto-giornalista di quarant’anni allo studente di Scienze della Comunicazione; è interessante vedere come vi sia molta gente interessata a questo argomento a prescindere dall’età. Hanno fra l’altro deciso spontaneamente di installare Linux come nuovo sistema operativo per poterlo utilizzare anche dopo il corso, mentre negli anni passati la cosa era molto più frustrante: dovevamo addirittura pregare le persone per convincerle ad installarlo».
Esistono delle limitazioni nell’utilizzo di software liberi per i principianti o per chi proviene da sistemi operativi e programmi diversi? Poniamo l’esempio di Word messo a confronto con Open Office.
«Non bisogna confondere l’abitudine con la capacità: Open Office non è per nulla limitato, rispetto a Word. Bisogna semplicemente sapere come utilizzarlo, dove andare a cliccare, senz’altro studiarci un po’ sopra».
Si è parlato anche della filosofia del software libero…
«Il free software è bello perché è libero, e può anche essere – ma non necessariamente – anche gratuito. Sono concetti leggermente diversi, libero e gratuito: lo stesso autore del GPL (General Public License, la licenza per il software libero più famosa, nda) diceva che noi italiani eravamo fortunati perché possedevamo questi due termini diversi. Noi ci fidiamo di questi software e quindi decidiamo di usarli, perché non ci sono trucchetti di sorta; si tratta poi della scelta di aderire ad un modello cooperativo, di usufruire di un programma realizzato da tante persone e condiviso liberamente. Insomma, è anche una scelta politica. Non è affatto retorico dire che da questo corso siamo usciti tutti arricchiti, veramente».